LA REPUBBLICA, 11 luglio 2001
Il genetista Dallapiccola
"Ci sono troppi rischi
è un esperimento folle" 
STEFANIA DI LELLIS 
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ROMA - «Una follia, un delirio di onnipotenza, dovremmo smettere di
giocare a fare Dio e tenere la testa sul collo». Il presidente della
società genetica italiana Bruno Dallapiccola boccia senza mezzi
termini l'annuncio australiano. Un attacco dettato da perplessità non
etiche, ma scientifiche: «Le nostre conoscenze sono ancora troppo
limitate - spiega - bisogna ricordarsi dei problemi presentati dagli
embrioni concepiti con la clonazione prima di pubblicizzare
esperimenti che hanno il 99 per cento di probabilità di dare vita a
esseri con anomalie». 
Perché tanto scetticismo?
«Alla Monash University hanno usato cellule somatiche ridotte per
funzioni normalmente svolte dalle cellule germinali. Tentativo
interessante, non nego. Il problema è che la scienza non sa ancora
abbastanza sul comportamento dei cromosomi in condizioni fisiologiche
per poter cercare percorsi alternativi. Non si può prendere una
cellula somatica, dimezzarne il corredo genetico e poi buttarla
dentro pensando che funzioni esattamente come gli spermatozoi.
Dovremmo aver imparato qualcosa dai problemi che abbiamo già
incontrato con i cloni». 
Che tipo di alterazioni potrebbero presentare gli embrioni nati con
il metodo di fecondazione messo a punto nei laboratori australiani?
«Sarebbero ad alto rischio di malformazioni. Ci sono troppi
meccanismi di regolazione biologica che non controlliamo. Dovremmo
essercene resi conto già quando ad esempio abbiamo provato a usare
gameti maschili non maturi e ci siamo trovati di fronte ad
alterazioni dell'imprinting genetico. Non siamo ancora arrivati a
sapere con esattezza quanti sono i nostri geni, figuriamoci un po' se
possiamo tentare interventi così pesanti e in una fase così
delicata». 
È dunque fantascienza pensare che due donne possano riprodursi senza
avere bisogno di sperma, come è stato ipotizzato a Melbourne?
«Mi sembra una follia, un delirio di onnipotenza di certi scienziati.
Questo tipo di annunci non sono altro che pericolose operazioni
commerciali». 
Perché pericolose?
«Perché alimentano in maniera infondata le speranze della gente.
Vede, può darsi che tra cinquanta anni grazie alla genetica
miglioreremo la salute. Al momento quello che siamo riusciti a fare,
dopo venti anni di studio, è soltanto prevenire e diagnosticare
alcune malattie. E invece l'opinione pubblica viene continuamente
bombardata di notizie su presunte scoperte sensazionali. Mi chiedo,
anzi, come non si sia ancora scocciata. A questo poi si aggiunge la
malafede di chi approfitta delle illusioni foraggiate da questi
annunci. Ci sono coppie disperate perché non possono avere figli che
si vendono la casa pur di rivolgersi all'ultimo mago di turno che
promette miracoli. Una scorrettezza che danneggia anche il lavoro dei
professionisti più seri».