Soggetti coinvolti: Fulvio Ferrieri, Marco Valli, Giuseppe Cattaneo, Luciano Floridi. Periodo: 10 aprile 2000/10 maggio 2000
From: Fulvio Ferrieri Date: Mon Apr 10, 2000 3:35pm Subject: Allarme...abbiamo bisogno... Re: messaggi da Dott.Davide Fasolo e Luciano Floridi -Concordo sull'urgenza di un confronto sui problemi dell'epistemologia e della scienza, senza pensare, tuttavia, che la tecnica presenti oggi aspetti allarmanti che non fossero presenti da tempo. -A mio parere è riduttivo ritenere che i fini della tecnica siano funzionali solo alla sua efficienza (vedi il richiamo alle multinazionali), dato che è ragionevole ritenere che il fine ultimo della tecnica, cioè della condizione dell'esistenza umana, è l'uomo stesso, e che gli scopi determinati e intenzionali della tecnica diventano anche mezzi per ottenere nuovi risultati in una "virtuosa infinità". Fulvio Ferrieri From: marco.valli Date: Mon Apr 17, 2000 2:13pm Subject: sulla Tecnica Le affermazioni di Fulvio Ferrieri sulla Tecnica mi sembra che meritino una breve riflessione.Affermare che il fine ultimo della Tecnica sia l'uomo e il suo 'progresso' (termine controverso che uso per brevità) è, a mio parere -ma non solo- errato. Sicuramente l'agire produttivo, la capacità insita nell'uomo di manipolare gli oggetti e l'ambiente circostante per piegarlo al proprio fine ultimo(i.e., la sopravvivenza) è una caratteristica essenziale dell'essere umano stesso, e dunque la Tecnica è iseparabile dall'agire dell'uomo. Il problema è che ora , con l'affermarsi dell'apparato tecnico-scientifico il fine ultimo della Tecnica non è più la sopravvivenza dell'uomo, ma l'inesuribile dispiegarsi quantitavo - qualitativo delle sue tecnostrutture globali : la Tecnica ha messo nelle mani dell'uomo la capacità fino a 50 anni fa sconosciuta di autodistruggersi, è immediatamente evidente che quel fine ultimo di cui parla Ferrieri nel Suo breve messaggio non esiste più, giacché è altresì evidente che ogni scopo particolare dell'uomo dev'essere subordinato all'apparato tecnico - scientifico che consente di perseguire quello stesso scopo particolare- pena la messa in discussione dell'apparato stesso e della sua funzionalità ed efficacia.Il discorso potrebbe allungarsi indefinitamente, perciò (conscio comunque, dell'insufficienza dello stesso) mi fermo qui. Aggiungo che, ovviamente, queste riflessioni hanno alla base il lavoro di pensatori che vanno da Heidegger, a Jaspers,a Severino , a Galimberti, et al.. Marco Valli From: g.catt Date: Mon Apr 17, 2000 3:13pm Subject: R: sulla Tecnica La tecnica ha assunto uno sviluppo così elevato che ha reso la vita dell'uomo dipendente da essa, o almeno così appare. In realta sotto la dipendenza dalla tecnica si nasconde il solito problema della dipendenza dall'altro. Noi non siamo dipendenti dal rubinetto che perde, ma dall'idraulico che deve aggiustarlo dall'industria che lo ha fabbricato e dal negoziante che lo ha in scorta a magazzino perchè da soli non saremmo in grado di eseguire in tempi ragionevoli tutte le operazioni necessarie a costruire ed installare il rubinetto. E questo è un oggetto semplicissimo. Il moltiplicarsi della tecnica rende quindi l'uomo sempre più insignificante ma al tempo stesso lo rende sempre più potente. Con l'avvento della tecnica il "signore" è diventato dipendente dal suo servo, ma al tempo stesso la macchina a cui è soggiogato il servo diventa lo strumento attaverso cui si manifesta la potenza del "signore" inteso come signore hegeliano. Ma come ben sappiamo il "signore hegeliano" è una fantasia del servo ed eccoci allora a considerare la tecnica come un fantasma servile. Questa è forse la contraddizione su cui si fonda l'ambiguo statuto ontologico della tecnica: essere ad un tempo il fantasma servile e lo strumento del "signore". Posto che il "signore" sia la morte e che il servo che si mette nella casella del "signore" sia il folle: la prospettiva della tecnica come lavoro che rende l'uomo libero dalle catene mondane è destinata a produrre distruzione. Esiste anche un'altra prospettiva che è quella della tecnica come accesso limitato al sapere. La tecnica come "sapere del servo" ,come saper ridotto, che non produce deliri di onnipotenza ma semplicemente conserva la vita. sperando di non aver deviato troppo il tema del dibattito giuseppe cattaneo From: marco.valli Date: Wed Apr 19, 2000 4:45pm Subject: sulla Tecnica Le repliche di Cattaneo e Ferrieri mi inducono a una, seppur breve, risposta. Quanto afferma Cattaneo sulla "dipendenza dall'altro" mi fa credere di essere stato frainteso, in realtà io intendevo parlare della Tecnica (ovvero dell'universo degli strumenti tecnologici e della Ragione come elemento ordinante del mondo) e dell'Uomo nella loro generalità, senza riferirmi a individui o saperi particolari -aggiungo che proprio l'aspetto messo in luce da Cattaneo conferma l'ineluttabile: nessun individuo ha la necessaria competenza per controllare la Tecnica, la quale ,ripeto ha assunto un grado di autonomia elevatissimo e la conseguente tendenza all'autoreferenzialità. Non sono molto convinto dal riferimento alle figure hegeliane del Servo e del Signore; in ogni caso già il buon "vecchio" Marx parlando delle macchine sosteneva che l"'impersonale macchinario" abbia sostituito il Signore nell'endiadi hegeliana. Per quanto concerne la replica di Ferrieri debbo ammettere il mio imbarazzo: non riesco a comprendere perché non è d'accordo con la mia affermazione. Io tra l'altro sono quasi del tutto concorde con ciò che Lui scrive (anche perché si limita quasi esclusivamente a citare Galimberti), ma vorrei dire che la Tecnica è una cosa , l'Età della Tecnica un'altra; la Tecnica è nata come strumento per permettere all'uomo di sopravvivere, è divenuta destino dell'uomo quando (50 anni fa) siamo entrati nella sua epoca. Mi debbo interrompere. A presto. From: g.catt Date: Wed Apr 19, 2000 5:50pm Subject: R: sulla Tecnica Valli ha ragione nel dire che la Tecnica è una cosa e l'Età della tecnica un'altra. Ma si potrebbe dire che l'Eta della tecnica (ed implicitamente il capitalismo che tende a confondersi con essa come sottintendeva Ferrieri) è null'altro che l'estensione di un metodo - la Tecnica appunto - al mondo dei rapporti sociali. In fondo la Democrazia moderna assomiglia molto ad un tecnica in cui principi universali vengono piegati ad un uso parziale, che però funziona, come funziona la macchina, che si avvicina soltanto alla applicazione delle leggi universali della fisica. Vorrei fare ancora una osservazione. Il sapere tecnico a differenza del sapere scientifico non si trasmette nella sua integralità con il semplice insegnamento, ma richiede la presenza del capomastro, del capotecnico non del maestro. Se guardiamo la storia possiamo secondo me individuare altre epoche in cui delle tecniche si erano evolute moltissimo scomparendo poi rapidamente senza lasciare un seguito se non ad esempio forme iniziatiche in cui la trasmissione del sapere tecnico diventa una forma misterica separata dall'oggetto materiale su cui si esercitava il sapere. giuseppe cattaneo From: marco.valli Date: Thu Apr 20, 2000 10:37am Subject: sulla Tecnica E' vero, la Democrazia contemporanea è nient'altro che Tecnica (meglio: la Democrazia contemporanea è il risultato dell'autonomizzazione dell'universo tecnologico applicato alla Politica), ma non limiterei il discorso di Cattaneo e Ferrieri al modo di produzione capitalistico: è necessario rammentare che Lenin definiva il Comunismo come "l'elettrificazione più i i Soviet"; sappiamo tutti che fine hanno fatto i Soviet (Kronstadt!!), la NEP, Stalin e il Socialismo Reale sono, quindi, il risultato dell'elevazione della Tecnica a principio-guida dell'ideale rivoluzionario marxiano. Marco Valli From: Luciano Floridi Date: Thu Apr 20, 2000 4:16pm Subject: Re: sulla Tecnica In relazione alla discussioone sulla tecnica, invio alla lista la recensione (uscira' sul Times Literary Supplement) di The Social Life of Information, scritto da John Seely Brown and Paul Duguid, un testo che consiglio vivamente a chiunque sia interessato a capire l'impatto dell'IT sulle societa' avanzate. ciao luciano From: g.catt Date: Fri Apr 21, 2000 7:04am Subject: R: sulla Tecnica come segno della diffusione dell'interesse filosofico sulla onnipresenza della tecnica nel mondo contemporaneo - volevo segnalere l'articolo di Rifkin sul Corriere dell Sera di oggi. per continuare le osservazioni sulla tecnica e sulle sue differenze dalla scienza -si può notare che la scoperta scientifica non è brevettabile mentre lo è l'innovazione tecnologica anzi questo potrebbe essere un elemento discriminante per distinguere le due cose. Per fare una esemplificazione la "macchina di Turing" ed il codice sorgente di Windows sono di un ordine concettuale diverso.La prima descrive un fenomeno mentre il secondo dà una interpretazione del fenomeno. Il codice sorgente di Windows potrebbe benissimo essere diverso da quello che è e questo non muterebbe in nulla la sua funzionalità. Ma una volta che è stato adottato dalla quasi totalità degli utenti esso diviene una regola ferrea da cui è difficile uscire se non attraverso una innovazione tecnologica altrettanto potente o attraverso la fantasia dell'uomo che elabora il concetto di codice sorgente libero -Linus per intenderci- per rendere competitivo ciò che competitivo non è. libero non significa che non abbia un proprietario, ma è libero perchè il proprietario di linus ha deciso di renderlo libero a patto che nessuno ne possa diventare proprietario. Ma non è detto che Linus riesca effettivamente a diventare competitivo con Windows. Esiste una terza modalità con la quale si può uscire dallo stallo creato dalla tecnologia di Windows ed è quella giuridica. Il codice sorgente di Windows potrebbe diventare proprietà della comunità per una imposizione giuridica ovvero perchè il suo proprietario si considera un benefattore del''umanità... Io credo che in queste riflessioni che implicano facilmente giudizi di valore penso che sia importante avere presente il metodo dell'epochè e considerare tutto quello che viene detto al di fuori di ogni giudizio etico o di valore. giuseppe cattaneo From: Fulvio Ferrieri Date: 22 Apr 2000 17:38:02 +0200 Subject: sulla Tecica Non credo che la brevettabilità possa essere un elemento discriminante per distinguere tra scoperta scientifica e innovazione tecnologica. Il brevetto è la protezione assicurata dalla legge all'autore di una nuova invenzione o della scoperta di un elemento che risolve in modo innovativo un problema funzionale. Ma appunto in quanto determinato dalla legge, il brevetto non può essere "elemento discriminante", dato che la legge può essere modificata e abolire il brevetto; alternativamente lo può estendere alla scoperta scientifica se questa viene ritenuta elemento risolutivo ecc. Non credo si possa delegare alla legge la definizione di (queste) nozioni. Fulvio Ferrieri From: Fulvio Ferrieri Date: Sun, 23 Apr 2000 17:30:40 +0200 Subject: sulla Tecica Quanto affermato da Valli (elettrificazione più i Soviet ecc.) è indiscutibilmente vero. E' possibile ragionevolmente ritenere che l'introduzione della Tecnica come (una) cultura prevalente nel Socialismo Reale ha contribuito al fallimento di entrambi. Tuttavia ritengo che non potesse se non essere così, dato che le conclusioni (storiciste) di Marx potevano affidarsi solo alla Tecnica, anche sociale e politica, per "abbreviare e attenuare le doglie del parto". Del resto è sempre chiara in Marx l'idea di trasformare il mondo (v. Tesi su Feuerbach). Per quanto riguarda la Democrazia contemporanea, è possibile ritenere che le scelte politiche possano aver luogo solo all'interno di quanto è tecnicamente possibile. Se ciò fosse vero comporterebbe, con la fine di (ogni) utopia, anche la fine della libertà? (Totalitarismo della Tecnica). Fulvio Ferrieri From: marco.valli Date: Wed May 10, 2000 3:31pm Subject: sulla Tecnica Rispondo con un certo ritardo al messaggio di Ferrieri sulla Tecnica. Per quanto riguarda il pensiero di Marx debbo dire che la Tecnica come noi la intendiamo rimane decentrata rispetto il suo pensiero: il Frammento sulle macchine (Grundrisse) è, appunto, solo un frammento all'interno del vastisimo corpus dell'opera marxiana; consente innumerevoli interpretazioni, ma nessuna definitiva- e del resto il pensiero di Marx, a dispetto degli apologeti della fine delle ideologie (e dei suoi interpreti ortodossi) rimane un'opera aperta. Decisamente in disaccordo mi trova l'affermazione sulla Tecnica nella moderna Democrazia: questa non ha il suo orizzonte nel "tecnicamente possibile", Marcuse nell'ultima parte della sua vita vedeva nel trionfo della Tecnica, con le sue enormi capacità ,l'aprirsi di ulteriori prospettive di liberazione; infatti, ribadisco, la Tecnica NON coincide con il Capitalismo, ma lo trascende. E' , ad esempio, tecnicamente possibile mettere in opera un processo di redistribuzione globale delle risorse a favore delle popolazioni più povere, ma la Politica subordinata al Capitale non lo consente. Marco Valli