La Stampa del 27 marzo 2002
Piero Bianucci, "Scienza, informazione e società"
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La sociologia della scienza finora ha avuto un ruolo marginale: quando l´epistemologia e
la bioetica non hanno cercato di assorbirla in sé, ha sempre stentato a trovare
attenzione, anche perché i ricercatori non sempre accettano di diventare essi stessi
oggetto di ricerca. Professore all´Università di Trento, Bucchi ("Scienza e
società", il Mulino, 196 pagine, 11 euro) affronta aspetti che vanno dalla
responsabilità degli scienziati all´autonomia della ricerca in un mondo in cui esistono
sempre più vincoli politici, pressioni economiche e problemi di comunicazione. Su
quest´ultimo punto, esemplare il capitolo che schematizza i due principali modelli della
divulgazione scientifica: quello più ingenuo della "traduzione" da un
linguaggio specialistico a un linguaggio popolare e quello di un "continuum" che
va dai "paper" intraspecialistici degli addetti ai lavori, alle riviste
interspecialistiche ("Nature", "Science"), al livello pedagogico dei
manuali, fino livello popolare dei giornali e dei settimanali d´informazione generalista.
Dal primo all´ultimo livello crescono in parallelo i lettori e la semplificazione mentre
diminuiscono la problematicità e il senso critico nella presentazione dei risultati.
Sennonché, oggi, il livello popolare può influenzare i livelli superiori, fino ai
ricercatori stessi, in un cortocircuito comunicativo che già più volte ha dimostrato la
sua pericolosità .