Il 26 febbraio 2016, presso la sede di Assolombarda a Milano, si è tenuta la presentazione del nuovo libro dell’immunologo Alberto Mantovani, direttore scientifico di Humanitas e professore di Patologia generale presso la Humanitas University. Introdotto da Luca Carra di Scienza in Rete, l’incontro ha visto la partecipazione di Rino Rappuoli, responsabile dei programmi di ricerca della divisione vaccini di GSK.
A partire dal lavoro di Mantovani, dal titolo Immunità e vaccini. Perché è giusto proteggere la salute nostra e dei nostri figli, l’incontro si proponeva di sviscerare, in alcune delle sue più rilevanti sfaccettature, un tema – quello dei vaccini – tanto complesso quanto investito di una rilevanza crescente nel dibattito pubblico contemporaneo.
Tra i temi trattati, tre in particolare sono stati posti dai relatori al centro dell’attenzione.
Una prima questione affrontata ha riguardato l’accessibilità economica dei vaccini, in special modo in contesti, quali quelli dei paesi arretrati e in via di sviluppo, in cui il costo del vaccino costituisce un insuperabile ostacolo ad una sua ampia diffusione tra larghe fasce della popolazione.
A fronte di tale rilevante problematica, definita da Rappuoli un “fallimento del mercato”, le soluzioni messe in campo, di cui è stata data testimonianza diretta dai partecipanti all’incontro, vertono per lo più su interventi di tipo volontaristico, che spaziano dall’istituzione di partenariati pubblico-privati internazionali quali GAVI (Global Alliance for Vaccines and Immunization) al contributo della grande filantropia, quale, ad esempio, la Bill & Melinda Gates Foundation. Nonostante i progressi compiuti negli ultimi anni nell’ampliare l’accesso ai vaccini, tali interventi sono tuttavia lungi dal rappresentare una soluzione di tipo sistematico, e in quanto tali non sono in grado di affrontare alla radice un problema dall’urgenza quanto mai impellente.
Il secondo tema affrontato durante l’evento ha trattato la questione dell’innovazione e dello sviluppo tecnologico relativo ai vaccini. Nelle parole di Rappuoli, «con il supporto delle nuove tecnologie, mi aspetto che nei prossimi vent’anni ci potranno essere nuovi significativi progressi nello sviluppo dei vaccini terapeutici». Tra i recenti esempi di grande successo nell’utilizzo di nuove tecnologie per lo sviluppo dei vaccini, particolare attenzione è stata riservata alla tecnica della reverse vaccinology. Sviluppata da Rappuoli e dalla sua equipe in collaborazione con Craig Venter, pioniere del sequenziamento genomico, la reverse vaccinology ha condotto, nel 2000, alla realizzazione del primo vaccino contro il Meningococco B, il cui sviluppo è stato realizzato non più, come nelle tecniche tradizionali, a partire da un microrganismo cresciuto in vitro, ma per mezzo di tecniche bioinformatiche utilizzanti l’informazione del genoma del microrganismo in silico.
Un terzo rilevante tema affrontato, oggi più che mai di stretta attualità, ha riguardato le crescenti tensioni e polemiche intorno all’utilizzo dei vaccini, ricondotte da Mantovani a diversi fattori. In primo luogo, i vaccini possono considerarsi vittime del loro stesso successo, in quanto, nel debellare malattie un tempo incurabili, operano nello stesso tempo una sorta di rimozione delle stesse nella coscienza collettiva («se oggi non sappiamo più cosa sia la polio, almeno nel mondo avanzato – osserva Mantovani – questo è dovuto ai vaccini, che rappresentano una delle più grandi invenzioni della storia dell’ultimo secolo»). Rimozione che può condurre a un pericoloso abbassamento della guardia. In secondo luogo, l’impiego di vaccini ha risentito della diffusione di informazioni false, di cui il caso Wakefield – dal nome del medico britannico autore di un articolo fraudolento (poi ritrattato) ipotizzante una correlazione tra vaccini e autismo – rappresenta senz’altro l’occorrenza più emblematica. In terzo luogo, sostiene Mantovani, il (mancato) impiego di vaccini risente di una concezione tanto diffusa quanto erronea che – sulla scorta di un noto detto popolare, e di contro a quanto dimostrato dalla ricerca in materia – vede l’insorgenza della malattia come funzionale a un rafforzamento del sistema immunitario. Da ultimo, secondo Mantovani, il mancato impiego di vaccini rispecchia l’assenza sempre più marcata, nelle società occidentali contemporanee, di uno spirito di solidarietà sociale. Come è noto, infatti, la vaccinazione non è un atto unicamente volto a proteggere la salute individuale, ma si configura, anche e soprattutto, come atto funzionale a garantire il preservarsi di quell’immunità di gregge che permette la tutela della collettività, e in special modo dei soggetti in essa più deboli, quali ad esempio pazienti immunodepressi, impossibilitati a vaccinarsi.
Tre sono, dunque, le sfide, che secondo lo stesso Mantovani, i vaccini si trovano a dover affrontare nel mondo contemporaneo: una sfida di comunicazione, una sfida scientifica e una sfida di condivisione. Il fine del libro di Mantovani è anche – e forse soprattutto – quello di affrontare la sfida più grande: sensibilizzare l’opinione pubblica su questa questione così cruciale per il benessere e la salute collettiva.
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(Foto: HPV Vaccination di PAHO/WHO da Flickr)
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