Quinta intervista della seconda stagione di interviste di Gabriele Giacomini dopo quella già fortunata messa online tra il 2017 e il 2018 e sfociata nel bel libro “Potere Digitale. Come internet sta cambiando la sfera pubblica e la democrazia” edito da Meltemi.
L’obiettivo di questa “seconda stagione” di interviste è, in primo luogo, analizzare le principali sfide alla cittadinanza poste dalla diffusione pervasiva delle ICT e in secondo luogo, individuare le diverse proposte teoriche e pratiche avanzate da filosofi, giuristi, politologi, nonché le azioni fattuali che sono state messe in campo da istituzioni private, amministrazioni locali e governi statali per la promozione di una cittadinanza digitale autonoma e consapevole, che porti all’elaborazione di un habeas mentem adeguato alle sfide presenti e future di una comunità politica (nel senso di polis) sempre più innervata dalle tecnologie dell’informazione e della comunicazione. (NdR)
(Sotto il video e il podcast, si trovano la sintesi e l’elenco delle domande.)
Marina Calloni è professoressa ordinaria di Filosofia Politica e Sociale presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca. Si è occupata in particolar modo di teoria politica, difesa dei diritti umani, questioni di genere, spesso con un approccio multidisciplinare. Ha insegnato e tenuto conferenze in molte città nel mondo e ha lavorato con Jürgen Habermas presso l’Università di Francoforte. All’attività scientifica affianca un intenso impegno nell’ambito delle istituzioni. In particolare, nel 2020 è stata nominata dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte membro del “Comitato di esperti in materia economica e sociale”, presieduto da Vittorio Colao.
Il potere, come segnalano autori come Arendt o Habermas, non è da intendersi soltanto come violenza fisica, ma anche come potere comunicativo su cui si basano le deliberazioni. Foucault aveva mostrato come il potere si insinua non solo nei corpi, ma anche nelle menti; Bourdieu ha proposto il concetto di “violenza simbolica”, la quale può impedire lo sviluppo delle capacità umane per come le ha intese Sen. È lecito chiedersi, quindi, come Internet può cambiare il potere in generale e la democrazia in particolare.
Internet ha sicuramente ampliato lo spazio sociale, in termini sia positivi sia negativi. Lo schema non è nuovo: in passato, la radiotrasmissione è stata utilizzata dalla propaganda nazi-fascista ma ha anche ospitato “Radio Londra”. Anche le tecnologie digitali possono essere utilizzate per scopi diversi, assumendo un ruolo ambivalente. Si pensi alla sfera pubblica radicale delle donne, centrale per la giustizia sociale e i diritti umani: Internet permette di sostenere la mobilitazione transnazionale del femminismo. Al tempo stesso, tuttavia, sulla Rete viaggiano linguaggi d’odio, porn revenge, bullismo.
Più in generale, da un lato, le tecnologie digitali ed Internet contribuiscono a risolvere problemi (in tempo di pandemia possono contribuire a proteggere la salute pubblica), oppure favoriscono la mobilitazione su temi come l’ecologia o i femminicidi. Dall’altro lato, possono indurre negli individui preferenze a fini commerciali (come ha spiegato Zuboff), ma anche a fini politici e propagandistici (si pensi al recente “assalto” di Capitol Hill da parte dei sostenitori di Trump, o al fenomeno di QAnon). Menzogna, ipocrisia, inganno e autoinganno, grazie alle potenzialità del digitale, possono essere facilmente strumentalizzati dal potere. Le questioni che dobbiamo porci sono, dunque: chi gestisce queste tecnologie? Con quali fini?
Per trarre il meglio da Internet, seguendo Rodotà, bisognerebbe costituzionalizzare i diritti associati al suo utilizzo. È importante regolamentare lo spazio digitale in relazione ai principi costituzionali (libertà, rispetto), prevedendo sanzioni in caso di abuso. Inoltre, si dovrebbe riconoscere che tutti abbiamo il diritto ad accedere alle informazioni (problema rilevante negli stati autoritari), oppure puntando ad un’educazione per tutti, che richiede agli insegnanti lo sforzo di innovare i metodi di fare lezione. Non a caso la digitalizzazione è stato uno dei tre assi del rapporto del “Comitato di esperti in materia economica e sociale” presieduto da Vittorio Colao. Sapere utilizzare le tecnologie in maniera critica e consapevole è importante per rinnovare la democrazia, costruendo deliberazioni dal basso che premono per essere riconosciute dalle istituzioni, ed evitando i malintesi e le scorciatoie del populismo.
Queste le domande poste nell’intervista:
1. min. 01:47 – Come cambia, secondo Lei, la natura del potere con l’avvento di Internet? Quali sono le novità più rilevanti?
2. min. 07:21 – Che ne pensa del ruolo politico delle grandi company digitali? Sono un pericolo o una risorsa per la democrazia?
3. min. 12:30 – Come si può difendere l’opinione pubblica dalla manipolazione online? I luoghi delle discussioni pubbliche non sono più soltanto i caffè e i circoli (presi, ad esempio, come riferimento da Habermas), ma gli studi televisivi e sempre di più le piattaforme su Internet. Posto che, come ha teorizzato Habermas, la partecipazione democratica necessita di meccanismi “virtuosi”, come è possibile promuovere il più possibile le capacità razionali e critiche dei cittadini? Si pensi, anche, all’attuale dibattito sulle fake news.
4. min. 20:27 – Lei è un riferimento per gli studi sul femminismo. Ha pubblicato numerosi testi, ad esempio sull’interruzione di gravidanza, sulla violenza domestica, sulle donne migranti; ha curato diverse voci per l’Enciclopedia delle donne. Quali sono le criticità della Rete rispetto alle questioni di genere?
5. min. 29:05 – Nel 2020 ha fatto parte della “task force Colao”, comitato di esperti in materia economica e sociale che si è occupato di redigere il documento “Iniziative per il rilancio – Italia 2020-2022”. “Digitale” è una parola molto ricorrente nel piano. A Suo parere, come il digitale può dare un contributo allo sviluppo sociale e politico del Paese (ad esempio per quanto riguarda il rapporto fra cittadini e stato italiano)?
6. min. 35:35 – Ultime due domande, più generali. I “diritti digitali” di cui si discute da alcuni anni sono molti: oblio, identità digitale, accesso, anonimato, partecipazione, disconnessione eccetera. Quale è il diritto più importante nella società digitale, secondo Lei?
7. min. 40:32 – Nel dibattito pubblico si parla spesso di crisi della democrazia. Ci sono tante sollecitazioni, alcune delle quali sono connesse alla rivoluzione digitale (si pensi, ad esempio all’utopia della democrazia diretta digitale). In che direzione sta andando la democrazia rappresentativa?
———————