L'ESPRESSO - 2 novembre 2000 ANTICIPAZIONI / UN NUOVO LIBRO SU INTERNET E DINTORNI Prigionieri degli omini La new economy vista con gli occhi di un grande vecchio del giornalismo italiano di Giorgio Bocca ----------------------------------------------------- Diffidare del nuovo! O almeno non farsene incantare. Il mondo nuovo, la città nuova, l'ordine nuovo con il loro seguito di fallimenti e stragi. E ora la nuova economia, la new economy come si dice nell'angloamericano del nuovo colonialismo. Sarebbe nuovo anche il pensiero unico del neoliberismo, che però è quello antichissimo del «prendi i soldi e scappa». L'antichissima irresponsabilità del capitale, di quel migliaio di aziende che oggi si arricchiscono con la nuova economia e fanno e disfano sulla testa dei sei miliardi di uomini che abitano il pianeta. Tra i fanatici della new economy e gli altri c'è un comune denominatore: nessuno ha la minima idea di che ne sarà del genere umano. L'angoscia dell'ignoto coperta da una frenesia del guadagno rapido e facile, della ricchezza a portata di tutti. «Anche un camionista» dicono «può sognare di comperarsi un'isola». Anche un camionista licenziato dal progresso tecnologico? La ragione per cui la new economy con il suo esercito di computer, telefonini e Internet resta senza un vangelo comprensibile da tutti, senza una buona novella, è che dai tempi remoti dei raccoglitori di bacche, dall'epoca delle caverne ci siamo abituati a considerare l'uomo la misura di tutte le cose. Ma se ora al suo posto ci mettono i soldi e le macchine c'è qualcosa che non torna, c'è come un'ubriacatura dalla quale prima o poi dovremo uscire... ...I temi più ricorrenti della nuova economia sono la globalità, la flessibilità, la rete. Ebbene, provate a seguire ciò che si dice e si scrive su questi temi nei grandi media, nei convegni internazionali, nelle riunioni dei finanzieri e degli imprenditori, nei rapporti fra governi, e se siete ancora capaci di stupore farete questa agghiacciante constatazione: l'uomo non è più in prima fila, il suo destino è ignorato o rimandato a un imprecisato futuro, a una imprecisata mano invisibile del mercato. Il pensiero unico o nuova ideologia che pone il profitto al centro dell'universo, come tutte le ideologie, si aiuta con l'utopia, ma le sue promesse non incantano. Staremo tutti meglio, promette. Ma come? Cambiando lavoro dodici o quattordici volte nel corso di una vita, cioè non impadronendosi mai del proprio lavoro? Il tempo libero, l'automazione che lavora per noi, promette. Ma chi li ha visti? Una società basata sul consumismo ossessivo che ignora il risparmio è una società di lavoro a vita, anche se lo si chiama in altri modi. L'uomo? Ma chi è costui? Che cosa pretende? La distruzione creativa di Schumpeter è ottima per il capitale, un po' meno per quelli che ne escono con le ossa rotte. Ma basta liquidarli come perdenti. La nuova economia con i suoi raffinati congegni offre all'uomo un'informazione globale, sterminata, «in tempo reale», un tempo più arcano che le equazioni della relatività. Informazione per chi? Per cosa? Due milioni di italiani sono analfabeti, uno su tre sono analfabeti di ritorno che non leggono libri, non leggono giornali; ma i fanatici della rete, i "net slaves", non smettono l'inno trionfale: con Internet possiamo entrare negli archivi di Harvard, nella biblioteca del Congresso americano. Per fare che?... ...A Joseph de Maistre bastava una stanza per viaggiare, a Internet non basta il mondo intero. In pratica l'informazione quantitativa si riduce a un frenetico "zapping", un saltabeccare da galline da una notizia all'altra, da un'immagine all'altra. Ma il ridicolo di questo tutto informativo e pubblicitario è che finisce quasi sempre con le donne del Friul «tutte tette e cul», con l'eterno e risaputo sesso come il veicolo di più sicuro funzionamento. Tette e cul, mal che vadano l'e-commerce o l'e-business, sono assicurati. Il futuro! Il solito paesaggio di gesti, grida, silenzi, luoghi comuni, banalità e automatismi del presente riverniciato con nuove tecniche e gerghi professionali. Per trasformare ogni coglione in un appartenente alla casta dominante, al popolo privilegiato del Web. Lo stupido e l'incomprensibile che la propaganda incessante assimila al familiare sì da farlo apparire consolante, salvo che nei dormiveglia del mattino quando si affaccia il pensiero: si ricomincia?... La raffinatissima e un po' ermetica modernità si risolve in un obiettivo di tutta chiarezza: «il cliente alla fine è l'unico osso da rodere». Trattasi di un cliente incapace di intendere e di volere, a cui dare delle macchine usabili da tutti, ma non aggiustabili da chiunque. Perché il cliente ha sempre ragione purché continui a farsi spennare. Se i produttori ti vendono macchine che non sai aggiustare, che fai? Smetti di usarle? Smetti di comperare nuovi gadget? Pare che con la new economy ci sarà una nuova era. Dev'essere proprio così: la nuova era dell'omino. Chi è questo omino? Non è un dottore e neppure un professore, ma sa come aggiustare una stampante, come mettere le mani in un motore d'auto a iniezione, come sistemarti sul tetto una padella parabolica per ricevere quaranta o cento canali che trasmettono la stessa schifezza. Ma puoi stare senza padella se ce n'è una sul tetto del vicino? E tantissimi altri interventi provvidenziali come sbloccare la caldaia del riscaldamento o rimettere in funzione tutte le protesi, i servosterzi, gli ascensori, le macchine e le macchinette senza le quali non riesci più a vivere. L'altro giorno mi si bloccano contemporaneamente una tapparella e il boiler del bagno. Al buio e senza acqua calda, più impotente di un cavernicolo. Il tempo giovanile in cui ci veniva data in forma di gioco una pedagogia pratica, giochi come il meccano, l'architetto, il farmacista, si allontana; oggi non sappiamo più sturare un lavandino, figuriamoci il resto. Come si trova l'omino? Sulle Pagine gialle? Alla Camera di commercio? All'ufficio di collocamento? Tempo perso. L'omino lo trovi telefonando agli amici: «Sai mica di uno che sa aggiustare l'idromassaggio? Che ti cambia l'inchiostro di una stampante?». Un amico che sa dove trovare l'omino c'è sempre e l'omino è pronto a correre in tuo aiuto perché sa che sei con l'acqua alla gola, isolato dal mondo, impotente di fronte alle tue difficoltà, quindi non starai lì a di-scutere sul prezzo e sulle ricevute fiscali, ma lo pagherai in contanti, sull'unghia, lasciandolo fare con ammirazione e quasi devozione nel momento in cui la macchinetta che tutti hanno ma che nessuno sa come funziona ricomincia a dar segni di vita. Non c'è che la modernità per convincerti che sei in balia delle macchine e degli omini, superaccessoriato ma privo di autonomia, un po' come quegli automi che quando gli manca la carica si fermano a metà di un gesto. Forse sarà per questo, per trovare il modo di pagare gli omini che ci stanno attorno, che tutti noi per i soldi siamo pronti a vendere nostra madre e magari anche i nostri figli. Perché dagli omini ci viene la terrificante rivelazione che senza soldi saremmo spacciati, paralizzati. La vita moderna è complessa e alienante, l'uomo ne è emarginato, ma resta sempre l'umanesimo degli omini. Pagamento in contanti, senza ricevute e Iva... ...Ancora un'applicazione classica del pensiero unico: prima il pubblico paga le nostre spese, poi arriverà il benessere per la comunità. Innovare senza prevedere, questa è una delle regole auree del capitale. Dovunque si parla e si favoleggia dell'e-commerce, il mercato elettronico, quello in cui puoi cercare il sito dove ti vendono una mozzarella o due chili di arance, un'impresa che sembrava risolta da una telefonata al negozio all'angolo. Ma alla modernità il mercato a misura d'uomo non va bene, è partita all'attacco prima con i supermercati e ora con Internet. L'ultima volta che entrai in un supermercato fu in Val d'Aosta, dalle parti di Courmayeur. Stavo mettendo gli acquisti nel cestello quando capii che qualcosa non funzionava: vedevo gli altri che andavano a pesare la loro merce dopo averla insaccata nel cellophan. La pesavano e vi applicavano dei biglietti timbrati con il peso e il costo. Insomma, per la modernità facevano proprio quello che il commerciante fa gratis per i clienti. Alla cassa, al piano superiore, trovarono che uno dei timbri era illeggibile; arrivò un ispettore, quelli in coda protestavano. Ogni volta che passo davanti al supermercato mi risento incapace, impotente, in mezzo ai carrelli di quelli che sanno timbrare, in mezzo a quelli che mi guardano con compassione. L'e-commerce farà scomparire i negozi, come Internet farà sparire i giornali e i libri? Che l'inevitabile avvenga, che il disumano diventi familiare: la pianta dell'uomo è fatta per resistere a quasi tutto, ma ci mancherà il mercato che ha accompagnato la nostra storia come il luogo degli scambi e delle conoscenze. L'innovazione passerà sovrana, l'effetto sarà di far scomparire la mediazione fra il produttore, il mercante, il cliente. Il prezzo non sarà più trattabile, chi compera non saprà più qual è il prezzo giusto, dovrà comperare quasi sempre a scatola chiusa, come facciamo già con i gadget che funzionano qualche giorno e poi vanno aggiustati o rottamati. Dice l'Ecclesiastico (26,20-27,1-2) che anche nel vecchio mercato si insinuava automaticamente il peccato, la voglia eterna di inganno, il piacere di vendere a un prezzo superiore al lecito. Ma come non capire che fra gli effetti del mercato tecnologico ci sarà la moltiplicazione degli imbrogli e degli adescamenti? Se l'uomo non è più la pietra di paragone, tutto diventa ambiguo, a doppio taglio, e la comunicazione totale finisce per cancellare la comunicazione, i suoi luoghi deputati, il foro, le fiere, i mercati. Il mercato per millenni è stato quello che a data fissa nasceva un mattino e scompariva la sera con le tende colorate, i banchi di legno, il profumo delle erbe, il rosso delle carni, l'argento dei pesci e gli ambulanti che ti chiamavano, ti riconoscevano, allegri e un po' matti... Naturalmente so poco dell'e-commerce, e gli amici mi spiegano: «Ma dai, è comodissimo. Vuoi una camicia? Su Internet trovi tutti i siti dei camiciai, anche di Parigi o di Londra. Ti colleghi. Ti chiedono le misure del collo, delle braccia, ti ricostruiscono con il computer, e nel giro di pochi giorni hai la camicia a casa». E questo forse è un vantaggio, scompare la specie degli snobbetti che andavano a Parigi o a Londra apposta per le camicie e per le cravatte, "regimental" o da college. Internet è una rivoluzione che cambia il mondo, dicono. Non esageriamo, i contenuti di Internet, le informazioni sono quelle di prima raccolte e ridistribuite in modo spesso approssimativo e incontrollabile, ma certamente servono a creare nuovi mercati. Franco Tatò, l'amministratore delegato dell'Enel, dice che il capannone della vecchia economia è ancora necessario purché sia collegato a Internet. Era più rivoluzionario Lenin che definiva il comunismo «i soviet più l'elettrificazione». E, prima, gli imprenditori inglesi che definirono la rivoluzione industriale «telai più vapore». Ma in queste successive definizioni c'è un punto in comune: non sono arrivate dal cielo, le hanno inventate gli uomini del capitale a sostegno dei nuovi modi di produrre. E nella rivoluzione tecnologica il disegno del capitale risulta di tutta evidenza: crea le nuove tecniche, le sorregge con una propaganda schiacciante, convince in Italia milioni di persone a usare i nuovi strumenti, crea dei nuovi consumi, utili o inutili che siano. Era già accaduto con l'automobile, il mercato non dipendeva più dai consumatori ma dai costruttori. La rivoluzione di Internet poi si accompagna a un tempo in cui «gli dei se ne vanno», l'uomo si ritrova solo sul suo granello di sabbia che corre per il cosmo e cerca riparo nelle reti, le reti della new economy come quelle della New Age, magica questa, supertecniche le altre, modesti surrogati di Dio, reti che coprono nuove superstizioni e nuovi inganni, reti fragili.