LA STAMPA, 15 FEBBRAIO 2002 FRANCESCA PACI LA RICCHEZZA DEL FUTURO SI BASA SULLE RISORSE INTANGIBILI: LO SPIEGA STAN DAVIS, STUDIOSO DI MARKETING A BOSTON ==================================================================== Se il movimento no global di Porto Alegre andasse in Borsa straccerebbe il World Economic Forum, i globalizzatori di Davos: nella guerra dei logo. Il futurologo americano dell´Ernst&Young Center for Business di Boston, Stan Davis, autore con Christopher Meyer di Blur: le zone indistinte dell´economia interconnessa e del Futuro della ricchezza, non si appassiona alla querelle politica global-no global. Guarda al mondo come ad un mercato dove si scambiano continuamente informazioni, merci, emozioni: "Da anni i movimenti ambientalisti hanno capito come usare emozioni per catturare l´attenzione. Al contrario, le multinazionali continuano a difendersi dai detrattori con un linguaggio razionale, freddo". Della serie: anche l´economia ha bisogno di un cuore. Storceranno il naso i 50 mila che due settimane fa, dalla cittadina brasiliana, hanno sfidato il gotha dell´economia mondiale riunito a New York brandendo le ragioni dell´ambiente e della manodopera sfruttata nel Terzo Mondo. Storcerà il naso Naomi Klein, che dell´idea di "no logo" ha fatto il best seller dell´estate 2001. Ma Porto Alegre ha vinto la battaglia mediatica contro il World Economic Forum: ancora martedì scorso Alison Maitlan dedicava mezza pagina del quotidiano inglese Financial Times alla stagione d´oro delle organizzazioni non governative. "Il mercato promuove chi crea un marchio di cui la gente si fida", per dirla con Stan Davis. Lo studioso del marketing statunitense, "l´unico capace di arrivare al futuro prima di chiunque altro" come lo definisce il fondatore del Media Lab Nicholas Negroponte, è stato a Torino due giorni fa per inaugurare il ciclo di seminari Isvor "Incontri sul pianeta: un vocabolario di idee per il nuovo secolo". A fine mese uscirà da Franco Angeli il suo nuovo lavoro: Lezioni dal futuro. "Dal passato però - scherza - c´è ancora tanto da imparare". Dal suo Blur, per esempio: data d´uscita 1998, data di scadenza, nessuna. Ammette: "Il concetto di "valore intangibile delle merci" di cui parlo in quel libro è ancora attualissimo. Cos´ha di intangibile un pacchetto di gomme da masticare Vigorsol, tanto per dire? L´emotività. Il commercio come tutte le relazioni umane si basa sullo scambio. Ogni scambio avviene in una zona sfumata, blur, dove le parti si invertono continuamente di ruolo. Chi vende un prodotto compra anche la fiducia del cliente e viceversa. C´è un piano di scambio economico, uno di informazioni, uno emozionale. Ecco, diciamo che il commercio punta tutto sullo scambio economico, poco su quello di informazioni, pochissimo su quello emozionale. Esattamente il contrario di quanto accade nel matrimonio. Solo che, per vendere, le aziende dovranno puntare sempre di più sullo scambio emozionale per coinvolgere il cliente". La centralità del consumatore è tema di "brain storming" aziendali solo dalla metà degli Anni 90. Federazioni a difesa dei diritti di chi fa la spesa sono sbucate in tutto il mondo. Il boicottaggio è diventato strumento politico della serie "compro un marchio invece di un altro e voto" capace di far chiudere alla Triumph una fabbrica di reggiseni nella dittatoriale Birmania. La multinazionale Citybank ha scelto la via della pubblicità etica promuovendo il prestito per correntisti a basso reddito. "Tutto prevedibile", ammicca Stan Davis, lisciandosi compiaciuto la scarpa made in Italy. "L´emotività di un prodotto è l´immagine del suo logo. Non una semplice maglietta Benetton, ma molto di più: uno stile di vita "alla Benetton". Qualcosa di così coinvolgente da essere quasi umano. Anche le persone possono diventare logo. Prendi la conduttrice televisiva americana Oprah Winfrey: è ormai sinonimo di onestà. Qualsiasi cosa dica, la gente le crede. E´ una persona-logo: se sponsorizza un libro, stai pur sicuro che finisce in classifica". La Nike, penalizzata dal boicottaggio della rete contro lo sfruttamento della manodopera minorile, investe ora sull´impatto emotivo. Dopo la campagna col ragazzo senza gambe che partecipa alla maratona di New York e sceglie la virgola rovesciata, ecco le scarpe che il cliente può disegnarsi su misura personalizzandole con scritte a piacere. "Just do it", promette lo slogan Nike, "basta farlo". Ma nell´era dell´informazione digitale, raggiungere l´attenzione del pubblico che, velocissima, si sposta da uno spot a un banner sullo schermo del computer, è gara da calzature bioniche. "O da piedi scalzi", dice Davis. Nel suo universo comunicativo l´autostrada di Internet e la mulattiera del passa parola si incontrano. Per questo, da futurologo, scommette sulle biotecnologie. "L´high-tech sfrutta tutti i linguaggi, come l´uomo. Solo utilizzando tutti i linguaggi è possibile sintonizzarsi sul bandwidth, la frequenza emozionale dell´ascoltatore". Vede il punto interrogativo nello sguardo di fronte, e s´interrompe. Si insacca nel divano, sbadiglia. "Noioso?", chiede a sorpresa. "Eppure sto dicendo le stesse cose, ho solo cambiato frequenza emozionale: quello che arriva all´ascoltatore oltre le parole". Roman Jakobson, il linguista russo, l´aveva chiamata "funzione fàtica", ma Davis non ci tiene a inventare formule: "Leggere il futuro è anche riscoprire il passato. La Rete per esempio ha semplicemente riprodotto la complessità della comunicazione umana: immagini e parole. Quello che dovrebbe fare l´informazione economica, ancora troppo legata a numeri e grafici". Resta da capire come mai la "comunicazione emotiva" è ancora materia di studio di un futurologo anziché di un aspirante businessman. "Perché fa parte di quelle che io chiamo le ricchezze intangibili di un´azienda - spiega il professore di Boston -, il capitale che non compare nelle voci di bilancio. Come il talento, le risorse intellettuali. Non c´è ancora un modo per valutare queste ricchezze. L´unica via è empirica: buttarsi nel mercato e aspettare che il mercato dia un voto". Sperando nel 6, perché il mercato non rimanda a settembre. "La mia è una provocazione. La ricchezza futura dipenderà dalla disponibilità a rischiare per investire sulle risorse intangibili, ma anche da una forte rete di sicurezza che bilanci la libertà individuale". Praticamente l´opposto di quanto accaduto per Enron, il gigante energetico americano che, fallendo, ha lasciato senza lavoro migliaia di addetti e messo nei guai un gran numero di investitori. La risposta di Stan Davis è futuribile: "Enron è un gruppo statunitense e gli Stati Uniti, all´avanguardia nella capacità di rischiare, dovrebbero invece andare a lezione di sicurezza nel Vecchio Continente. Il salto senza rete scommettendo tutto sul profitto è una distorsione. L´Europa, su questo, è molto più avanzata". La solita storia della tartaruga e di Achille. Chissà se nella guerra dei logo la spunterebbe il vecchio rettile.