(Rassegna stampa sull’incontro a Roma con Enzensberger il 7 marzo scorso, organizzato dalla rivista Reset e dal Goethe Institut)
L’uso, e l’abuso, del termine bioetica nella cronaca quotidiana ci ha quasi fatto dimenticare che la bioetica è la realizzazione di un progetto culturale in cui diverse discipline di derivazione umanistica, la filosofia, l’etica, la religione, la politica si confrontano con quelle scoperte delle scienze della vita che più mettono in discussione modi di pensiero e di vita consolidati.
Dobbiamo perciò essere grati alla rivista Reset e al Goethe Institut per aver promosso il 7 marzo un convegno, significativamente intitolato “L’umanità di fronte alle promesse delle biotecnologie. Le scelte della scienza e della società tra speranze, utopie e rischi”. Il convegno, attraverso la partecipazione di relatori di diversa estrazione culturale e disciplinare (dai bioeticisti Giovanni Berlinguer e Francesco d’Agostino al saggista e poeta Hans Magnus Enzensberger, dal cardinale Karl Lehmann, presidente della Conferenza episcopale tedesca, e dal neurobiologo Edoardo Boncinelli, fino al vicepresidente della Convenzione europea, Giuliano Amato), ha dibattuto, a partire dai progressi della genetica e delle biotecnologie, sul senso della vita e sul futuro di un’umanità che ha scoperto il segreto della vita ed è in grado di riprodurlo.
Su Il Foglio del 13 marzo, a cura di Marina Valensise è stato pubblicato, con il titolo, forse non del tutto appropriato, “Bioetica, ma senza dogmi” un ampio resoconto del convegno.
Rimandando, per il sunto o dei singoli interventi, all’articolo citato, in questa presentazione si vuole sottolineare quegli aspetti del convegno che più di altri hanno affrontato il tema della ricerca scientifica e delle sue connessioni con il futuro dell’uomo.
‘Oggi – ha detto Enzensberger non esistono più governi democratici che professano la rigenerazione dell’uomo, come succedeva nei regimi totalitari del XX secolo. Quest’energia millenaria è passata dall’utopia politica alla scienza della natura. Con la differenza che il progresso della scienza è inarrestabile, oltreché incontrollabile, e l’umanità si trova oggi a doverlo seguire pedissequamente’.
Meno apocalittica la posizione di Giuliano Amato:
‘Se oggi il legame tra scienza e futuro è più saldo è soltanto per effetto dello stesso progresso scientifico che amplifica il nostro bisogno di certezze, spingendoci continuamente a ridurre l’ignoto attorno a noi’.
Per Francesco DÂ’Agostino:
‘E’ la stessa scienza a essere preoccupante, quando identifica ciò che funziona con ciò che è bene per l’uomo e rappresenta una spinosa questione di natura antropologica nella riflessione del teologo’.
Su “Il mattino” del 3 marzo Corrado Ocone intervista Edoardo Boncinelli sulla sua partecipazione al convegno, ”Boncinelli: lasciateci lavorare”. Boncinelli, parte dal presupposto che:
‘La situazione odierna non permette affatto cose tipo la clonazione umana, nonostante che il dibattito in corso sui mass media faccia pensare che sia possibile. E’ solo possibile curare alcune malattie ereditarie ed effettuare qualche trapianto utilizzando cellule staminali: ad esempio quelli della pelle e della cornea. Tra dieci anni lÂ’ambito dei trapianti probabilmente aumenterà, anche se, come diceva con una freddura il fisico Niels Bohr, la previsione è sempre difficile quando riguarda il futuro!’.
In conseguenza di questo presupposto, si contrappone decisamente al catastrofismo alla Enzensberger:
‘E’ un dibattito confuso e superficiale, in cui si parla a vanvera e si ragiona su problemi che non si conoscono. E poi cÂ’è il fatto che in Italia, ma ahimè anche sempre più nel mondo intero, le questioni serie diventano questioni di tifo sportivo: o di qua o di là, o per la Roma o per la Lazio’.
Sul sito di Caffè Europa è poi possibile leggere una intervista del direttore di Reset, Giancarlo Bosetti a H. M. Enzensberger “Enzensberger accusa: Golpisti in laboratorio” e un articolo di Corrado Ocone “Boncinelli, Lehmann e Amato rispondono“.
Al centro del pensiero di Enzensberger vi è la necessità di uscire dallo “specialismo” e di “pensare generale”, per affermare le ragioni non di un singolo gruppo, ma del potere democratico:
‘Certe scienze giovani sono troppo euforiche e pericolose per essere lasciate agli scienziati. […] la scienza si offre come alternativa, capace di risolvere i problemi, soprattutto una parte della scienza: la biologia, le biotecnologie, la scienza dei computer, l’intelligenza artificiale. Hanno soluzioni per tutto: eliminazione di malattie, longevità, magari anche l’immortalità. Le nanotecnologie promettono anche di risolvere tutti i problemi ecologici. […] In un sistema politico come il nostro ci sono Parlamenti, governi, leggi e un metodo che deve essere rispettato. In Germania da cinque anni c’è un enorme dibattito sulla cellule staminali e sull’uso degli embrioni, e ci sono ricercatori importanti, non ciarlatani né pazzi, che hanno detto che di fronte a un no, si sarebbero trasferiti in altri paesi dove questo tipo di ricerca fosse possibile’.
A sua volta lÂ’articolo di Ocone, dopo un ampio resoconto della relazione di Enzensberger, riporta un breve sunto degli interventi degli altri relatori.