IL SOLE 24 Ore on-line, Sezione Cultura. http://sole.ilsole24ore.com/cultura/domenica/focus_0807/art_lewontin.htm Un' ideologia per la patata? di Richard C. Lewontin Se i diciannove libri appena pubblicati e i sette chili di articoli che ho davanti agli occhi in questo momento danno una qualche misura, non vi è nulla che produca cibo per il pensiero più dei pensieri sulla produzione del cibo. L'introduzione dei metodi dell'ingegneria genetica nell'agricoltura ha causato, in Europa e nel Nord America, una reazione pubblica che non ha uguali nella storia della tecnologia. Neanche i disastri nucleari di Three Mile Island e Chernobyl sono bastati a generare una pressione politica così pesante ed efficace per proibire o disciplinare ulteriormente una tecnologia, a dispetto del fatto evidente che la radioattività non contenuta ha provocato la malattia e la morte di un numero altissimo di persone, mentre i pericoli del cibo manipolato geneticamente rimangono ipotetici. Recensire questa vasta letteratura nella sua completezza è assolutamente improponibile, quindi ho scelto dal mucchio quattro esempi tipici recenti. Il primo è un rapporto e un insieme di raccomandazioni della National Academy of Sciences e del National Research Council, la fonte della legittimità scientifica americana. Il secondo, The Ecological Risks of Engineered Crops, è una tesi partigiana, ma misurata, sui pericoli della manipolazione genetica in agricoltura, elaborata sotto gli auspici di un gruppo di azione politica di lunga data, la Union of Concerned Scientists. Il terzo, Stolen Harvest, è un ininterrotto atto di accusa nei confronti dell'ingegneria genetica, basato su ragioni etiche, culturali ed economiche, rivolto in particolare alle applicazioni che riguardano il Terzo mondo. Il quarto, Pandora's Picnic Basket, è l'unico esempio che sia riuscito a trovare del pregiudizio opposto. È una difesa dell'ingegneria genetica in agricoltura e un feroce attacco del sistema di regolamentazione statale a opera di un agronomo, inventore di varietà transgeniche alle quali i regolamenti statali hanno reso difficile la vita. Quali che siano le mie paure delle possibili reazioni allergiche al cibo prodotto con organismi geneticamente modificati, non sono più sconvolgenti delle allergie che mi provoca la qualità delle discussioni su tali organismi. Come dobbiamo interpretare un'importante questione che riguarda scienza e politica, quando una laureata in fisica (come Shiva)basa la sua opposizione all'ingegneria genetica sul "riconoscimento nelle Isho Upanishad che l'universo è la creazione del Potere Supremo inteso a vantaggio di tutta la creazione", quando un professore di economia agraria, nel tentativo di dimostrare che la tecnologia è vantaggiosa per gli agricoltori, commette l'errore elementare di confondere il reddito totale delle famiglie degli agricoltori con il reddito da agricoltura, quando uno scienziato di un'importante università pubblica, con molti anni di esperienza di ricerca nel settore della riproduzione delle piante, come McHughe ridicolizza l'esigenza di un controllo regolativo dei nuovi generi di cibi citando l'introduzione degli spiedini di maccheroni e formaggio annunciata in un giornale locale? Questi esempi, ahimé, sono rappresentativi di ciò che è stato scritto. Gli esami delle questioni scientifiche, anche i più assennati e apparentemente imparziali, si dimostrano sempre, alla fine, un manifesto. Ci viene offerto un paradigma della trahison des clercs di Julien Benda, ma il tradimento degli intellettuali riguardava gli effetti corruttori delle passioni ideologiche sugli stessi intellettuali. Passioni ideologiche nei confronti delle patate? Dà da pensare. Il gran chiasso in merito ai cosiddetti Organismi geneticamente modificati (Ogm) è una diretta conseguenza dello sviluppo di un modo radicalmente nuovo di manipolare l'eredità. Gli esseri umani modificano geneticamente gli organismi sin da quando addomesticarono piante e animali per la prima volta. Queste antiche modifiche hanno prodotto organismi che non solo sono molto diversi dai loro antenati selvatici, ma che per molte caratteristiche sono l'esatto contrario degli organismi da cui sono stati ottenuti. La spiga compatta di granoturco, con i grossi chicchi che aderiscono stretti stretti alla pannocchia, è molto utile per un cereale che va raccolto e immagazzinato per lunghi periodi, ma in natura una pianta siffatta scomparirebbe rapidamente poiché non riuscirebbe a disperdere i suoi semi. La storia dell'addomesticamento è proprio la storia della modificazione genetica degli organismi allo scopo di renderli estremamente "innaturali". Fino a poco tempo fa, il metodo per produrre nuove varietà di piante e animali consisteva nel ricercare le varianti desiderabili e propagarle in modo selettivo. Si può accrescere la variazione naturale che si ha in una specie anche mediante l'accoppiamento con specie strettamente affini che in natura di solito non danno origine a incroci, ma che possono farlo in situazioni di addomesticamento. Pertanto i metodi classici di riproduzione di piante e animali comprendono l'"innaturale" trasgressione dei confini delle specie. Ma servirsi della variazione genetica che si può ottenere da organismi strettamente affini limita le possibili realizzazioni proprio perché i due tipi di organismi sono piuttosto simili. Inoltre, introdurre la variazione genetica mediante l'incrocio di organismi diversi non è una procedura esatta. Un incrocio tra due varietà non discrimina tra le caratteristiche ereditarie che vengono trasmesse. Così, se si cerca di introdurre la resistenza alla malattia in una varietà di grano molto produttiva incrociandola con una varietà dotata di resistenza alla malattia, ma con una produttività bassa, il risultato sarà una varietà più resistente, ma meno produttiva. L'ideale per il tecnico è essere in grado di ricreare su ordinazione l'eredità di un organismo, in modo da produrre soltanto quelle varianti che l'occasione pare richiedere. La moderna ingegneria genetica consiste nell'estrarre il Dna corrispondente a un gene particolare da un organismo donatore, per poi inserirlo nelle cellule di un organismo ricevente in modo che si incorpori nel genoma di quest'ultimo. L'inserimento si può realizzare rivestendo minuscole particelle metalliche con il Dna e facendole penetrare nelle cellule riceventi, oppure inserendo il Dna in microrganismi che in seguito infetteranno il ricevente. Se la fonte del Dna è una specie distante che non si può incrociare con il ricevente, il risultato che si ottiene viene detto organismo transgenico. Non è affatto necessario che il donatore e il ricevente siano simili perché il trucco funzioni. Così il gene umano per l'insulina è stato inserito con successo nel genoma di alcuni batteri e oggi questi batteri, sviluppati in vasche industriali, producono grosse quantità di insulina umana per il mercato. Nonostante le paure per il fatto che gli esseri umani ingeriscano prodotti dell'ingegneria genetica, nessuno sembra preoccuparsi del gran numero di diabetici che ogni giorno si iniettano insulina prodotta per via batterica. Per quanto se ne sappia, questo prodotto dell'ingegneria genetica non ha mai danneggiato nessuno; ma dopotutto, per quanto se ne sappia, finora nessun prodotto dell'ingegneria genetica ha mai danneggiato qualcuno. Fino a oggi, l'uso principale dei trasferimenti transgenici di Dna in agricoltura è consistito nel rendere le piante coltivate resistenti agli insetti infestanti o agli erbicidi usati per controllare le erbe infestanti. La resistenza agli insetti è stata creata inserendo nelle piante i geni che codificano per tossine potenti, le proteine Bt, da un batterio, il Bacillus thuringensis. Appena gli insetti cominciano a rosicchiare le piante, ingeriscono la tossina Bt e muoiono. Anche per trasferire la resistenza agli erbicidi si sono utilizzati batteri, come pure una varietà di piante non affini che risultano resistenti a particolari sostanze chimiche. Una delle ironie dell'attuale battaglia sugli Ogm è che i sostenitori delle pratiche dell'agricoltura biologica, che si oppongono duramente all'introduzione di piante transgeniche contenenti i geni Bt, hanno promosso per molti anni lo spargimento di questi stessi batteri sulle piante, come sostituto naturale degli insetticidi chimici. Ironia a parte, non è certo una contraddizione, come lasciano intendere i proponenti degli Ogm: irrorare una pianta con una tossina, che quindi si può eliminare con un lavaggio, non è uguale a far sì che le piante la producano internamente. Benché finora l'ingegneria transgenica si sia concentrata principalmente sulla resistenza agli infestanti e agli erbicidi, tutto sembra possibile. A rendere la tecnica tanto attraente e a farle generare tanta preoccupazione è il fatto che qualsiasi gene di qualsiasi specie può essere trasferito a qualsiasi altra specie. Naturalmente, alcuni di questi trasferimenti sarebbero dannosi o anche letali per l'organismo ricevente e quindi non se ne può fare alcun uso pratico; non esistono tuttavia regole generali che consentano di prevedere se un trasferimento funzionerà o meno. Il punto critico è che non vi è limite a ciò che si potrebbe fare se per qualcuno valesse la pena farlo. Centinaia di varietà create dall'ingegneria genetica sono state sottoposte a verifica in base a direttive di massima approvate da enti governativi e oggi si trovano in commercio parecchie decine di varietà transgeniche di piante, tra cui il mais, il cotone, la zucca, la patata, la colza, la soia e la barbabietola da zucchero. Sono passati soltanto sei anni da quando si sono piantate per la prima volta varietà transgeniche per scopi commerciali, eppure oggi negli Stati Uniti più del 20% degli ettari dedicati al mais sono seminati a mais transgenico e nel mondo vi sono circa 40 milioni di ettari seminati a varietà transgeniche, compresi il cotone e la soia. (Traduzione di Simonetta Frediani). [La versione integrale dell'articolo di Richard C. Lewontin uscirà nel numero di settembre della "Rivista dei Libri" e sarà disponibile sul sito Internet www.laRivistadeiLibri.com - Per informazioni 055219624]. 8 luglio 2001