Lunedì 5 maggio la Fondazione Bassetti ha ospitato nella propria sede milanese, il seminario di Sheila Jasanoff, professore di Science and Technology Studies alla Kennedy School of Government della Harvard University, dedicato alle implicazioni politiche degli immaginari sociali della scienza. Il seminario ha anticipato la lectio magistralis che Sheila Jasanoff ha tenuto il 6 maggio all’Università Statale di Milano intitolata Making the Facts of Life: The Comparative Politics of Bioethics.
Durante il seminario, a cui hanno partecipato ricercatori, giornalisti, imprenditori e uomini politici, sono stati affrontati alcuni dei temi che animano la riflessione della Jasanoff su bioetica e biotecnologie pubblicata in italiano con il titolo Fabbriche della natura (Il Saggiatore, 2008).
Tutte le società fanno uso di narrazioni che spesso si cristallizzano nel tempo come parte immutabile della storia della società che le ha prodotte. Queste narrazioni contengono in sé i diversi modi in cui le società immaginano e costruiscono la realtà. Esse sono il prodotto della società, ma nello stesso tempo hanno la capacità di produrre e rinforzare aspirazioni collettive, compresa quella di un’identità comune.
Il confronto transnazionale e transculturale della storia e delle applicazioni delle biotecnologie operato da Sheila Jasanoff comparando le esperienze statunitensi, inglesi e tedesche consente di vedere come ogni paese costruisca forme di legittimazione dei processi scientifici difficilmente trasferibili in altre culture e società. Questo processo incide naturalmente sull’idea che i cittadini elaborano intorno alle scienze della vita e alle loro applicazioni. In ognuno dei paesi descritti dall’autrice esiste una specifica visione che incide profondamente sulle modalità di ricezione o rielaborazione, rifiuto, accettazione o mediazione rispetto a processi e prodotti biotecnologici. La grande sfida è quindi quella sviluppare la capacità collettiva di decostruire le narrazioni e di riflettere sul ruolo che hanno avuto e hanno nell’orientare la società, soprattutto in situazioni difficili.
L’importanza della decostruzione delle narrazioni sta nel fatto che queste sono potenti strumenti performativi che ingabbiano le società, senza dare agli attori la possibilità di elaborare nuove risposte, e tendono a giustificare pratiche routinarie e prassi consolidate.
Scienza, tecnologia, sistemi etici, giuridici e politici si generano e si sorreggono reciprocamente. Superata l’idea della sua presunta unicità e assoluta autorevolezza, la voce della scienza è oggi una delle molte che devono essere ascoltate per ottenere politiche veramente democratiche e pluraliste.
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