Il progetto Forever prevede la realizzazione di un ritratto di una persona attraverso una copia digitale del suo corpo, della sua voce, delle sue conoscenze e, soprattutto, della sua umanità. Un contratto della durata minima di 50 anni, stipulato con la famiglia, ne permette e ne evita l’obsolescenza migliorandone, anzi, la fedeltà con il passare del tempo.
Un ritratto come si faceva una volta, con l’intento di tramandare la buona memoria del personaggio in questione.
Un sunto, un concentrato delle più avanzate tecniche di ricostruzione 3d, di animazione, di suono digitale e di intelligenza artificiale per la gestione del sapere di un individuo.
Infatti la copia digitale potrà rispondere a domanda in base ad una complessa gestione semantica delle conoscenze della persona ritratta; e lo farà nel modo, con i gesti, l’inflessione, il “calore” che l’originale esprime, con il suo modo di esprimere le emozioni.
L’intenzione infatti, più che creare un clone o un robot digitale, è quella di replicare l’umanità dell’individuo ritratto.
E’ un ritratto dedicato al protrarsi della memoria non con uno sguardo storico, ma con uno sguardo fedele al “come voglio essere ricordato”, ai desiderata del soggetto.
La “replica” percepirà l’ambiente circostante tramite sensori di ogni tipo, sarà fedelissimo nell’aspetto, ma anche nel linguaggio, nei modi di dire, nei gesti, negli accenti, nella sua indole. Userà le conoscenze del soggetto, ma anche dati via via aggiornati sugli accadimenti e lo sviluppo della società circostante, in modo che in un lontano futuro possa dare opinioni su fatti d’attualità usando le proprie esperienze. Socializzerà. Sarà una eternità digitale.
E’ meraviglioso come tutto ciò sappia di fantascienza “qui e ora”, e quanti scenari narrativi possa accendere.
E’ da considerare infatti il presupposto che un tale servizio, almeno per il momento, possa essere rivolto (come era in passato) alle personalità di spicco della società. Coloro che hanno disponibilità economiche, potere, desiderio di rendere memorabile la propria figura e al contempo una famiglia (o una organizzazione) che sia disposta a sostenere il contratto.
E allora cosa potrebbe celarsi nelle conoscenze registrate e organizzate di una persona influente? Segreti che possono essere “sbloccati” solo dicendo una determinata sequenza di parole? Rivelazioni che scaturiranno solo dopo la scomparsa del soggetto ritratto?
Che valore potrebbe avere un dialogo tra uno storico che chiede a una replica di un passato capo di stato di narrargli come effettivamente era andato un incontro importante, la scelta per una svolta…
Perché quel che mi sembra interessante, al di là dell’aspetto consolatorio di un caro che è possibile rivedere (in una definizione sempre maggiore con il passare del tempo, con il migliorarsi delle tecnologie, come un fantasma che diventa sempre più concreto), è l’idea che questa immagine contiene delle conoscenze costruite su esperienze. E una soggettività “sottolineata”. Collegamenti tra elementi di una vita che nel tempo potrebbero produrre concetti e idee in sintonia con la persona che li ha esperiti, ma ai quali neppure lei, in vita, era ancora arrivata ad associare.
Viene in mente Hari Seldon della Trilogia della Galassia di Isaac Asimov, che ciclicamente appariva per dare suggerimenti ai governi su come affrontare una particolare convergenza di eventi.
Ma mentre in Asimov il personaggio appariva perché aveva già compreso tutto il fluire degli eventi per secoli e secoli, qui viene l’idea che invece la copia digitale possa usare le conoscenze registrate e organizzate semanticamente per lo sviluppo di concetti ulteriori.
Allora immaginiamo come l’organizzazione del sapere di una persona che ha vissuto appieno le esperienze politiche di un paese, le dinamiche profonde dell’economia e della finanza, le conoscenze di altri personaggi influenti, possa divenire una preziosa fonte di conoscenza.
Chi scrive è un appassionato di scrittura automatica e macchine per scrivere, ma qui c’è molto di più. Non è l’oracolo che si esprime per associazioni libere tra frasi colte a caso, non è una macchina per il test di Turing, non è neppure il tutore digitale che ti aiuta a scegliere la tariffa di un servizio.
Un tempo c’era un complesso sistema simbolico, un linguaggio, che permetteva di “leggere” nei dipinti molte informazioni in base a piccoli particolari che apparivano sull’abito, nel paesaggio, nella posizione del soggetto rappresentato, ora le informazioni potranno essere richieste al ritratto stesso. La storia raccontata da chi l’ha fatta. A suo modo.
Forever è una startup italiana nata nel 2011 e finanziata da Innovation Factory, l’incubatore di primo miglio di Area Science Park di Trieste.
Qui qualche fotografia dell’evento di presentazione avvenuto il 5 aprile 2013 presso Artmouse a Milano.
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