Rassegna stampa del sito della Fondazione Bassetti  

ovvero: il blog di Vittorio Bertolini (pagina personale dell'autore)

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 Informazione e società del rischio

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«La gente sente di vivere in un mondo molto più rischioso del passato. La strage di Madrid, o quella di ieri a Baghdad, ed il loro impatto sui media sono l'ultima conferma per l'individuo di questa pericolosità della società contemporanea. Non solo i rischi del terrorismo, però, minano la sua sicurezza. Sempre nuovi fenomeni alimentano le ansie individuali. Nuove malattie come la Sars, truffe finanziarie come Parmalat, nuove tecnologie dagli effetti oscuri come gli ogm o l'elettrosmog insieme ai tradizionali disastri naturali sembrano rendere la vita di oggi simile ad un percorso ad ostacoli seminato di trappole mortali».

Il tema del rischio nella società contemporanea è stato affrontato più di una volta sulle pagine del sito della Fondazione Bassetti; si veda ad esempio l'indagine conoscitiva, condotta in collaborazione con Poster: "Opinione pubblica, biotecnologie e "società del rischio", e il forum nel Percorso intitolato "La società del rischio".
A parere di Riccardo Viale, direttore della Fondazione Rosselli, dal cui articolo "Il rischio calcolato", apparso su La Stampa del 18 marzo è tratto l'incipit di questo item, la paura del rischio, anche se non giustificata razionalmente, «se andiamo a comparare secondo vari indicatori di qualità della vita e di sicurezza la nostra epoca con quelle precedenti» trova le sue ragioni nella psicologia dell'individuo. Scrive infatti:
«L'individuo si rappresenta la realtà attraverso l'informazione da parte dei media. Per ragioni di mercato la comunicazione è tutta polarizzata sugli eventi a maggior impatto emozionale e fra questi catastrofi e pericoli fanno la parte del leone. In tal modo la mente dello spettatore e lettore contiene una rappresentazione della realtà tutta sbilanciata verso eventi negativi. Ne deriva che la percezione del rischio rivolta al futuro risulta grandemente distorta in senso pessimistico».

L'accento, più che sulla "cattiva" informazione, come paventato in alcuni interventi, anche di chi scrive, della sezione Argomenti nella discussione su "Informazione e Ogm" (Marzo 2004), è posto sull'eccesso di informazione. Ma anche sull'accentuata normazione che induce il cittadino-consumatore ad accentuare la percezione del rischio:
«nell'economia, ambiente e salute vengono introdotte sempre più norme e prodotti per ridurre il rischio [....]. Si crea il paradosso della razionalità per cui la consapevolezza della presenza di misure che riducono il rischio aumenta la nostra percezione di esso. Siamo costretti a ragionare sulla sicurezza, quindi ci sentiamo più insicuri. Al contrario in uno stato di scelta obbligata o di ignoranza sui pericoli latenti, rispetto alla nostra scelta, l'insicurezza ci sembra minore».

Credo sia comune la sensazione di essere in uno stato di pericolo non appena un indice, che misura la sicurezza ambientale o il nostro stato di salute, si scosta, anche in modo irrilevante, dal range previsto.
Ma se la percezione del rischio è ormai un dato connaturato ad ogni società industrializzata, per Viale:
«Ciò che contraddistingue un paese innovativo è la sua capacità a governare, ma non ad evitare il rischio e l'incertezza. Saper convivere con queste due realtà è necessario se, a qualsiasi livello, si vuole essere competitivi».


martedì, marzo 23, 2004  

 Fatti, ideologia e nuove tecnologie

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Nella sezione Argomenti è riportato un interessante contributo "OGM e informazione" di Gianni Pastore, Ricercatore dell'Istituto Nazionale di Ricerca su Alimenti e Nutrizione di Roma, relativo al Call for Comments "Partecipazione pubblica e governance dell'innovazione".
A corollario dell'intervento di Pastore, è opportuno segnalare l'articolo di Giuliano Zincone "Ogm ed energia nucleare", apparso su Il Corriere della Sera del 7 marzo.
Lo scritto di Pastore e l'articolo di Zincone hanno in comune la tesi che i prodotti della tecnologia non vanno demonizzati ideologicamente, ma valutati, sia nei benefici che nelle loro componenti di rischio, secondo riscontri scientifici precisi. Se qualche Ogm fa male alla salute, scrive Zincone:
«non c'è bisogno di polemiche: gli spacciatori di veleni meritano la galera e i loro prodotti, ovviamente, devono essere banditi».

Essenziale, per Zincone, è la distinzione fra componente scientifica e valutazione economica politica.
«Gli estremisti si battono contro gli Ogm perché temono che essi arricchiscano le multinazionali che ne detengono i brevetti. Ma allora bisogna sconfiggere l'esosità dei brevetti, invece di rubare la polenta ai poveri».

Altro punto in comune fra Pastore e Zincone è la critica alle concezioni che contrappongono l'artificiale ad una natura che dovrebbe essere intangibile.
Scrive infatti Zincone:
«L'agricoltura è sempre stata una utile violenza dell'uomo sull'impassibile Natura. Ieri con la semina e con l'innesto, con il concime e il verderame, con lo zolfo e la calce».

L'articolo di Zincone, come si evince dal titolo, tratta anche delle centrali nucleari.
Anche in questo caso, per l'editorialista del Corriere, occorre confrontarsi con la concretezza dei fatti. Se la vicenda di Chernobyl ha determinato un trauma collettivo, occorre ricordare, però, che fu:
«provocata dalla scadente tecnologia sovietica. Fu una vera catastrofe, che provocò massicce evacuazioni, spaventi planetari ed epidemie serie, ma non letali. In quell'esplosione morirono 31 persone, e altre 17 furono uccise dalle conseguenze del disastro. Totale, 48 vittime, fino ad oggi. Troppe, certo. Ma, proprio nei giorni di Chernobyl, il crollo di una diga sterminò duemila persone, nello Sri Lanka. E nel 1984, a Bhopal (India), l'incendio d'una centrale chimica ammazzò 6.954 innocenti».



mercoledì, marzo 10, 2004  
Fondazione Bassetti -- Informazioni e contatti Questa Rassegna stampa appartiene al sito della Fondazione Giannino Bassetti: <www.fondazionebassetti.org>

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