(Agosto 2000)
Premessa
Il tema delle relazioni tra innovazione ed impresa è di grande vastità e lo diventa ancora di più quando all'argomento aggiungiamo la questione delle responsabilità.
L'impresa è un soggetto che, attraverso i capitali e le conoscenze, genera l'innovazione e la trasferisce nel tessuto sociale. In questo esercizio essa è mossa dalla ricerca del profitto più che da altre possibili istanze.
Cosa funziona in questo approccio e cosa, viceversa, andrebbe corretto? Come è possibile far sì che l'innovazione sia responsabile? Quali sono i soggetti che hanno il compito di condurre le scelte?
Questa nota intende proporre un contributo alla riflessione su questi argomenti.
L'innovazione
Innovare significa esplorare l'ignoto facendo leva sul know-how di cui si dispone, sulle nuove conoscenze e sul desiderio di cambiamento. L'innovazione, in prima istanza, è un "atto di rottura" con il quale si decide di superare gli schemi vigenti e di sperimentare nuove modalità di "fare" o di "essere".
L'innovazione è perciò esperimento e cimento i cui esiti sono affidati certamente alla qualità del progetto su cui essa si fonda ma, in qualche misura, anche alla buona sorte. Per questo innovare significa scommettere spesso senza conoscere nel dettaglio dove saremo condotti dalle scelte compiute.
Accanto alla componente di progettualità, essenziale nel processo innovativo, la sperimentazione riveste un ruolo cruciale in tale processo ed è in grado di determinare gli esiti finali del percorso che si è deciso di intraprendere.
La responsabilità
Difficile pensare che l'innovazione possa essere, di per sé, responsabile. La responsabilità mal si concilia con l'"atto innovativo" il quale è, per sua natura, "infrazione". Quella stessa infrazione che ha permesso all'uomo di superare l'istintualità per tentare di costruirsi un mondo. (1)
L'esercizio dell'innovazione, d'altro canto, è così complesso che non può essere, oltre certi limiti, imbrigliato. Ponendo eccessivi vincoli lo spirito innovativo si frustra (basti pensare a ciò che accade nelle grandi aziende prive di stimoli e di propensione al cambiamento!) ed, in condizioni oppressive, l'innovazione non riesce ad emergere.
Tutto questo significa che regole e scelte debbono essere compiute su di un altro livello e che la responsabilità deve intervenire ex post valutando la compatibilità dei risultati ottenuti con i vincoli al contorno.
L'evoluzione
E' importante annotare, inoltre, che dall'innovazione non si può prescindere. Attraverso il cambiamento ci si evolve. Innovando si sono evoluti nei millenni gli organismi viventi, sono progredite le civiltà umane, si sono sviluppate le organizzazioni e le imprese.
Innovazione uguale progresso appare quindi una equazione ineccepibile. In una visione sistemico-evolutiva del mondo, l'innovazione si candida quale motore primario dell'incedere della vita sulla terra. Tale cammino, spesso, si esplica attraverso procedimenti per tentativi che, vale la pena di ribadirlo, non sempre conducono dove è lecito supporre prima che essi siano compiuti. (2)
Evoluzione in fondo è scommessa sul futuro. Ed ogni scommessa implica un rischio da correre.
La tecnica
Oggigiorno, innovazione coincide con tecnica. Ma la tecnica non è più lo strumento per dominare la natura ed assicurare la sopravvivenza dell'uomo, bensì è il mondo stesso che ci circonda. In questo mondo della tecnica "si deve fare tutto ciò che si può fare": questo è l'imperativo che incombe sul genere umano e sulle imprese! (1)
Ed è su questo punto che occorre riflettere per cogliere suggestioni ed individuare percorsi risolutivi.
Non è pensabile che la tecnica sia disposta ad auto-regolamentarsi. L'apparato tecnico "si nutre" di innovazione ed è illusorio ritenere che esso possa fermarsi di fronte a considerazioni suscettibili di condizionarne lo sviluppo.
La politica
La tecnica non si orienta da sola. Sta alla politica riappropriarsi del ruolo di indirizzo per guidare lo sviluppo tecnologico verso interessi generali e non particolari. Ma per far ciò la politica deve affrancarsi dall'apparato tecnico per non esserne soltanto fedele amministratore. (1)
L'esercizio è tutt'altro che semplice tenendo conto della sudditanza a cui la politica è sottoposta dalla cultura tecnica e mercantile che abbiamo ereditato dalla società industriale.
Gli uomini e le donne migliori, inoltre, non entrano nel mondo della politica. E questa è un'ulteriore difficoltà.
La religione
Accanto alla politica, la religione è l'altra componente della vita umana in grado di dare un senso e, conseguentemente, indicare una via anche per l'innovazione.
Il materialismo sottrae agli uomini ed alle loro organizzazioni il senso e riduce la vita ad una rincorsa priva di meta in cui la tecnologia si appropria di un ruolo guida che ad essa non compete.
L'apparato tecnico dovrebbe essere al servizio dell'uomo e non viceversa! La distorsione in atto deve essere corretta agendo sulle fondamenta di questa società.
L'impresa
In questo quadro l'impresa non può avere una posizione neutrale. Essa ha il dovere di innovare nella giusta direzione contribuendo alla trasformazione della società verso la costituzione ed il recupero di valori propriamente umani.
Ma all'impresa non possiamo chiedere di dettare le regole né, tantomeno, di indicare il sistema referenziale a cui ispirarsi per lo sviluppo sociale e spirituale. Politica e religione debbono occupare gli spazi che sono loro propri per indicare e regolamentare il progresso del pianeta.
I valori di fondo debbono essere costituiti attorno alle aziende mentre ad esse dobbiamo chiedere di farli propri e di tradurli in strategie di sviluppo socio ed eco-compatibile.
Impresa sapiens
Il modello di impresa che, idealmente, dovrebbe contribuire alla creazione di una nuova società e di una nuova Civiltà Planetaria è stato definito da chi scrive impresa sapiens.
Un'impresa "complessa per fronteggiare la complessità, dimensionalmente adeguata all'iperconcorrenza, aperta e leggera per essere flessibile, fondata su una rete di soggetti responsabilizzati e su processi autosostenuti, dinamicamente adattiva al mondo esterno e coscientemente relazionata con esso". (2)
A tale impresa è affidato il compito di innovare quanto più possibile rispettando "le regole del gioco" che in altri ambiti debbono essere state fissate. In questo modo essa potrà essere protagonista di una innovazione responsabile.
Riferimenti bibliografici
1) U. Galimberti, Psiche e techne, Feltrinelli, 1999.
2) P. Lombardi, Impresa sapiens, Franco Angeli, 2000.
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