IL SOLE 24 ORE, 30 dicembre 2001 CINZIA CAPORALE RICERCA SUL FILO DI UNA RIVOLUZIONE Da quelle cellule ci aspettiamo radicali miglioramenti della qualità della vita -------------------------------------------------------------------- Le cellule staminali sono cellule indifferenziate la cui caratteristica fondamentale è la capacità di rigenerarsi e di generare una progenie altamente differenziata. Sono dette totipotenti, pluripotenti o multipotenti a seconda della loro plasticità come precursori istologici, costituiscono la "inner cell mass" dell'embrione, e cioè il cluster di cellule che formerà per intero tutti i tipi di tessuti e organi del feto, e continuano a essere presenti in tutti gli stadi di sviluppo biologico dell'individuo, e quindi anche nell'adulto. In pratica, oggi le cellule staminali sono il Pongo dei ricercatori, la plastilina della scienza, e non è irrealistico pensare che, in prospettiva, le terapie cellulari da esse derivate possano rivoluzionare la medicina, allungare la vita media e migliorarne sensibilmente la qualità. Le sperimentazioni in corso in un numero sempre crescente di laboratori pubblici e privati del mondo hanno finalità non solo terapeutiche, ma anche, e per il momento soprattutto, conoscitive. Le cellule staminali si sono rivelate infatti un convincente strumento per indagare i complessi processi di accrescimento e trasformazione del corpo, i fenomeni legati all'invecchiamento, e in sostanza i fattori coinvolti nei meccanismi di "decision-making" cellulare e quindi anche gli errori da cui originano molteplici malattie degenerative (tra le più diffuse e invalidanti). La sfida biotecnologica che deve essere superata prima che le applicazioni divengano reali è certamente significativa. L'acquisizione delle conoscenze di base circa il funzionamento di determinati sistemi fisiologici non è infatti che il preludio all'individuazione di soluzioni tecniche capaci di trasformare la visione prometeica degli scienziati in concreti trapianti cellulari, o nella capacità concreta di indurre farmacologicamente l'autorigenerazione dei tessuti danneggiati. E se da un lato la competizione tra i gruppi di ricerca ha prodotto un progresso imprevedibile soltanto un anno fa, dall'altro guardando prospetticamente vi è da chiedersi se la ricerca sulle cellule staminali soddisferà le speranze di oggi o se non sarà ridimensionata nei suoi risultati concettuali o applicativi. La storia della scienza presenta numerosi esempi di discrasia tra ciò che "promette" e ciò che "rende". Come spesso accade, infatti, la conoscenza teorica della dimensione "micro" trova poi un ostacolo nel venire traslata alla realtà più complessa e meno trasparente della dimensione "macro". L'universalità delle conoscenze di base, cioè, trova spesso un limite nell'individualità delle condizioni applicative. Un limite che in questo caso però potrebbe non rivelarsi insormontabile. Al solito, i problemi maggiori per gli scienziati provengono dal versante "sociale". Una delle questioni principali riguarda da un lato l'irrinunciabilità scientifica dell'utilizzo di cellule staminali provenienti da embrioni umani e dall'altro le legittime riserve di chi attribuisce all'ovulo fecondato uno statuto ontologico paragonabile a quello di un individuo già nato. A fronte di un dilemma bioetico impossibile da dirimere considerando il pluralismo strutturale delle società occidentali, e considerando l'inopportunità e l'antistoricità di trasformare i peccati in reati, la classe politica delle istituzioni europee e quella di alcuni Stati nazionali si è prodotta nei più inverosimili e sterili equilibrismi. Gli esiti di tale iniziativa funambolica sono la più totale incertezza per i ricercatori e in definitiva l'immancabile ipocrisia di attendere che il "lavoro sporco" venga compiuto da altri. L'indeterminatezza e talora la contraddittorietà e indecifrabilità degli aspetti regolamentari, nonché la tentazione di governare le anime piuttosto che le biotecnologie, nel caso delle ricerche sulle cellule staminali costituiscono un problema aggiuntivo di notevole entità rispetto al già cronico sottofinanziamento della scienza. Trattandosi di sperimentazioni promettenti sul piano degli investimenti privati, l'imprevedibilità delle politiche che verranno implementate in questo particolare settore indubbiamente scoraggia gran parte degli imprenditori europei. L'incertezza del diritto, cioè, aumentando i costi di transazione, di fatto è l'equivalente di una proibizione seppure non dichiarata e della quale nessuno è responsabile. Si contravviene così al principio fondamentale di un sistema democratico e si impedisce lo sviluppo economico di un ambito rilevante e innovativo (i brevetti principali, che insistono sulle cellule staminali embrionali sono già 254). Certo è che le cellule staminali hanno sorprendentemente scalzato l'ingegneria genetica nell'immaginario collettivo e nell'attenzione dei media. Meno minacciose del Dna, più amichevoli dei geni, queste cellule promettono la sostituzione di "parti" malate, il rammendo di organi, il miracolo di morire sani come pesci. La familiarità acquisita socialmente rispetto ai comuni trapianti d'organo aiuta, per analogia, a non diffidare dei micro-trapiantatori di cellule umane e ancora non si è letto di staminali frankenstein. Il timore del Minotauro degli xenotrapianti, trova nelle terapie cellulari autologhe una rassicurante catarsi. E se non fosse per il termine improprio di "clonazione" terapeutica che troppo spesso viene loro associato - con la bio-epica di improbabili fotocopie viventi -, le cellule staminali e le loro applicazioni cliniche potrebbero costituire un insperato momento di riconciliazione tra la comunità scientifica e quella sociale. Una speranza di vita, appena un filo che con cautela ma questa volta concordemente ci si appresta a tirare. Stamen, staminis: ovvero stame, ordito, filo; stame del destino, destino; sorte, filo della vita (G. Campanini e G. Carboni, Vocabolario latino-italiano, italiano-latino, Torino, G.B. Paravia & C., 1975).