Comunicati Stampa dell'Università Bocconi su Richard R. Nelson a Milano

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right.gif (841 byte)Richard R. Nelson a Milano - Richard R. Nelson in Milan

[18 giugno 2002] Nelson in Bocconi /1 - L'università non va commercializzata

L'economista della Columbia, invitato in collaborazione con la Fondazione Bassetti, mette in guardia contro il rischio di condizionamenti alla ricerca scientifica

L´attenzione del mondo universitario americano ai brevetti risultanti dall´attività di ricerca, al supporto allo sviluppo di startup e all´attività di venture capital è eccessiva, secondo Richard Nelson, l´economista della Columbia University specializzato nei temi dell´innovazione, intervenuto ieri e oggi alla Bocconi con due lezioni organizzate congiuntamente dalla Fondazione Giannino Bassetti e dall´Università.

"La lezione che il sistema universitario europeo, e in particolare quello italiano, può trarre dall´esperienza americana è quella di creare dei rapporti con le imprese, ma non di tipo commerciale", ha detto Nelson nel corso della lezione di ieri, University and Innovation . Gli effetti negativi della commercializzazione rischiano di prevalere rispetto a quelli positivi. A un livello più superficiale l´apparato legale che ruota attorno ai brevetti ha reso più tesi che in passato i rapporti tra università e impresa. A un livello più profondo, l´indipendenza della ricerca universitaria rischia di essere compromessa dalla dipendenza economica dalle imprese. "L´università deve rimanere una fonte sofisticata e imparziale di conoscenza", ha sostenuto Nelson.

 

[18 giugno 2002] Nelson in Bocconi /2 - Il trasferimento della conoscenza da università a impresa segue altre vie, oltre quella dei brevetti

Solo il 10% degli Uffici Trasferimento Tecnologico degli atenei americani è in attivo

Il sistema dei brevetti riconosciuti alle università non è necessariamente il metodo più efficiente di trasferimento della conoscenza dal mondo accademico a quello produttivo. Richard Nelson, nel corso della lezione University and Innovation, tenuta ieri alla Bocconi, ha ricordato che alcune, recenti ricerche, hanno evidenziato come alcune imprese considerino altrettanto importante la lettura degli articoli scientifici pubblicati dai ricercatori e liberamente accessibili.

Il boom dei brevetti universitari è una realtà degli ultimi 25 anni e ha ricevuto un forte impulso dal Bayh-Dole Act, la legge del 1980 che consente alle università americane di brevettare in proprio i risultati di ricerche finanziate con denaro pubblico. Fino ad allora ogni ente statale finanziatore si regolava secondo propri standard, ma l´atteggiamento prevalente era quello di registrare i brevetti a nome dell´ente statale e di rilasciare a chi ne facesse richiesta licenze non esclusive per il loro sfruttamento. Proprio la mancanza di esclusività si trasformava in un disincentivo per le aziende, poco disposte a investire denaro in tecnologie non difendibili dalla concorrenza. Dopo il Bayh-Dole Act, invece, le università mantengono i brevetti a proprio nome e, attraverso appositi Uffici Trasferimento Tecnologico, rilasciano licenze esclusive.

"In questo modo", ha detto Nelson, "alcune università hanno guadagnato molto denaro, ma i vantaggi non sono generalizzati. Su circa 600 Uffici Trasferimento Tecnologico presenti nelle università americane meno del 10% risulta in attivo.

 

[18 giugno 2002] Nelson in Bocconi /3 - L'innovatività delle università americane ha 150 anni di storia

Più di recente, si è assistito a una forte accelerazione nel numero di brevetti acquisiti dagli atenei, a partire dagli anni '70

L´università americana è senza dubbio più vicina all´industria rispetto a quella europea e il suo ruolo propulsivo dell´innovazione ha radici antiche, non riconducibili agli effetti del Bayh-Dole Act. L´economista Richard Nelson della Columbia University ha ricordato, nel corso della lezione University and Innovation tenuta ieri in Bocconi, che già a metà dell´800, attraverso le stazioni agricole sperimentali, le università americane sono state protagoniste del progresso tecnologico americano, stringendo forti legami con gli stati, le strutture agricole e quelle industriali.

Più di recente, si è assistito a una forte accelerazione nel numero di brevetti acquisiti dalle università, a partire dagli anni ´70. In quel periodo, secondo Nelson, si sono presentate condizioni particolari, che avrebbero condotto a una crescita del numero dei brevetti e a un significativo trasferimento tecnologico anche in assenza della legislazione del 1980. La molla principale, secondo Nelson, è stata la crescita di industrie come quella biotecnologica, elettronica e chimica, fortemente dipendenti dalla ricerca di base. La stessa crescita dei brevetti si rivela molto concentrata in questi settori e, di conseguenza, nelle università che se ne occupano.

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