Novità in DiaBloghi (Blog collettivo sull'innovazione "poiesis intensive")
( 25 Maggio 2005 )
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Come anticipato nel precedente
articolo su DiaBloghi (dove ho provato a tirare un po' le fila), sono al via
tre nuove domande. La prima, che trovate già
pubblicata nel blog, chiede ai dialoganti di avvicinarsi ai pilastri della
discussione e di andare a cercare nelle zone indistinte dei significati che giacciono
tra termini differenti ma spesso assimilati. Non è un distinguo di lessico
che si cerca, ma una vera esplorazione nei "luoghi pericolosi" in cui
si mischiano, si sovrappongono e si confondono le idee e le parole.
I termini in questione sono, ovviamente, "innovazione", "rinnovamento"
e "cambiamento". Sempre da vedere, se possibile, attraverso
i filtri del tema principale di DiaBloghi, l'innovazione poiesis intensive
e della responsabilità delle scelte che si compiono.
Nel precedente
post riguardante DiaBloghi, proprio nella conclusione, ho segnalato la definizione
che Marco Imperadori dà di innovazione nel suo dialogo "Tutti
hanno le idee?". È una interpretazione che mi sembra "di
base": "Ogni volta che l'uomo ha una idea buona, egli vede e crea,
dopo aver pensato tantissimo, qualcosa che sarà utile e positivo per tanti,
o aprirà nuove opportunità. Questa cosa si chiama innovazione, e
l'uomo ha la fortuna di poter unire questo modo di cambiare a quello che è
legato alla sua evoluzione naturale."
È mia opinione che se proviamo a dare un'ambientazione a questa "idea
buona", un luogo e un tempo, allora ci
accorgiamo che la parola innovazione si adatta a qualcosa di complesso,
che nel processo della sua formazione, esplicazione e messa in azione, non coinvolge
una sola persona, ma più persone, intere strutture, "entità"
come la società in cui avviene, il luogo e il tempo.
Possiamo parlare di innovazione su più dimensioni, in relazione
alla "portata" che l'innovazione ha, in relazione al fatto che può
essere qualcosa che rivoluziona il piccolo mondo di un singolo individuo oppure
il mondo intero... Io penso che quando parliamo di innovazione poiesis intensive,
si parli di qualcosa di piuttosto vasto, che supera i confini di una nazione e
l'arco di una generazione, di qualcosa che, una volta superata o "integrata"
rimane almeno in qualche libro di storia sociale, artistica, economica.
Ma qualcuno potrebbe non essere d'accordo.
I° Domanda:
Ambientazione:
La parola "innovazione" pare essere molto fortunata. È difficile
che in qualche settore produttivo non si parli di innovazione. Quando si parla
di innovazione poiesis intensive, invece pare che ci si riferisca a qualcosa di
diverso, che coinvolge la creatività, la visione del futuro, un'ambientazione
sociale della propria innovazione. In caso di innovazione poiesis intensive sembrano
più marcate le differenze fra i termini "rinnovare", "cambiare"
e, appunto, "innovare". Penso possa accadere che un rinnovamento abbia
un forte carattere poietico, ma in molti casi i tre termini sono poco chiari.
I dialoganti allora, potrebbero "litigare" sul significato di essi.
Rinnovare, cambiare o innovare?
Le altre due domande, che seguiranno questa a breve distanza di tempo, avranno come
fulcro una la capacità di cogliere l'attimo
e l'altra la consapevolezza del proprio fare.
Per partecipare a DiaBloghi, entra nel Blog!
Oppure, fai clic su una delle immagini sottostanti, ciascuna delle quali rappresenta un dialogo.
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Il filo dei DiaBloghi (sull'innovazione poiesis intensive)
( 4 Maggio 2005 )
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In questa prima fase di DiaBloghi ci si è solo avvicinati all'idea di innovazione poiesis intensive. In realtà ci si è concentrati per lo più su un passaggio precedente: la nascita dell'idea e la spinta creativa verso una visione innovativa.
Le domande hanno proposto una meditazione sul valore delle idee, sul modo con cui queste si possono sviluppare e il loro trasporto di responsabilità e rischio. Il tutto in relazione al tema generale del blog: l'innovazione poiesis intensive appunto.
Non tutti gli aspetti sono stati affrontati, non tutte le domande veramente sviscerate, c'è ancora molto da dire e scrivere. Quindi c'è ancora molto spazio per nuovi dialoghi e soprattutto commenti ai dialoghi già scritti.
Cecilia Gallotti fa un passo verso le origini, come dando un punto di partenza per un percorso lungo: dal pensiero, attraverso la strutturazione delle idee, fino alla costruzione di quella serie di pensieri, idee, visioni e azioni che reggono una innovazione. Perché parlare dell'aspetto creativo delle idee porta necessariamente a trattare il sentire e la persona sensibile. Dal commento al suo stesso dialogo: "Il pensiero è nostro e non lo è, ce ne appropriamo a tratti e raramente, per il resto ci dialoga attraverso e, quando ci riusciamo, noi dialoghiamo con lui. E' l'Altro che è in noi. Il principio del dialogo."
Seguendo questo filo, troviamo il commento di Roberto Panzarani e il dialogo a cui si riferisce, quello di Paola Previdi. Panzarani più che offrire risposte lancia ulteriori domande: cosa porta a "pensare alla grande" una persona o una nazione, cosa può aiutare o reprimere gli asset intangibili che portano all'innovazione? E Paola Previdi propone la domanda e scrive il dialogo sulla visione di idee viaggianti.
Idee in movimento, forse che migrano da chi comincia a formularle a chi le acchiappa per trasformarle in azioni, così come si legge nel dialogo scritto da Beniamino Sidoti, che traccia il passaggio da un'idea abbozzata in testa a una strutturata attraverso il fare. Le regole del gioco, che una volta lanciato, si formano nel praticarlo, prendendo modalità inaspettate anche a chi l'ha lanciato. Vie impreviste, è vero, ma in accordo con gli input che vengono dati, perché là dove si tende al fallimento, si va al fallimento dell'idea, là dove si vuol far crescere, il gioco si sviluppa.
E su come l'idea si sviluppa e cresce dentro la mente, ma poi fuori, nell'ambiente circostante, ha scritto Silvana Barbacci, che in questo percorso introduce l'elemento tempo.
Un'idea che decanta prima di formarsi o prima di trovare il terreno adatto per esprimersi, un'idea che a seconda del momento o periodo in cui viene espressa risulta essere innovativa o meno.
Nel commento (sempre in forma di dialogo) scritto da Vittorio Bertolini, si annodano diversi fili: il tempo d'attesa perché l'idea risulti utile o meno, la migrazione dell'idea lasciata intendere dalla Previdi e, ovviamente, perché la domanda a cui si riferivano lo chiamava in causa, il valore dell'idea stessa.
Si è insistito un po' nelle domande sull'elemento del valore delle idee, perché rispetto all'innovazione poiesis intensive, si è considerato importante l'asset intangibile portato dagli individui stessi che operano per realizzare l'innovazione. La loro creatività e la capacità di cogliere l'idea giusta, sono gli elementi preziosi di tutto il processo.
Sul valore delle cose e delle idee si è espresso Daniel Smith con un dialogo in cui due personaggi curiosi cercano di valutare capre e quadri. Dialogo che ha raccolto i commenti di Giacomo Correale e Marlene Di Costanzo, il primo ponendo una serie di domande scardinanti, la seconda, in forma di dialogo, parlando dello scambio e del valore mutevole delle cose.
Valore e qualità delle idee sono stati anche i fili seguiti da Marco Imperadori, che ha avuto la forza di pubblicare il primo dialogo in DiaBloghi, in cui l'innovazione, differentemente da come viene considerata in molti testi pubblicati in questo sito, appare come passo evolutivo dell'uomo, frutto di una idea positiva.
Prossimamente verranno presentate tre domande che punteranno più direttamente alla tematica dell'innovazione, seguendo l'ipotesi che vi sia, in essa, una idea e qualcuno che attiva questa idea nel "modo giusto".
Per partecipare a DiaBloghi, entra nel Blog!
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DiaBloghi !
( 31 Dicembre 2004 )
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Inaugurare uno spazio come DiaBloghi è aprire una sorta di scommessa. DiaBloghi ha diversi aspetti che possono accendere discussioni. A cominciare dal tema di fondo, ovviamente: l'innovazione "poiesis intensive".
Che tipo di innovazione è? Credo che non esista un'innovazione che non abbia una forte presenza di poiesis. La capacità di dare forma tramite azione ad una visione, ad un'invenzione, ad un'idea.
Se ogni innovazione possiede questo aspetto, l'intenzione è, con DiaBloghi, di osservarlo con attenzione, di mettervi l'accento e farlo risaltare.
Esistono innovazioni in cui la poiesis abbia la predominanza sugli altri aspetti, sul carattere scientifico, tecnologico, economico, sociale...?
Si parla di innovazioni con un "driver" (ad es. design driven), cioè con qualcosa di "tangibile" che trascina il tipo, il carattere dell'innovazione; con la poiesis, invece, si tratta di "intangibilità", qualcosa che piuttosto permea e permette l'innovazione, qualcosa che rende densa l'idea e l'azione innovativa, intensa appunto.
Richard Normann in "Reframing business" parla di density, e un'azione innovativa è densa quando riunisce tempo, spazio e attori. Normann vede l'innovatore come colui che riesce a "combinare" elementi non più provenienti o filtrati dalla fabbrica, ma elementi provenienti dalle parti più diverse, con una visione il più globale possibile... è in questa capacità "combinatoria" la poiesis dell'imprenditore attuale?
Ma il discorso allora si sposta sull'individuo; sulle sue potenzialità intangibili, di pensiero e creatività, e sulle sue capacità di metterle in azione. Allora l'innovazione poiesis intensive è quella che più di altre innovazioni, mette in gioco l'individuo e la sua capacità creativa di ristrutturare il mondo o la visione di esso?
Come dicevo in principio, DiaBloghi propone diversi spunti di discussione. Oltre al suo tema di fondo, è la forma di scrittura, la forma in dialogo, che caratterizza l'iniziativa.
La struttura di DiaBloghi
(fai clic per vederla ingrandita)
Rispetto ad altri semplici blog o ai forum di discussione, che già impegnano coloro che vi partecipano ad un'attenzione diacronica particolare, DiaBloghi aggiunge una forma inusuale di scrittura, e struttura gli interventi più che in maniera temporale in nuclei di discorso attorno agli scritti in forma dialogica.
Chi scrive un dialogo (vedi le modalità per partecipare a DiaBloghi) non solo parla di innovazione poiesis intensive e dei temi ad essa connessi, ma fa un'azione creativa molto raffinata.
Bateson, i cui scritti hanno partecipato ad ispirare DiaBloghi, parla di metalogo quando l'argomento trattato nel dialogo è scritto in una forma tale da richiamare in modo metaforico la cosa di cui si parla. In DiaBloghi si propone di fare una cosa simile: si parla di creatività nell'azione innovativa e lo si fa con un gesto creativo.
DiaBloghi è una sorta di scommessa perché non si pensa che scrivere un dialogo sia una cosa facile, e più la cosa è difficile più la gente si chiede "perché lo devo fare, cosa mi dà scrivere un dialogo?". La scommessa non è vedere quanti avranno l'energia per scrivere un dialogo (ogni forum o blog collettivo nasce con questa domanda), la scommessa in verità, si pone fra chi scrive e le sue stesse idee. Qui infatti si tratta di provare. Perché scrivere in forma di dialogo è in sé un'esperienza, perché facendola si scopre in modo evidente che la forma non è slegata dal contenuto, che ti costringe a porre il discorso in modo inusuale. Se si parte, ad esempio, con una dichiarazione che si considera acquisita o di cui pensiamo di avere nelle nostre mani il senso, si va sempre a scoprire qualche aspetto che non si era notato, cui indebitamente non si era data importanza. Perché giocare il gioco dei ruoli e dei personaggi, diventa facilmente una specie di partita a scacchi.
La Pagina iniziale di DiaBloghi si può raggiungere velocemente cliccando qui. Da lì si può visitare una serie di altre pagine con scritti di supporto all'iniziativa: una breve Presentazione (ci si va direttamente cliccando qui), oppure la pagina dei materiali. Nella pagina dei materiali ci sono esempi, note informative riguardo a dialoghi illustri che hanno ispirato l'iniziativa, link interni al sito della Fondazione e link ad altri siti, se si volessero approfondire alcuni argomenti. Per andare direttamente alla pagina dei Materiali, fai clic qui.
Infine, è importante dare un veloce sguardo alle "sette regole" per partecipare, non perché se non le si segue non si venga ammessi in DiaBloghi, ma perché danno un'utile traccia da percorrere per scrivere un dialogo (per andare direttamente alle "Sette Regole" fai clic qui).
Allora, arrivederci in DiaBloghi!
T.C.S.
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