ovvero: il blog di Vittorio Bertolini (pagina personale dell'autore)
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Il Principio di precauzione nella giurisprudenza europea: un principio da prendere con precauzione
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Sul numero di Settembre della rivista Darwin è stato pubblicato l'editoriale Un principio alla sbarra. L'editorialista prendendo spunto dallo studio The Precautionary Principle in the European Union Courts dei ricercatori Gary Marchant e Kenneth Mossman dell'Arizona State University, mette in evidenza come l'applicazione giuridica del Principio di precauzione abbia condotto a risultati inprevisti, se non paradossali. «La statistica mette in evidenza un'applicazione inconsistente e persino controintuitiva, perché i giudici sembrano più inclini a decidere a favore della precauzione proprio nelle sentenze in cui il principio riveste un ruolo secondario». Con la conseguenza che: «i verdetti appaiono piuttosto imprevedibili: mentre il principio di precauzione è stato severamente applicato in qualche contenzioso sugli Ogm, per esempio, è stato interpretato in modo più permissivo nelle decisioni sulla carne bovina a rischio Bse. In qualche caso le corti sono arrivate a conclusioni paradossali perché l'intento precauzionale si è concretizzato in un ribaltamento dei dati scientifici». A giudizio dell'articolista il principio di precauzione risulta, perciò di scarsa applicabilità ed efficacia: «Il problema di fondo è che il principio di precauzione, invece di restare come una sorta di riferimento generale, è andato cristallizzandosi in norma vincolante, trasformandosi da soft law in hard law senza possederne i requisiti. I suoi critici, quindi, possono interpretare i primi dieci anni di attività delle corti europee come una conferma del fatto che si tratta di uno strumento inaffidabile e capriccioso, che non offre criteri oggettivi di valutazione e si presta a essere utilizzato arbitrariamente contro le nuove tecnologie o i nuovi prodotti senza garantire allo stesso tempo una migliore tutela della salute pubblica o dell'ambiente».
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domenica, novembre 13, 2005 |
Sul Principio di precauzione: un articolo di Giuseppe Remuzzi
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L'articolo " Il principio di precauzione" apparso sul Corriere della Sera del 27 ottobre, a firma di Giuseppe Remuzzi precisa che il Principio di precauzione è in realtà più un metodo che un principio: «Lo chiamano principio ma è un metodo: consente di stabilire come controllare i rischi che derivano dall'impiego di prodotti o tecnologie nuove prima che ci siano le prove scientifiche che questi prodotti sono assolutamente sicuri per la salute». L'affermazione "assolutamente sicuri" potrebbe far pensare che Remuzzi sia un integralista del Principio di precauzione, ma proprio il fatto di ritenenere la cautela più che un principio un metodo lo porta a considerare il principio di precauzione come un'attività legata all'incertezza dei dati. «In pratica il principio di precauzione si applica nei casi in cui non ci sono abbastanza dati o i dati a disposizione non consentono di trarre conclusioni definitive (non dimentichiamo che medicina ed epidemiologia funzionano per gradi di probabilità, quasi mai per certezze)». Conseguentemente, Remuzzi prende in considerazione alcuni casi concreti come gli Ogm, la mucca pazza e, da ultimo, l'influenza aviaria. Egli non nasconde però che l'applicazione di un principio cautelativo, per il fatto di toccare interessi, può incontrare anche forti opposizioni: «Certo, tutte le volte che si applica il principio di precauzione si rischia di scontentare qualcuno. E poi c'è un problema di costi. Anche di questo chi decide dovrebbe tener conto. E non è detto che una cosa teoricamente giusta non si debba non fare perché costerebbe troppo. Ma questa è un'altra storia». Un'altra storia, appunto, una storia che non può che vedere come protagonista la responsabilità del decisore politico.
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venerdì, novembre 04, 2005 |
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