30.01.06

L'innovazione imposta dal Principe (dall'incontro con Alberto Schena)

Piero Bassetti: Vorrei fare due osservazioni. Innanzi tutto vedo confermata la raccomandazione che ho fatto all'inizio. Quando il dott. Schena dice che le imprese non si servono di questa innovazione, dice una cosa drammatica, perché indica che la nostra impresa è semi-analfabeta, perché è piccola. Tra i Paesi industrializzati, il nostro è fra quelli che hanno il più basso livello di informatizzazione delle imprese. Sta ai giovani, alle nuove generazioni recuperare il ritardo accumulato. Un esempio calzante è quello delle Pagine Gialle; tra l'altro siamo tra i Paesi in cui questo servizio è più sviluppato. Ma la situazione è questa proprio a causa dell'analfabetismo informatico. Noi siamo alla guida del telefono: le Pagine Gialle sono una banca dati al livello della guida del telefono, che funziona come un dizionario. Ma già una consultazione come quella della rubrica del telefonino, alla quale si accede digitando le lettere iniziali del nome, è un miglioramento decisivo, che abbrevia i tempi di consultazione. Allo stesso modo la conoscenza di un linguaggio, come quello informatico, permette ulteriori, decisivi miglioramenti. C'è un nesso importante la tra sofisticazione delle dotazioni informatiche di un'azienda, o di un privato, e il diritto di accesso alla pubblica amministrazione, un nesso che è stato individuato e praticato dall'innovazione di InfoImprese. Ma la premessa è che l'utente sia familiarizzato con il linguaggio informatico. Il parallelo con la lingua è evidente: la competenza linguistica di uno studente universitario gli permette di servirsi di strumenti sofisticati, come una compiere una ricerca bibliografica oppure consultarla; una persona che ha compiuto soltanto gli studi della scuola dell'obbligo sarà in difficoltà di fronte a questi strumenti, che pure sono basati semplicemente sull'alfabeto. Allo stesso modo, se si conosce la lingua informatica, a mano a mano che si affinano gli strumenti ci si può impadronire di essi e sfruttarli. Oggi ci si affida ad un professionista, ma è un modo di aumentare i costi di transazione. Soluzioni tecnologiche che dovrebbero ridurre i costi di transazione, se recepiti male dall'organizzazione sociale finiscono per alzare i costi di transazione, oppure per trasferirli. Il trasferimento dei costi corrisponde a ciò che fa anche l'amministrazione fiscale, vale a dire demanda all'utente la compilazione delle denunce dei redditi.
Vorrei raccontare un episodio collegato agli archivi cartacei. Uno degli obiettivi dell'informatizzazione dei bilanci delle società è migliorare i controlli anticrimine. Le società che lavorano al limite della legalità preferirebbero che i loro documenti sparissero. Nel tribunale di Milano, all'epoca in cui c'ero io, quando le imprese mafiose erano costrette a depositare i bilanci, si auguravano ovviamente che i loro bilanci andassero perduti. Per dare un'idea di che cos'erano gli archivi del tribunale, basta sapere che gli operatori avevano negoziato sindacalmente un'indennità che era detta "indennità del minatore", perché lavoravano in locali nei quali potevano cadere dei dossier. In un tale contesto, i mafiosi mettevano le sottilette di formaggio accanto alle pagine dei bilanci che volevano far sparire; siccome gli archivi erano infestati da topi, i roditori si mangiavano formaggio e bilanci, e così spariva il fastidio. Questo esempio rende evidente il fatto che intorno ai temi della garanzia e della fiducia non ci sono soltanto problemi tecnici, ma ruotano anche problemi giuridici, garantisti e politici di enorme rilevanza.
Dopo gli esempio di innovazione del prodotto, che abbiamo sentito illustrare in quest'aula negli incontri precedenti, o di innovazione di servizi di mercato, come la cablatura portata avanti da Silvio Scaglia con Fastweb, oggi abbiamo sentito un attore di innovazione nella pubblica amministrazione. Non c'è solo bisogno di generazioni di giovani informatizzati, ma anche di una pubblica amministrazione tecnologicamente adeguata, cosa che in questo caso si è riusciti a fare, ma è un passaggio difficile. Ma la pubblica amministrazione non agisce come il mercato, offrendovi delle scelte. La scelta tra la banca dati di Pagine Gialle e quella di InfoCamere vi è offerta, come utenti, ma quando lo Stato dispone che non accetta documenti se non formulato in un certo modo, usa il potere per imporre l'innovazione. A seconda di come lo Stato innova, in modo cogente, tutti finiamo per pagarne le spese: se la firma digitale si rivelasse essere inutile, noi avremmo complicato la vita a una generazione di commercialisti e di contabili industriali per far loro fare un'operazione inutile e, per giunta, obbligatoria. La politica, quindi, entra nel business per tante porte. Per questo non si può dire, stando dietro alle scrivanie delle aziende, che lì non si parla di politica. Perché la politica vera è questa, non sono i dibattiti in politichese dietro le quinte. La politica vera è come il "Principe" usa il potere per facilitare o complicare la nostra vita. Quando si abolisce la leva, cambiano molto le condizioni dei giovani. Quando lo Stato fa la guerra, cambiano le condizioni. Quando abolisce un obbligo lo Stato cambia le condizioni di operare delle aziende, ma possono cambiare in bene come in male. Questo è un esempio importante del modo di innovare della pubblica amministrazione, che si serve dello ius cogendi come modalità abituale dell'operare. Non avremmo sondato un campo importante, nelle nostre lezioni, se non avessimo ascoltato una testimonianza in merito al modo in cui l'innovazione entra in quel fattore di produzione che è anche la pubblica amministrazione.

Prof. Alessandro Sinatra: L'esempio proposto oggi dimostra la profonda differenza di spessore tra l'innovazione di prodotto e l'innovazione all'interno della pubblica amministrazione. Quest'ultima si inserisce in un sistema complesso, che coinvolge molti più attori e implica obbligatoriamente un numero e un tipo di problemi diversi, di dimensione maggiore.
Una seconda caratteristica di questo tipo di innovazione è la coesistenza con le normative: l'innovazione del registro informatico passa attraverso delle modifiche di legge. Si tratta di una dimensione assai diversa da quella dell'innovazione commerciale.
L'impatto di questo tipo di innovazione sulla struttura amministrativa pubblica è altresì notevole: non è difficile immaginare che cosa implichi un cambiamento di questo tipo sulla macchina burocratica di un intero Paese. L'innovazione non riguarda soltanto l'azienda singola, ma il sistema amministrativo nel suo complesso.
Infine, è importante sottolineare il modo in cui l'innovazione si pone rispetto all'utente al quale essa è rivolta, ovvero come si configura la responsabilità degli utilizzatori, qual è l'impatto su di loro. Nel momento in cui si rende possibile una disintermediazione è l'utente a decidere se avvalersi di questa possibilità. Però bisogna poter decidere. Mi ha colpito, ad esempio, che in Sicilia gli agricoltori, i braccianti, si rivolgano a dei consulenti perché non riescono a fare la dichiarazione delle proprie ore di lavoro a causa della complessità dei moduli dell'Inps; questo implica, ovviamente, dei costi di intermediazione paurosi. In sostanza, gli attori sono due: da una parte chi impone la complessità della norma, dall'altra gli utenti, che decidono o no di utilizzare questo tipo di servizio.
L'intervento odierno, in definitiva, completa la riflessione sui problemi di innovazione. Noi siamo abituati, più sportivamente, a considerare esclusivamente la produttività o la qualità del prodotto; invece, come abbiamo visto, la questione è molto più articolata e profonda, e deve portarci a considerare in modo più attento ciò che possiamo prevedere in termini di successo o insuccesso dell'innovazione.

Domanda: Mi pare che uno dei problemi più importanti che le aziende non sono in grado di risolvere al loro interno sia quello della complessità del sistema di dichiarazioni, prima ancora di quello della difficoltà dell'uso delle innovazioni tecnologiche. Le aziende tendono a rivolgersi all'esterno innanzi tutto perché il commercialista ha le competenze, che a loro mancano, relative al contenuto delle dichiarazioni. Questo vantaggio mette il mediatore in grado di avvalersi anche delle innovazioni. Ma per migliorare nel complesso il sistema, a vantaggio delle imprese, il primo passo dovrebbe essere quello di mettere in grado le aziende di fare le proprie dichiarazioni al loro interno, semplificando il sistema o facendo dei corsi per il personale.

Piero Bassetti: Questa osservazione è molto importante. La tecnologia semplifica, ma se si complicano i fini perseguiti, la complicazione rientra dalla finestra, mentre era uscita dalla porta. Questo è verissimo. Ci sono cose, in una società, che solo la pubblica amministrazione può garantire. Per esempio: la sicurezza, la fiducia. La sicurezza non è soltanto quella, importante, di poter passeggiare da sole di notte; la sicurezza è anche quella di poter fare una operazione commerciale nella certezza che non avvengano malversazioni. E insieme alla sicurezza, deve esserci fiducia. Il dott. Schena ha detto, in precedenza, che gli inglesi hanno un registro molto semplice, mentre noi abbiamo i registri più perfetti. Ma la situazione è questa perché noi viviamo in un paese di scarsa fiducia tra noi. Quando c'è la fiducia sulla parola, la firma elettronica non è indispensabile. E' quando manca la fiducia sulla parola che si devono mettere in moto delle macchine infernali, dei sistemi molto complessi, come la nostra firma digitale. Noi abbiamo un sistema di rapporti con l'organizzazione pubblica che è tra i più complicati al mondo, perché siamo un paese che ha poca accountability. Cioè: ti fregano! Questo culto che noi abbiamo del fregare, alla fine frega anche te. Io ho partecipato all'elaborazione dell'informatizzazione di cui abbiamo parlato oggi. Ma tentare di risolvere il problema dalla parte dell'amministrazione anziché dalla parte dei cittadini è sempre sbagliato. Se non ci fossero quelli che pensano alla sottiletta, idea assai raffinata, o che pensano, in generale, ai modi di falsificare i bilanci, entro certi limiti, probabilmente si potrebbero avere dei registri, che sono strumenti di garanzia, decisamente più semplici. Da che parte si rompe questo cerchio, questo circolo vizioso? Questo è il vero dramma, oggi, del Paese. Siamo così perché siamo stati sempre fregati, oppure siamo stati fregati perché ci piace fregare?
La missione della Fondazione Bassetti è la responsabilità dell'innovazione. Come ha detto giustamente il professor Sinatra, quando il Principe introduce un'innovazione, e la introduce di forza, deve porsi il problema della sua responsabilità. Deve chiedersi in che direzione la sua azione cambia la società: verso il meglio o verso il peggio? Questo è il grande argomento su cui dobbiamo riflettere.


by Valentina Porcellana on 30.01.06 at 19:48 | Permalink |