Nella dialettica “scienza e politica”, mentre i momenti della tesi (autoreferenzialità degli scienziati) e dell’antitesi (invadenza dei politici nella ricerca) sono molto forti, risulta molto debole il momento della sintesi.
Nell’articolo “Dr. Butler, il nuovo ‘caso Baltimore'”,apparso su Il Riformista del 12 settembre, Anna Meldolesi attraverso tre casi esemplari, illustra come la politica, per i più svariati motivi (lotta al bioterrorismo, esigenze della sicurezza nazionale, moralizzazione del sistema scienza), non solo cerca di condizionare la libertà di ricerca, ma tenta anche di conculcare i diritti civili degli scienziati.
Da Galileo ad Oppenheimer, due casi che, per la loro esemplarità, hanno meritato l’attenzione della moderna drammaturgia (vedi “Galileo” di Brecht e “L’America contro Julius Robert Oppenheimer” di Heinar Kippardt) la storia – secondo Anna Meldolesi – ci insegna che:
‘La voglia della politica di entrare nei laboratori può prendere strade inconsuete, anche quella della caccia alle streghe’.
L’articolo della Meldolesi trae spunto dal caso del dr. Butler:
‘accusato di aver portato campioni di peste dalla Tanzania senza rispettare alla lettera le normative Usa e di non aver saputo rendere conto della sorte di alcune provette, si trova intrappolato anche in una rete di accuse minori come la tempistica della sua denuncia dei redditi’.
Su come, poi, la sindrome del bioterrorismo, dopo l’11 settembre, abbia inciso sul dibattito sulla libertà di ricerca, si veda l’articolo di Pietro Greco “La paura del terrorismo ucciderà la libera scienza?” apparso su l’Unità del 16 settembre 2002.
Non si tratta, però, solo di una conseguenza dell’11 settembre; scrive infatti la Meldolesi:
‘Liquidare la vicenda come se fosse soltanto il frutto avvelenato di un’America repubblicana che dopo lo shock ha perso il senso della misura sarebbe un errore’.
Ed infatti nell’articolo de Il Riformista si cita poi il caso Wen Ho Lee e quello del premio Nobel David Baltimore. Se la vicenda del fisico di origine formosana può essere inquadrata nel timore che importanti segreti militari possano essere trasmessi a un paese non amico (si può definire come la sindrome Bruno Pontecorvo), la lunga traversia di David Baltimore, accusato di frode per un articolo sulla rivista Cell, rientra più propriamente nella casistica di quando i “politici” si pongono di fronte alla ricerca scientifica non per esercitare una legittima azione di governance, bensì – come si legge nell’articolo della Meldolesi- piuttosto per:
‘la smania […] di vestirsi da fraud busters per dimostrare una tesi […], quella secondo cui soltanto un giro di vite nei rapporti tra scienza e politica poteva ripulire la comunità scientifica dai troppi ricercatori imbroglioni che agivano indisturbati’.
Per quanto riguarda le accuse a Butler si veda:
- sul sito del Dipartimento di giustizia americano: “Texas tech professor charged in 15-count federal indictment;
- sul sito del Dipartimento di epidemiologia dell’Università di California Los Angeles (UCLA) è possibile leggere l’articolo “Tech professor pleads innocent in plague case“;
- sul sito “The Scientist” all’item Plague researcher charged with new crimes Government è possibile ad alcuni degli esiti processuali della vicenda;
- infine, dal sito dell’UCLA si può, inoltre, accedere ad un item sul bioterrorismo.
Per la vicenda Wen Ho Lee rimando al sito wenholeeorg .
Per David Baltimore si veda sul sito Encyclopædia Britannica Baltimore, David