‘Io distinguo la scienza dalla tecnica. Oggi i problemi morali non nascono dalla scienza ma dalla tecnologia, perché la scienza scopre, e quindi essa ha a che fare con la verità, per cui non ci può essere contrasto tra la verità e il bene, cioè l’etica. In questo senso la ricerca scientifica deve essere libera, non può mai avere limiti. Viceversa la tecnologia non scopre ma inventa, cioè introduce il possibile, il quale può essere a favore o contro l’uomo. Inoltre la logica che è alla base della tecnologia non è la verità ma la potenza’.
Questo passo è stato tratto da una intervista da Francesco Bellino, direttore del Dipartimento di Bioetica dell’Università di Bari, rilasciata a Mary Sellani della Gazzetta del Mezzogiorno il 16 aprile “Far bene la scienza è anche fare la scienza del bene” in occasione della pubblicazione del testo di V. R. Potter (1911-2001), “Perspectives in Bio Biology and Medicine’, nel quale è stato utilizzato per la prima volta il termina bioetica.
Prendendo spunto dall’affermazione di Potter che ‘l’umanità ha bisogno urgentemente di una nuova saggezza che fornisca la “conoscenza di come utilizzare la conoscenza”‘, Bellino più che affrontare i temi canonici della bioetica, fecondazione assistitita, eutanasia, impiego delle cellule staminali e così via, sofferma la sua riflessione sui problemi etici posti dalla crescita della scienza nel mondo d’oggi.
‘E’ sbagliato credere che ogni crescita sia sempre positiva, anche la crescita va sottoposta a criteri di valutazione etica. Un criterio che dovrebbe valere altresì per la conoscenza poiché siamo immersi in un eccesso di conoscenze specialistiche, tanto che non sappiamo più distinguere le conoscenze che ci servono davvero per vivere’.