Principio di precauzione e buon senso
( 16 Dicembre 2005 )
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Il principio di precauzione è uno dei temi più dibattuti sul sito della Fondazione Bassetti. Vorrei pertanto dare un piccolo contributo a questo dibattito inquadrandolo dal punto di vista del "buon senso" che può utilizzare una persona che, vivendo per mestiere a contatto con le tecnologie, si pone il problema di come la moderna società possa confrontarsi con i profondi mutamenti che la stanno attraversando, uno dei più importanti dei quali è l'impatto che proprio le tecnologie stanno avendo sulla nostra esistenza quotidiana. Partirei da due punti che, soggettivamente, mi sembra siano da mettere come basi di partenza :
- la tecnologia è qualcosa da guardare con un atteggiamento mentale positivo. E' ad essa che dobbiamo la stragrande maggioranza dei miglioramenti della nostra esistenza, a cominciare dal meno confutabile di tutti: nell'ultimo secolo la durata della vita media si è spaventosamente allungata;
- tuttavia, data la crescente complessità ed ampiezza dei mutamenti indotti dalla tecnologia, è auspicabile che le persone prendano consapevolezza di quanto la loro esistenza quotidiana è soggetta agli effetti dell'evoluzione (e rivoluzione) della tecnologia.
Il principio di precauzione (o metodo, come lo ha, forse più opportunamente, chiamato il prof. Remuzzi in un recente articolo sul "Corriere della Sera"), da questo punto di vista sembra essere, almeno potenzialmente, uno strumento dotato delle caratteristiche necessarie a trovare una sintesi tra questi punti. Fatto di per sé non semplice se si pensa che ormai la gente si trova con elevata frequenza a confrontarsi con argomenti tipo, solo per fare un esempio, le staminali o le nanotecnologie o le "etichette intelligenti".
E' pur vero che "non è colpa dell'inventore del martello se questo viene usato sulla testa del vicino", ma è altrettanto vero che la società ha favorito l'uso legittimo del martello e punito chi lo "usava sulla testa del vicino"; in altre parole il processo sociale e politico finisce inevitabilmente per intersecare quello tecnologico. Pertanto è perfettamente inutile cercare di opporsi allo sviluppo tecnologico ed a quello scientifico (che come sappiamo sono due cose diverse): sarebbe come il famoso "fermate il mondo, voglio scendere" o ancora il voler arrestare il moto del mare alzando le mani; tuttavia ritengo perfettamente legittimo che una società civile prenda coscienza e dibatta al proprio interno sul "che fare". Mi pare che, in questa ottica, il principio di precauzione sia un ottimo sfondo da tener presente come diritto delle persone ad incanalare l'utilizzo delle tecnologie a proprio beneficio e per il proprio benessere.
D'altronde tutti facciamo un utilizzo continuo di questo principio: ad es. quando ci vacciniamo contro l'influenza lo facciamo "per precauzione". Proprio in questi giorni le vaccinazioni stanno avendo un picco e le scorte di vaccino si stanno esaurendo in quanto "per precauzione" molte più persone si sono vaccinate in vista di una possibile (e per nulla certa) influenza aviaria. Analogamente, sempre per restare su esempi molto semplici, d'inverno abbiamo le catene a bordo sull'automobile ed anche questo è "per precauzione". Tuttavia ricordo distintamente che una volta, viaggiando in auto sull'autostrada, mi accingevo a passare su un valico degli Appennini all'inizio del quale campeggiava un cartello "obbligo di catene a bordo": peccato che fosse agosto e la probabilità che su quel valico ci fosse neve era nulla! Si trattava di una evidente dimenticanza, ma, per assurdo ci mostra come le "precauzioni" possono essere eccessive.
Questi esempi ci portano al nocciolo del problema: infatti, si dice, il principio di precauzione va bene finché resta sullo sfondo, come un principio soft. Ma diventa problematico quando si cerca di trasformarlo in legge, cioè in hardware. Ma è qui, e non si può eludere, che si trova il nodo che deve essere affrontato dalla politica e dalla società, la quale deve decidere se il principio di precauzione è quello delle catene a bordo d'inverno (che è logico) o d'estate (che è assurdo). In altre parole il problema non è il "se", ma il "come". E'un nodo che non può essere risolto in maniera definitiva: è lo stesso dibattito che lo fa avanzare. Ma mentre si scioglie una parte del nodo, altre se ne formano, in un continuo processo dialettico. Appellandosi al principio di precauzione si può bloccare qualunque applicazione di tecnologia, in attesa di una fantomatica certezza che non ci sarà mai (a proposito: se non ci fosse stata la ruota avremmo evitato molti incidenti stradali... siamo evidentemente nel regno dell'assurdo), ma anche stimolare il progresso scientifico e tecnologico incentivando al contempo la partecipazione consapevole al mondo della scienza e della tecnologia.
E' su questo, sul rendere le idee mobili ed appannaggio di un gran numero di persone che si possono instaurare processi di condivisione estesa dei processi tecnologici ed è su questo che la cerniera politica si trova ad affrontare una sfida di non facile soluzione per avvicinare la società ad un mondo di difficile lettura.
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