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Abstract: Le opere multimediali non riescono ad evocare emozioni (id est "essere artistiche"), perché l'intervento del pensiero logico nella fase creativa condiziona il modo in cui l'opera verrà fruita, richiedendo, cioè, un approccio più razionale che emozionale. |
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Vorrei partire da quello che per me è un dato di fatto, perché deriva dalla mia esperienza personale. Ha a che fare con la musica, con l'esperienza musicale, per meglio dire con la creativià musicale. Ho sperimentato di persona che l'utilizzo di mezzi semplici per fare musica mi ha portato a risultati migliori di quelli che ho ottenuto utilizzando strumenti più sofisticati. Dalla parte dei "mezzi semplici" metto, per esempio, un pianoforte; magari un "bel" pianoforte, questo sì, con meccanica di prima qualità ed eccellente emissione sonora, ma pur sempre uno strumento "classico". Dalla parte degli "strumenti sofisticati" non metto, come magari si potrebbe credere, strumenti musicali elettronici: per me essi equivalgono al pianoforte; sono "classici" tanto quanto lo è il pianoforte, semplicemente perché "producono suoni". Metto invece tutta la serie innumerevole di apparecchiature utilizzate per comporre musica. | |
Questo è il punto: la composizione. Non mi voglio soffermare, infatti, sull'esecuzione, che può avvenitre, ovviamente con risultati diversamente apprezzabili, mediante strumenti dalle tecnologie più o meno complesse. Mi soffermo invece sulla fase creativa. La musica prodotta dall'uomo è "composizione" (come, a mio parere qualsiasi altra espressione artistica), deriva cioè da uno sforzo creativo proteso all'architettura dei suoni. | Arte come composizione |
Secondo me la composizione musicale o, più in generale, quella artistica, è arte nella misura in cui evoca delle emozioni in chi la ascolta, la guarda, in una parola la "fruisce". | Arte come composizione evocatrice di emozioni |
Senza bisogno di spingersi alla ricerca del significato della parola, io credo che un'"emozione" sia uno stato interiore derivante dalla relazione tra una realtà esterna ed una interna. La percezione sensoriale è un mezzo rudimentale di contatto tra le due realtà. I mezzi più sofisticati consistono invece in "architetture di percezioni". Le architetture di percezioni sono ottenibili attraverso qualsivoglia espressione comunicativa, ma ciò che è più importante è "chi" c'è dietro di esse, l'autore dell'architettura cioè, che produce, oltre a un'impressione sensoriale, un'"emozione psichica". L'emozione psichica è, secondo me, fondamentalmente il risultato di una rielaborazione mentale delle percezioni sensoriali che ci provengono dall'opera d'arte. L'autore di un'opera d'arte induce perciò una "rielaborazione mentale". In questo senso l'opera d'arte è una "chiave". | Percezione sensoriale come "contatto" tra
"realtà esterna" e "realtà interna" ed emozione come stato interiore derivante da questo contatto, o meglio, come derivante dalla rielaborazione mentale della messa in relazione delle due realtà L'arte, quindi, come "chiave" |
Quello che ho notato è che l'aspetto di gran lunga più importante
perché un'opera d'arte diventi "chiave" è proprio l'architettura delle
percezioni sensoriali. C'è poco da fare: questo aspetto non può essere delegato alla
tecnologia, perché ha a che fare col mondo interiore dell'autore. |
L'artista come "architetto" di percezioni |
Quello che mi lascia perplesso nelle opere multimediali è che esse sono frutto di una pretesa, a mio parere assurda, che consiste nell'assegnare alla tecnologia in quanto tale il ruolo di "chiave". | Critica alla multimedialità |
In realtà il processo evocativo dell'opera d'arte riesce nella misura in
cui le percezioni siano essenziali. Con ciò intendo dire che l'arte è tanto più
evocativa, quanto più la rielaborazione mentale, indotta nel fruitore dalle percezioni
sensoriali, generi un'emozione che gli appaia pressoché "immediata". L'assenza (o l'apparente assenza) di intermediazione da parte di strutture complesse dell'intelletto è ciò che caratterizza un'opera d'arte come "impressive". Purtroppo, quando l'apporto tecnologico è notevole... o meglio, più l'apporto tecnologico aumenta, più cresce il coinvolgimento razionale a discapito, secondo me, di quello emozionale. |
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