LA REPUBBLICA, 24 MAGGIO 2000 , P.35 "Sì, servono più controlli ma ci sono tanti vantaggi" Parla Renato Dulbecco, presidente del Tebio e alfiere della ricerca biotech MILANO (f.r.) - Renato Dulbecco, Nobel per la medicina, presiede il comitato scientifico di Tebio. Professore, perché fidarsi delle biotecnologie? "Fidarsi è una parola troppo vasta. Bisogna accettare e rinonoscere quello che hanno fatto. Riconoscere, per esempio, che ci sono ormoni, come quello della crescita, fatti con mezzi sviluppati dall'ingegneria genetica, dalla biotecnologia. Per quelli che ne hanno bisogno, è una questione di vita o di morte. Capisce, cose di questo tipo esistono. Ora, quello che è venuto fuori contro le biotecnologie è la questione dei cibi geneticamente modificati. Perché questo, in fondo, interessa a tutti. E naturalmente suscita dei dubbi". Sono dubbi giustificati? "Io capisco che il profano si chieda: ma che cosa stiamo facendo? Io non ho nessuna obiezione contro questi dubbi. Però dico: bisogna guardare al problema in modo serio e obiettivo. Ora, quali sono gli elementi che possiamo esaminare? Uno è questo: i cibi modificati, il granturco, la soia, sono stati già fabbricati negli Stati Uniti e in altri paesi da tre-quattro anni. Centinaia di milioni di persone li hanno consumati, e nessuno si è lamentato, non c'è mai stato nessun problema". Allora nessuna paura? "Vede, io d'altra parte sono d'accordo col fatto che non si può prendere niente per garantito: quello è un errore. Per cui, quelli che protestano fanno bene a protestare. È il loro punto di vista. Devono farlo però in modo umano, non rompendo cose eccetera. E questa protesta ha suscitato un po' di riesame fra le persone connesse con la biotecnologie. Hanno pensato: finora non c'è stato nulla di male, però non possiamo escluderlo. Cosa si è fatto per capire se ci sono cose che non vanno bene? "Finora nulla. Bisogna perciò che ci sia adesso un sistema di monitoraggio molto accurato, nelle aziende che costruiscono il cotone, le patate, e vedere che cosa bisogna fare". Oggi Altroconsumo, una associazione di consumatori, ha trovato tracce di Ogm non dichiarate in prodotti alimentari. "Certo, non è una buona cosa. Io credo che si dovrebbe sapere, se un prodotto li contiene o no. Ma vede, che cosa poi crea dei dubbi? Questo fatto: chi trae vantaggio dai cibi geneticamente modificati? La ditta che li produce, e i coltivatori che li adoperano, perché per loro costa molto meno per varie ragioni. Però il consumatore non ne ha nessun vantaggio. A me sembra che parte del vantaggio che hanno produttori e coltivatori dovrebbe ricadere sul consumatore, che avrebbe una maggiore motivazione ad accettare questi cibi". Ma è vero che c'è, con le sementi modificate, una maggiore dipendenza dei coltivatori dalle case che le producono? "Questa è una cosa che è stata molto esagerata. È vera, ma è stata esagerata. D'altra parte il seme deve mantenere una sua purezza, e se si continua a usarlo da una piantagione all'altra c'è sempre il pericolo che venga contaminato. Questo è un problema che si potrebbe risolvere: io penso che non sia necessario cambiarlo ogni volta, basterebbe farlo ogni tanto". Dunque lei, professore, pensa che la contestazione sia utile? "Certamente. Io credo che sia stato un grande errore mettere in commercio queste sostanze senza avere una prova estesa della loro normalità. Certo, la prova viene da quanto vengono usate. Ma non è stato fatto niente di organizzato per cercare di verificare. Penso che adesso questo si dovrebbe fare. I cibi geneticamente modificati dovrebbero continuare ad essere fatti, perché sono di vero vantaggio. Però ci dovrebbero essere delle misure di sorveglianza molto più strette di quelle che ci sono ora, per vedere se ci sono delle complicazioni". Questa innovazione produce benefici per i paesi più poveri? "Ancora no, ma c'è parecchio lavoro da fare. Per esempio si sta lavorando a introdurre un gene che rende le piante più resistenti alla siccità e al calore. Questo potrebbe essere molto utile. Oppure c'è un tipo di riso che produce una quantità molto maggiore di vitamina A: in molti paesi la gente diventa cieca, perché non c'è abbastanza vitamina A. Quindi bisogna vedere tutti gli aspetti: i buoni e i sospetti".