venerdi , 29 dicembre 2000
BIOLOGIA GENETICA
Il professor Edoardo Boncinelli, ricercatore di fama internazionale, spiega perché la tecnica indicata dal comitato guidato dal premio Nobel è eticamente corretta
CORAGGIO E DIALOGO, così si è aperta una valida speranza per nuove cure
di Edoardo Boncinelli
Se il ministro della Sanità Veronesi accetterà le raccomandazioni della commissione
da lui insediata tre mesi fa per consigliarlo sull' uso delle cellule staminali, l' Italia
potrebbe avviarsi a fare ricerche indirizzate alla produzione di cellule, tessuti e parti
di organo a scopo terapeutico, utilizzando non solo cellule staminali prelevate da
individui adulti e da materiale risultante da aborti spontanei o terapeutici, ma anche da
cellule-uovo non fecondate alle quali venga sostituito il nucleo. E' , quest'ultimo, l'
unico elemento di novità che emerge dal documento che è stato presentato ieri al
ministro. Si tratta però di un elemento di grande rilevanza. Dopo tutto il chiasso che si
è fatto quest'anno sulla cosiddetta clonazione terapeutica, è arrivato forse il momento
della chiarezza.
Lo scopo di questo tipo di ricerche è chiaro. Vedere se, e fino a che punto, si possano
preparare in laboratorio tessuti e parti di organo che possano esse re impiantati o
trapiantati in individui portatori di danni fisici irreversibili, causati da malattie o da
traumi conseguenti a incidenti, ictus o all'asportazione di tumori. Che questo sia
possibile lo si è cominciato a pensare da non più di due-tre anni a seguito di un
succedersi di scoperte fatte su animali più o meno simili a noi. Non è ancora
sicurissimo che ciò sia possibile anche per l' uomo, almeno per certi tessuti, ma le
prospettive sono incoraggianti.
In questa ottica, qualcuno ha pensato che fosse giunto il momento di sperimentare, perché
di sperimentare si tratta e non di passare all'applicazione clinica, anche sull'uomo.
L'Inghilterra e gli Stati Uniti si sono mossi in questa direzione e un certo numero di
nazioni europee, come la Spagna, la Germania e più recentemente la Francia, hanno avviato
un processo istruttorio su questi temi. La potenziale utilità di queste ricerche non è
in dubbio. Il punto controverso era ed è il tipo di cellule dalle quali partire per
produrre questi tessuti e parti di organo.
Oggi si sa che è possibile riprogrammare una cellula per farla procedere lungo la strada
che a noi più aggrada, verso la costituzione cioè di questo o quel tessuto del nostro
corpo. Questo processo di riprogrammazione è però molto più facile sulle cellule che
non possiedono ancora una loro caratterizzazione specifica e risulta via via sempre più
complesso se applicato a cellule più caratterizzate, cioè differenziate. Le cellule meno
differenziate e quindi più facilmente riprogrammabili in assoluto sono quelle presenti
nell'embrione quando è ancora allo stadio di 6-8 cellule. Ciascuna di queste è capace di
dar luogo ad un intero organismo ed è quindi per definizione capace di produrre qualsiasi
tessuto. Per questa loro capacità tali cellule sono dette totipotenti.
Sono praticamente totipotenti anche le cellule che si trovano all'interno dell'embrione di
due settimane, chiamato blastocisti. E' da qua che si prelevano le cosiddette cellule
staminali embrionali (ES) con le quali lavorano in tutto il mondo gli scienziati che fanno
analoghi esperimenti sul topo. Ancora capaci di una notevole plasticità, e quindi
riprogrammabili, sono probabilmente molte cellule prelevate da aborti spontanei o
terapeutici. Queste cellule, come pure quelle prelevate dal cordone ombelicale al momento
della nascita, completano il gruppo di quelle dalle quali ci si poteva da sempre aspettare
una buona disposizione alla riprogrammabilità. Ciò che è emerso di nuovo negli ultimi
anni è stata la relativa abbondanza di cellule riprogrammabili presenti anche in
organismi adulti. Queste cellule, dette comunemente staminali, sono presenti nel midollo
osseo, nella pelle, nelle mucose e perfino nel cervello di individui adulti. Un certo
numero di lavori sperimentali hanno dimostrato di recente che queste cellule possiedono
infatti una buona disposizione ad essere «rieducate» e a lasciarsi riavviare verso un
nuovo destino. In questa impresa scientifica è stato tutt'altro che secondario il
contributo di alcuni gruppi di ricercatori italiani, tra i quali spicca quello di Angelo
Vescovi che è riuscito a utilizzare cellule staminali prelevate dal cervello per produrre
sia sangue che tessuto muscolare. Per questo motivo l'utilizzazione delle cellule
staminali adulte è stata anche battezzata «la via italiana» alla produzione di tessuti
e organi.
L'utilizzazione di cellule staminali adulte avrebbe enormi vantaggi sia dal punto di vista
tecnico che psicologico, ma ancora non sappiamo fino a che punto potranno soddisfare tutte
le esigenze della clinica. Da qui la necessità di sperimentare anche su altri tipi di
cellule e da qui l' insorgere di problemi di natura psicologica, etica e religiosa,
soprattutto per quanto concerne l'utilizzazione di cellule prelevate da embrioni umani. La
Commissione era stata proprio insediata per dare consigli sul via libera da dare a
esperimenti su un tipo di cellule piuttosto che su un altro. E la Commissione si è
divisa, come era del resto ragionevole aspettarsi, sull'utilizzabilità di cellule
prelevate da embrioni precoci o di due settimane. Mentre alcuni ritengono che ciò sia
lecito, se non doveroso, partendo da quegli embrioni sovrannumerari risultanti dalla
fecondazione in vitro e che per una varietà di motivi non possono venire utilizzati,
cioè impiantati nell'utero di una madre potenziale, altri membri della Commissione hanno
affermato l' illiceità morale di tali esperimenti, perché così si violerebbe la
sacralità della vita umana. Per loro infatti un embrione è un essere umano con
potenzialità di sviluppo.
La Commissione si è invece unanimemente espressa in favore della possibilità di
sperimentare su cellule adulte, su cellule ricavate da aborti spontanei o terapeutici e su
cellule-uovo nelle quali è stato inserito il nucleo prelevato da un'altra cellula, a
patto che sia chiaro che non si sta neppure iniziando a formare per questa via un nuovo
embrione. Ciò oggi è possibile in molti mammiferi e costituisce il vero elemento di
novità di questi anni. Una cellula-uovo non fecondata, ma si spera presto anche una
cellula di altro tipo, può essere privata del suo nucleo e può ricevere il nucleo di
un'altra cellula, magari dello stesso individuo che necessita del trapianto.
La cellula che riceve questo nuovo nucleo viene così totalmente riprogrammata e coltivata
in vitro per produrre tessuti e organi. Non è invece capace di dar luogo a un embrione, a
meno che non venga «attivata», non sia soggetta cioè a un trattamento speciale che in
una certa percentuale di casi potrebbe eventualmente dar luogo a un vero e proprio
sviluppo embrionale. Il chiarimento di questo punto, con l'illustrazione delle
potenzialità di sviluppo di questa via, è uno dei meriti di questa Commissione. Ciò non
significa che esperimenti di questo tipo si faranno presto, ma la risoluzione della
Commissione costituisce comunque un importante passo avanti, sia sul piano scientifico che
su quello della capacità di dialogo fra persone di diverse convinzioni etiche.