‘Una innovazione funziona in un particolare sistema, difficilmente o non sempre ha una sua vita e una sua penetrazione autonoma in un altro, il che implica la necessità di adattare le innovazioni alla cultura che ne usufruisce o di potenziare le capacità e le culture locali anziché stravolgerle attraverso innovazioni che possono dissestare un sistema culturale troppo diverso’.
Con questa proposizione termina l’articolo di Alberto Oliverio su Il Messaggero del 23 marzo “Questa scienza ”onnipotente” che crea anche insicurezza”.
Al centro della riflessione di Oliverio vi è che:
‘LÂ’ottica con cui bisogna considerare i sistemi complessi non coincide con la somma delle loro parti e che man mano che aumenta il livello di controllo esercitato da scienza e tecnologia aumenta anche il livello di incertezza e di rischio potenziale. […] La nostra conoscenza di un sistema naturale è imperfetta e che i sistemi complessi … non sono né completamente conoscibili né prevedibili con i tradizionali strumenti di analisi. [….] Molte azioni umane hanno conseguenze imprevedibili sulla natura. [….] Sarebbero perciò le conseguenze involontarie delle azioni volontarie, cioè le ricadute impreviste del controllo tecnologico, a limitare la validità dellÂ’approccio scientifico ‘oltre un certo livello’, anche se è tuttÂ’altro che facile stabilire quale sia il livello oltre il quale il controllo comporta rischi e ricadute conseguenze negative. Ad esempio, una medicina che salva la vita di un malato ha anche effetti negativi, legati alla sua tossicità o ad altri effetti secondari, a breve o a lunga durata: come stabilire quali sono i limiti del suo impiego?’.
Nato a Catania nel 1938, Alberto Oliverio è docente di Psicobiologia presso la facoltà di Scienze Biologiche dell’Università La Sapienza di Roma (Dipartimento di Biologia genetica e molecolare “Charles Darwin”) e Direttore dell’Istituto di Psicobiologia e Psicofarmacologia del Cnr di Roma.
Dopo essersi laureato, nel 1962 ha iniziato ha occuparsi di biologia del comportamento ed è stato impegnato in numerosi studi di ricerca nazionali ed internazionale. Ha lavorato presso il Kavolinska Institute di Stoccolma dal 1964 al 1965 e presso l’UCCLA School of Medicine and Brian Research Insititute di Los Angeles dal 1965 al 1967.
In quegli stessi anni ha fatto ricerca presso l’Università di Sassari e poco dopo è stato ospitato, in qualità di visiting scientist, presso l’Università del Visconsis. Nel 1971 è stato Direttore di ricerca presso l’Istituto di Psicobiologia e Psicofarmacologia CnR di Roma.
Nel 1973 ha ottenuto la docenza in Psicologia animale, presso la facoltà di Psicologia dell’Università di Roma, come Professore associato. Fa parte del comitato editoriale di numerose riviste scientifiche e collabora al “Corriere della Sera” ed al “Messaggero”. E’ autore di circa trecento pubblicazioni scientifiche e numerosi saggi sia didattici che divulgativi.