La Repubblica, 21 luglio 2001

Usa, muore una cavia umana. Fondi tagliati all'università 

Sotto accusa la "Johns Hopkins": una dipendente dei laboratori uccisa
da una sostanza sperimentale
il caso

ARTURO ZAMPAGLIONE 

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NEW YORK - Al termine di un'inchiesta su una "cavia umana" morta
all'inizio di giugno, il governo americano ha bloccato tutti i
finanziamenti per la ricerca medica assegnati alla Johns Hopkins
university, uno dei più grandi e famosi poli scientifici degli Stati
Uniti. L'anno scorso l'università ricevette dal governo federale 310
milioni di dollari, circa 650 miliardi di lire: ma i rubinetti
rimarranno chiusi fino a quando il centro non avrà riesaminato tutte
le procedure interne per la ricerca, fornendo garanzie sufficienti.
La reazione della Johns Hopkins è stata molto critica. «Il governo ha
preso una decisione affrettata, inutile e paralizzante», hanno
tuonato i vertici dell'università, sottolineando come il blocco dei
finanziamenti porterà anche all'interruzione delle cure sperimentali
per gli ammalati di cancro. L'università ha anche ricordato come
migliaia di persone abbiano volontariamente partecipato agli
esperimenti, senza conseguenze di alcun genere.
D'altra parte, l'ufficio federale per la protezione delle ricerche
sull'uomo, che ha preso la decisione, non poteva chiudere gli occhi
di fronte alla morte di Ellen Roche. Ventiquattrenne, dipendente
della Johns Hopkins, la Roche si era sottoposta su base volontaria a
un test per una ricerca sull'asma. Aveva inalato all'inizio di maggio
una sostanza sperimentale che in poco tempo aveva portato alla
distruzione dei polmoni.
E' morta il 2 giugno. Ed è stata subito aperta un'inchiesta sui
sistemi di protezione e tutela dell'università, che adesso, con
l'ultima decisione, sono stati ritenuti inadeguati. In particolare,
non esistevano studi sufficienti sui pericoli della sostanza inalata
dalla ragazza, né erano stati resi noti gli effetti perniciosi che la
stessa sostanza, in dosi minori, aveva provocato su un altro
volontario.
E' opinione diffusa che la Hopkins riuscirà tra poche settimane,
tutt'al più tra qualche mese, a riavere i finanziamenti federali. Ma
la triste vicenda di Ellen Roche aveva già riportato d'attualità il
tema delle "cavie umane" e adesso, ovviamente, si apre un altro
capitolo che riguarda i rapporti tra governo e ricerca scientifica.
Fino a che punto, si chiedono gli esperti di bioetica, è giusto che
lo stato intervenga sui metodi di ricerca? Non c'è forse il rischio
di una burocratizzazione della scienza? E come si possono
sperimentare farmaci nuovi, magari promettenti, senza correre qualche
rischio? D'altra parte il governo ha il dovere di tutelare la salute
di tutti i suoi cittadini e di evitare che diventino cavie inermi
nelle mani di professori senza scrupoli o, peggio, delle aziende
farmaceutiche.