Presentazione
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Benvenuti !

Informazioni sulla Fondazione, sui collaboratori, sul Copyright, ecc.
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Statuto della Fondazione

Le attività della Fondazione:
percorsi e finalità

Giannino Bassetti:
un ritratto

 


Benvenuti...

...nel sito web della Fondazione Giannino Bassetti

Il sito della Fondazione intende realizzare sul Web un ambiente che ospiti un dibattito tra coloro che trovano interesse nell'elaborare problematicamente il tema dell'impatto dell'innovazione nella storia, nel discuterlo criticamente. Dovrebbe essere un luogo in cui si respira un'atmosfera di sensibilità, di disponibilità all'approfondimento per alcuni problemi dell'uomo moderno.

La tematica di base della Fondazione è la responsabilità nell'innovazione.

La Fondazione nasce dalla volontà dei famigliari eredi del Cavaliere del Lavoro Giovanni Bassetti di onorare, ricordandola, la memoria di un imprenditore di particolari capacità e meriti.
La Fondazione ha per scopo lo studio dell'Innovazione nell'attività imprenditoriale, con particolare attenzione all'influenza dei nuovi modi di produrre sulle condizioni sociali ed economiche, etiche e politiche della convivenza umana.
La Fondazione si propone di operare attraverso attività di ricerca scientifica, di educazione e di istruzione, prevalentemente nel campo dell'economia, della storia e della sociologia.

Più avanti, in questa pagina, è possibile leggere:

Potete inoltre chiedere allo Staff del sito delucidazioni su come venga trattato un particolare argomento.

Buona lettura !


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Informazioni sulla Fondazione, sui collaboratori, sul Copyright, ecc.
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Estratto dallo Statuto

Art. 1

E' costituita una fondazione denominata "Fondazione Giannino Bassetti". [ndr: la data di costituzione è 24 marzo 1994]

Art. 2

La Fondazione ha per scopo lo studio della innovazione nell'attività imprenditoriale, con particolare attenzione alla influenza dei nuovi modi di produrre sulle condizioni sociali ed economiche, etiche e politiche della convivenza umana.
La Fondazione opererà per fini di ricerca scientifica, di educazione e di istruzione, indirizzando la propria attività prevalentemente nelle discipline della storia, dell'economia e della sociologia. Si propone inoltre di divulgare i temi oggetto di ricerca e di studio attraverso pubblicazioni, convegni e attività a carattere didattico.
La Fondazione potrà operare autonomamente, od in collaborazione con enti ed istituzioni pubbliche di ricerca, istruzione e formazione, nonché con fondazioni, associazioni, imprese e singoli cittadini.
La Fondazione non ha scopo di lucro.

Art. 3

La vigilanza sulla Fondazione è esercitata secondo le disposizioni di legge.

Art. 4

Il patrimonio della Fondazione è costituito:
a) dalla dotazione iniziale, apportata dai fondatori (...)
b) dai beni immobili e mobili che perverranno alla Fondazione a qualsiasi titolo e da ogni contributo ed elargizione, sempreché tali attribuzioni siano destinate all'attuazione degli scopi statutari;
c) dai redditi derivanti dal patrimonio;
d) dai redditi di eventuali attività strumentali.

Art. 5

La Fondazione ha sede in Milano.

(...)


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Estratto dalla Relazione sulle attività da svolgere

(Aprile 2000)

La Fondazione Giannino Bassetti nasce dalla volontà dei famigliari eredi del Cavaliere del Lavoro Giovanni Bassetti di onorare, ricordandola, la memoria di un imprenditore di particolare capacità e meriti; e di farlo promuovendo riflessioni, studi, azioni divulgative tese a esaltare il valore di quelle doti di imprenditorialità, innovazione, impegno morale e sociale che gli furono largamente riconosciute.

Giovanni Bassetti non fu infatti soltanto un imprenditore di generico successo economico: la specificità del suo impegno risiedette soprattutto nell'innovatività delle sue scelte imprenditoriali e nella forte accettazione del vincolo morale che le condizionava.

Riflettere e far riflettere sul significato della sua testimonianza, contribuendo a rivisitarne le più profonde intuizioni e motivazioni, nelle condizioni culturali, sociali, politiche contemporanee, è l'indispensabile punto di partenza del programma di lavoro della Fondazione.

Tenendo ferma l'ipotesi base secondo la quale "innovazione è capacità di realizzazione dell'improbabile" e "innovazione imprenditoriale è l'innovazione realizzata nell'ambito dell'istituzione impresa", si chiameranno a riflettere scienziati, uomini di cultura sociale e politica, imprenditori, giovani, organizzando, in modi e luoghi adatti, una serie di riflessioni seminariali.

Le linee di ricerca sulle quali lavorare sembrano destinate ad essere di tre tipi:

a) ricerche, prevalentemente teoriche, sul significato dei concetti e delle relazioni implicate;

b) ricerche a prevalente contenuto etico, sulle implicazioni morali delle innovazioni imprenditoriali già introdotte, o in corso di introduzione, o semplicemente ipotizzate;

c) ricerche sui meccanismi di potere e di responsabilità che in una società capitalistica avanzata regolano l’attuazione dell’innovazione;

E' chiaro che, per ciascuno di questi tre principali filoni di ricerca, le metodologie adottate non potranno che essere diverse.

E' un fatto che, a tutt'oggi, un'attività di vera e propria "critica" ai modi ed agli effetti, sul vissuto civile, del concreto esercizio dell'attività di innovazione imprenditoriale quasi non esiste, e che da qui deriva gran parte delle difficoltà che l'opinione pubblica incontra nel capire, valutare, apprezzare la funzione imprenditoriale nei suoi rapporti con la gestione del rischio sociale che qualunque innovazione comporta.

Molti aspetti del problema sono stati sistematicamente ignorati o per inerzia culturale, o per assenza di studiosi motivati. Un esempio fra tutti, i rapporti tra l'innovazione imprenditoriale sviluppata nell'ambito di imprese, piccole o medie, e il suo impatto sul contesto generale, non solo economico: un aspetto che dovrà, con ogni probabilità, essere approfondito anche presso gli stessi piccoli imprenditori, ai quali la consapevolezza delle conseguenze, non meramente aziendali, delle proprie realizzazioni manca molto spesso.

Il compito e la modalità di lavoro di questo ambito del lavoro della Fondazione consiste:

• nell'individuare e fare emergere situazioni di questo tipo, proponendole a studiosi, o operatori sociali, per meglio penetrarne le complesse implicazioni operative e effettuali;

• nel fare questo anche mediante un sistematico ricorso al lavoro di gruppi composti in modo misto di studiosi e di pratici;

• nel farlo in collegamento con analoghe iniziative individuate ovunque nel mondo.

In sintesi, ciò che si vuole qui indicare è la convinzione che una parte non indifferente dell'attività dovrà essere dedicata ad aumentare la consapevolezza del problema scopo della nostra Fondazione: creare attorno al ricordo di un antesignano, una nuova e aggiornata consapevolezza, un nuovo e diffuso senso di responsabilità sociale, civile, politica; estesi a uomini di cultura, di scienza, di potere; partecipati alla grande opinione pubblica perché insieme sappiamo tutti renderci più avvertiti della necessità di vivere, responsabilmente, appieno il nostro ruolo di uomini moderni, chiamati dalla potenza delle forze che controlliamo a concreare il futuro dell'umanità.


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Giannino Bassetti: un ritratto

(di Piero Bassetti [ * ])

Giannino Bassetti
Giannino Bassetti (5 maggio 1964)
(Crenna di Gallarate 1893 - Milano 1980)

Ai suoi tempi il compito di redistribuire le risorse create producendo era strutturalmente affidato ai singoli che si trovavano a disporne: se si vuole al loro paternalismo. Oggi il discorso è un altro: lo Stato --in particolare il Welfare State-- si è assunto il compito della redistribuzione delle risorse. Il riscatto è già compiuto dal fisco. Di contro, all'imprenditore si è sempre più attribuita, accanto alla funzione di produrre beni e servizi, a condizioni di produttività ed efficienza crescenti, un'altra e più impegnativa funzione: quella di "innovare", dove innovare non vuol più dire semplicemente "introdurre prodotti commercialmente nuovi". Anche questo. Ma in molti casi vuol dire proporre, sulla base di tecnologie e processi innovativi, nuove soluzioni di consumo, di produzione, di vita, dando così, nelle cose concrete, un contributo tutt'altro che trascurabile al cambiamento del mondo che ci circonda. Un mondo nel quale non conta solo l'apparizione dell'energia atomica, dei viaggi stellari, del computer, della pecora Dolly, ma anche --e forse non di meno-- quella di una buona pila, della Vespa, di un programma per la lavatrice, dell'aspirina, dello zip, del velcro, e --perché no-- di un nuovo modo di dormire col piumone.

Tutte cose che sono state fatte e introdotte da imprenditori. Molte volte con l'aiuto determinante della Scienza e della Tecnica. In molti casi no: con il semplice apporto della fantasia, dell'intelligenza, del sapere. Sempre però assumendosi, di fatto, consapevolmente o meno, delle responsabilità.

Bene. Finché il mondo era quello ottocentesco, della scarsità, chiunque aggiungeva qualcosa in quantità o qualità, al poco esistente, era comunque benemerito. Il mercato era in grado di stabilire da solo se un'innovazione era valida: se lo era la premiava consentendo lauti profitti, se non lo era la puniva con l'espulsione.

Ma con la crescita della Scienza, con l'emergere dei problemi ambientali, tutti cominciamo a chiederci se veramente gli automatismi degli incentivi e disincentivi di mercato esauriscono il problema. Tutti cominciamo a intuire che chi decide in alcuni di questi campi si assume responsabilità che, oggettivamente, vanno ben al di là del rischio di compromettere i bilanci, suoi o delle sue imprese, e si prende un ruolo, un ruolo civile e morale, ben più impegnativo: per l'influenza che le sue scelte hanno sui modi di vivere, il costume, le relazioni sociali, in qualche caso con un impatto addirittura storico (se della Storia si rispetta anche la storia "minore", che qualche volta, però, minore non è!).

Certo l'establishment, di cui anche lo zio Giannino faceva parte, può ben ripetere le risposte ideologiche del laissez-faire o quelle, di sinistra, della pianificazione statale, ma il problema civile di responsabilizzare, dall'interno della loro coscienza morale, gli individui in grado di intraprendere e perciò di innovare, resta lì in tutta la sua rilevanza e difficoltà: rilevanza perché il problema della direzione verso la quale vogliamo trasformare il mondo è grosso in sè, difficoltà perché valutare le conseguenze dirette e indirette di qualunque innovazione, al di là del mero risultato economico che le fa seguito, è pure difficile sotto moltissimi aspetti.

Ecco perché io ho sempre insistito affinché mio zio --che queste cose le capiva benissimo ed era anche in grado di valutarne le conseguenze di coscienza-- decidesse di legare il suo, e nostro, nome a qualche istituzione che accettasse di occuparsene.

Che un Rockefeller non avesse avuto le stesse responsabilità di un Edison, o un Krupp del signor Cantoni, o un Nobel di Ford, o lui stesso quelle di nonno Giovanni o di suo nipote, lo zio Giannino lo sapeva benissimo. Sapeva cioè benissimo che l'imprenditore moderno è costretto dal suo mestiere a un ruolo che non è più limitato o limitabile a quello smithiano di efficiente coordinatore di fattori; e nemmeno a quello --pur più complesso-- schumpeteriano di innovatore, il cui contributo al cambiamento, oltre a giustificarne il profitto, si chiude comunque sul mercato. Non gli sfuggiva affatto che il vero ruolo di un imprenditore responsabile si definisce e completa anche per il contributo dato allo sviluppo civile della società in cui opera. Del resto, a capirlo più e meglio di molti suoi colleghi contemporanei lo aiutava, oltre all'intelligenza, che certo non gli mancava, la sua cultura cattolica. Solo che entrambe queste doti lo aiutavano anche a capire quanto il problema fosse difficile: per il problema di valori che coinvolge, ma soprattutto per l'oggettiva difficoltà di come stabilire un nesso tra scelte dell'imprenditore e conseguenze sulla vita della gente senza interferire nell'insostituibile valore della libera creatività umana.

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Questa pagina appartiene al sito della Fondazione Giannino Bassetti: <www.fondazionebassetti.org>
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