Rassegna stampa
commentata da Vittorio Bertolini [ * ]

Luglio 2002 (Quarto numero)

_____Innovazione, finanza e produzione_____

Da La finanza e l’etica di Severino Salvemini, Corriere della Sera, 4 luglio 2002:

«Dopo i disastri di Enron (cfr., in questo sito, la Rassegna su "Impresa e responsabilità sociale", del marzo 2002) e Worldcom, dopo le bufere di Arthur Andersen e Merrill Lynch, passando per Xerox e le Telecom tedesche e francesi, ecco che martedì scorso il titolo Vivendi è stato classificato da una società di rating come "junk" , cioè spazzatura».

Se l’economia di mercato si risolve in una o più "bolle speculative", è lecito allora chiedersi fino a che punto l’analisi dello sviluppo economico possa limitarsi ad assumere come categoria principale quella del profitto.

Richard Nelson (si veda, in questo sito, Richard Nelson a Milano), autore fra l’altro de Il progresso tecnico come processo evolutivo, Giuffrè editore, Milano, 1995, riprendendo il discorso di Schumpeter sull’innovazione, ha aperto la strada ad un’analisi economica più attenta ai fatti della produzione che a quelli della "finanziarizzazione".

Nello stesso senso anche i seguenti articoli.

Da Il Sole 24 Ore del 23 giugno, Carlo Maria Guerci Crescita a tutta innovazione

«Accade molto raramente di leggere un libro dove una visione innovativa dei fenomeni economici si sviluppi insieme a una loro interpretazione storica ... capace di fornire indicazioni utili a formulare interventi di politica economica e industriale. E' quanto in estrema sintesi, offre questo volume di William Baumol (The FreeMarket Innovation Machine, Princeton University press, 2002, pagg. 336, $ 35), dedicato al ruolo e alle caratteristiche dell'innovazione tecnologica nei sistemi capitalistici.»

«Dopo il grande contributo di Schumpeter gli economisti hanno preferito dedicarsi al perfezionamento delle analisi relative al sistema dei prezzi, identificando le situazioni di ottimalità o di subottimalità che si generavano nelle diverse situazioni di mercato».

«Questi orientamenti che potrei anche commentare dicendo che gli economisti hanno privilegiato ciò che a loro più piaceva rispetto a ciò che serviva - hanno contribuito a allontanare il mondo produttivo dagli studiosi di economia».

Da Il Tempo del 3 luglio, L'imprenditore è un esploratore dell'ignoto, nonostante le authority

«E’ giusto chiamare concorrenza un contesto nel quale noi vediamo una pluralità di produttori vendere un identico prodotto. Questa è la definizione canonica dell'economia neoclassica: eppure, non ha alcun fondamento nella realtà con cui ci confrontiamo giorno per giorno. Come ricordano O'Driscoll e Rizzo (L'economia del tempo e dell'ignoranza, editore Rubbettino, a cura di Emma Galli e prefazione di Lorenzo Infantino), noi non viviamo in un mondo "in equilibrio", statico. Viviamo invece in un mondo assolutamente dinamico, nel quale l'innovazione è un valore importante. L'innovazione è il pane quotidiano dell'imprenditore: cioè di chi punta su quel che crede di vedere e gli altri non vedono ancora».

«Ma la concorrenza (leggi "innovazione") non è un grafico, non è un'equazione, è conquistare l'ignoto, pensare l'impensabile, osare l'inosato»

(24 luglio 2002)

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[*]Vittorio Bertolini (right-sfondochiaro.gif (838 byte)Scheda biografica) collabora con la Fondazione Giannino Bassetti

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