Tre uomini seduti fianco a fianco. Di fronte hanno tre tavolini con poggiate tre tastiere da computer.
Uno di loro, quello sulla sinistra (Andrea), ha le maniche della camicia rimboccate fin sotto le spalle, quello centrale (Andrew) porta dei guanti di gomma aderenti, quello sulla destra (Andreas) ha guanti di gomma fin sopra i gomiti e le maniche raccolte fin lì.
Alle loro spalle la lingua di una colata di lava avanza lentamente.
Andrew: Pronti?
Andrea e Andreas: …
Andrew: Via!
Si lanciano a scrivere il più velocemente possibile. Ogni tanto le tastiere emettono qualche suono d’errore.
Finiscono quasi insieme: prima Andreas, poi Andrew e infine Andrea, ma le distanze sono quasi impercettibili.
Ansimano.
Andrew: Maledizione!
Andrea: Non ce la farò mai più a battervi
Andreas: Ma no dài…
Andrew: Andreas, sei più veloce e fai meno errori, lo sento anche dai suoni della tastiera.
Andreas: Faccio meno errori, è vero… solo per questo sono più veloce
Andrea si sdraia a terra e alza le gambe poggiandole sulla sedia come per un calo di zuccheri.
Andrew: Dovresti piantarla con quelle pillole.
Andrea: Senza non vi starei mai dietro
Andreas: Ma ti distruggono!
Andrea: Non è vero! E’ che mi stanco di più perché uso solo muscoli!
Andrew: Secondo me sei anche più irascibile.
Andrea: …
Andreas: E’ vero
Andrea: Non è per le pastiglie, è perché perdo.
Il fronte di lava dietro di loro è avanzato fino a lambire le sedie. I tre si alzano e spostano sedie e tavoli un po’ più in avanti. Si risiedono.
Andrea: Pronti?
Andreas e Andrew: …
Andrea: Via!
Si svolge la stessa scena della precedente corsa. Vince Andreas, poi finisce Andrew e subito dopo Andrea.
Andrew: Niente!
Andrea: Niente…
Andreas: Ma scusa, non hai fatto le modifiche alle falangi che ti avevo suggerito?
Andrew: Certo. Ho fatto anche di più… ho un amico esperto in protesi militari che mi ha indicato un paio di materiali elastici che…
Andrea mangia un’altra pillola. Gli altri due lo guardano increduli.
Andrea: E allora? Cosa guardate? Tu soprattutto (ad Andrew) che ti sei fatto sostituire le mani per avere dita artificiali! E tu (ad Andreas) … tu …
Abbassa la testa, tenendosela fra le mani.
Andrea: Scusate… si, ecco… forse ultimamente ho esagerato…
Andrew: Esagerare non è mai stato un difetto per noi… ma ora calmati, altrimenti tutto quel che facciamo non avrà senso
Andreas: Giusto
Andrew: Siamo qui per toccare i confini, no?
Andrea: E’ vero, ma io temo di essere troppo vicino ad averli superati…
Andrew e Andreas: …
Andrea: (ad Andreas) per te la strada è stata sempre in salita, sia come difficoltà… ma anche come successi… a me invece sta crollando tutto… ormai non vedo che sconfitte…
Andrew e Andreas: …
Andrea: (ad Andrew) ma tu… come fai tu? Come hai fatto a trovare il coraggio?
Andrew: Sapevo… e sapevi anche tu… e molto bene, che il nostro amico qui (Andreas) ci avrebbe superato prima o poi… e il mio desiderio estremo, forte come la passione di vivere, è sempre stato esplorare al di là di quelli che appaiono essere i miei limiti…
Andrea: …
Andreas: …
Andrew: …
Andrea si alza ed esce in silenzio.
La lava intanto ha continuato ad avanzare e i due spostano le tre sedie e i tavoli come hanno già fatto.
Andrew: Pronti?
Andreas: …
Andrew: Via!
Si svolge la gara a due. Vince ancora, anche se impercettibilmente, Andreas.
Andrew: Ma perché! Perché?!
Andreas: …
Andrew: (quasi supplicando) Dimmi perché
Andreas: Tu forse non potrai mai comprendere cosa significa da bambini e poi da ragazzi, crescere senza le braccia… io ho passato giornate intere a immaginarmi i movimenti che avrei potuto fare con due braccia, e questi movimenti avevano la velocità del mio pensiero…
Andrew: …
Andreas: Tutto quel che faccio ora, si avvicina appena a quello che ho già immaginato di fare… ogni miglioria alle mie protesi sarà solo un piccolo passo verso il mio pensiero…
Andrew: Invece in me prima arriva il desiderio, poi il pensiero e solo alla fine il movimento… è questo che vuoi dire?
Andreas: Si. Penso sia così.
Andrew: E tu, che mi sei sempre rimasto vicino in questo viaggio… a tutti pare folle…
Andreas: …
Andrew: Tu cosa pensi di me, tu? Ho sbagliato? Ho sbagliato a sacrificare le mie mani per due attrezzi che funzionano meglio?
Andreas: Ti dirò cosa penso di noi…
Andrew: …
Andreas: … siamo due espulsi…
Andrew: …
Andreas: Anzi, siamo tre espulsi, con il nostro amico che… vedrai… non potrà che ritornare
Andrew: Espulsi?
Andreas: Si.
Andrew: …
Andreas: Dalle gare, dalla società, dal normale scorrere delle cose…
Andrew: Ma solo finché resteremo insieme.
Andreas: Certo. Se ci separassimo, io fra chi non ha mai avuto braccia, tu fra gli artisti che modificano il proprio corpo e il nostro amico…
Andrew: Fra i drogati.
Andreas: Al punto in cui è giunto, forse si.
La lava è avanzata ancora, si spostano.
Entra Andrea, ora vigoroso ed eretto, così cambiato nell’energia da sembrare un altro.
Andrea: Eccomi!
Andrew: …
Andreas: Ti aspettavamo! Senza di te è tutto più noioso e si finisce per chiacchierare invece che fare gara.
Andrea: Cambiata linea chimica!
Andrew e Andreas: …
Andrea: Andrà molto meglio, vedrete!
Andrew e Andreas: …
Andrea: Non vi preoccupate! Non vi batterò più! Almeno, non credo proprio che potrà accadere… però ho deciso di continuare per il nostro comune progetto: starò nei miei limiti… e vi farò da riferimento.
Andrew: Mi fa un po’ schifo come discorso…
Andreas: No no, invece io lo trovo fantastico! Quasi da brindare!
Andrea: Eh eh, tu ami troppo vincere, amico! Ma rischi di avere presto delle delusioni!
Andreas: Cosa te lo fa pensare?
Andrea: Ho una persona da presentarvi: anche lui, come noi non può correre a tastiera con gli altri…
Andrew e Andreas: …
Andrea: Ha sei dita per mano
Andrew e Andreas: (sorpresi) Ma! Non vale!
Andrea: (stupefatto) C-come non vale!?
Andrew e Andreas: …
Andrea: …
Andrew: (illuminato da una idea) Esatto, proprio così, non vale!
Andreas: … Ma…
Andrea: …
Andrew: “Non vale!” è quello che ci hanno sempre detto no?
Andreas e Andrea: E’ vero!
Andrew: E quindi… chiamalo! Fa parte di questo gruppo! Non vedo l’ora di fare una corsa!
Andreas e Andrea esultano.
La lava avanza ancora, si spostano in avanti, portano dentro una quarta sedia con un tavolino, dispongono sedie e tavoli due di fronte agli altri due, tenendo la lingua di lava sul loro fianco.
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(commenti modificati il 9 agosto 2007)
Nelle entusiasmanti gare di tastiera citate in questo dialogo, non viene posta la questione di essere senza regole, o di inaugurare una stagione in cui si possa accettare qualunque modo di fare: il pronti-via dovrà esserci sempre come chissà quali altre regole interne che tutti i concorrenti dovranno rispettare. Quello che rende anomali questi atleti è il fatto di correre fra loro, è l’obiettivo che perseguono correndo.
Il motto dei giochi olimpici è Citius, altius, fortius, ovvero “Più veloce, più alto, più forte” cui fa eco la frase “L’importante non è vincere ma partecipare” (De Coubertin).
Se il motto delle olimpiadi è cercare di andare oltre i limiti forse bisognerebbe ridefinire quali limiti?
Di contro, un amico mi ha ricordato una frase milanese buffa, caustica e tarpante: “se mio nonno aveva le ruote, era un tram”
Se si vuole stabilire chi corre più veloce a parità di possibilità, si devono scindere categorie e modalità in modo preciso e non più di tanto spietato. Gli strumenti utilizzati da tutti i corridori devono essere comuni agli stessi: la scarpe di un certo tipo, le tute di un altro, eccetera. Se si utilizzano degli strumenti che si sommano al proprio corpo, allora devono essere comuni a tutti i corridori… se utilizzassi una cuffia con un’elica per correre i cento metri stile libero, dovrei correre con nuotatori con cuffie simili (e la specialità avrebbe un suo preciso nome, che ne so, stile libero cuffiato).
Questo è il mio modesto parere anche sul caso Oscar Pistorius.
Quel che invece mi entusiasma di Pistorius, come di altri grandi atleti che, con sofisticate protesi, cominciano ad attentare ai primati dei normodotati (Stefano Lippi e Aimee Mullins per citarne un paio), è il corto circuito che stanno creando tra sport, visione dell’uomo e rapporto tra esso e la tecnologia, la scienza, l’espressione del suo pensiero. Cioè esattamente quello che le olimpiadi fin dall’origine cercano di esaltare.
Non è più l’epifania dell’uomo perfetto che cerca i propri confini nel superare i propri simili, non è l’agone olimpico greco, il corridore nudo che mostra la propria potenza in una perfetta armonia tra sé e la natura.
Qui i confini sono cambiati, l’uomo stesso è cambiato e si confronta con una natura differente.
L’uomo contemporaneo si sta evolvendo in un modo che “presuppone” l’esistenza delle macchine: le attività quotidiane, lavorative e ludiche, la comunicazione e le relazioni con le persone e con gli oggetti; tutto pare esistere nella tensione di creare sempre migliore continuità tra il corpo fisico dell’uomo (con le sue facoltà) e lo strumento che lo aiuta a migliorare le proprie azioni (e percezioni). Longo parla di Homo Technologicus, anche in questo sito.
Il dialogo è costruito su tre (poi quattro) figure emblematiche e fastidiose, scomode.
Andrea. Che sia per un motivo nobile o sia una frode, che si parli di droga o di integratori alimentari, il doping, oltre che essere “un fenomeno con cui si individua un’infrazione all’etica sia dello sport che della scienza medica” (Wikipedia) potrebbe essere considerato una qualsiasi azione che un atleta può intraprendere (su se stesso) per avvantaggiarsi rispetto ai concorrenti in modo da ledere la parità di partenza.
Andrew. Se si vanno a leggere i manifesti o gli scritti degli artisti che compiono operazioni sul proprio corpo (innesti, deformazioni attraverso chirurgia plastica, eccetera), si nota come queste azioni abbiano a che fare con l’identità. Immaginare una continuità fra l’essere naturale e i suoi strumenti applicati al corpo, indossati o innestati che siano, comporta modificare l’immagine che l’uomo ha di sé e della propria specie.
Si visiti come punto di partenza il sito di Sterlac, vera figura di riferimento in questo movimento.
Andreas. Negli articoli sui quotidiani di questi giorni il caso di Oscar Pistorius ha portato alla luce altri casi simili al suo, con numerose variabili. Un aspetto interessante è che in alcuni articoli si è parlato di capovolgimento delle parti quando i normodotati si trovano in svantaggio rispetto a chi usa delle protesi: avere un corpo completamente “naturale” significa risultare svantaggiati rispetto a chi quel corpo, magari, non lo ha mai avuto. La categoria dei portatori di handicap improvvisamente diventa la categoria fortunata, dominante, dove forza d’animo, conoscenza e possibilità risultano piene di promesse.
L’uomo a sei dita. Quando ero bimbo avevo una compagna di classe con sei dita. Dopo pochi mesi gli venne fatta una operazione e gli furono asportati “i mignoli in più”. Allora mi fece una grande impressione, mi sembrò che gli togliessero una grande fortuna. Sei dita! Quante cose avrebbe potuto fare con quel dito in più! Ero un bimbo, ma chissà.