Per spunti, idee e diramazioni
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Perché proprio la forma a dialoghi per questo spazio di pubblicazione?
Perché si potesse parlare di argomenti complessi facendo riferimento
a elementi semplici e di base, potendo anche ripetere cose sapute e risapute,
ma dicendole in un modo inusuale, che ne riveli di nuovo la loro natura profonda.
Uomo Primitivo - no tu spikare bene, kosa è base?
Me - cosa dici?
UP. - spika kosa è base!
Me - ...
UP. - se no capiscare io ti pikkio!
Me - devo anche capire io cosa vuoi sapere. La parola base vuole dire
tante cose.
UP. - una parola tante kose? La klava è klava, grotta è grotta...
Me - e allora cosa vuoi dire tu con base.
UP. - tu sempre sqoti testa e dici a me che manka di base!
Me - intendo dire che spesso non conosci quelle cose senza le quali non puoi
capirne delle altre.
UP. - no capisco, kuarda che ti pikkio!
Me - volevo dire... che se non sai cosa è un fuoco, non potrai capire
una ricetta di cucina.
UP. - kucina?!
Me - volevo dire, non potrai capire come si fa a cuocere la carne.
UP. - kosa è base!
Me - te lo sto spiegando! Lascia giù la clava!
UP. - dì parole semplici!
Me - Bravo Upi, hai detto la cosa giusta! La parola semplice ci può
aiutare. Base è quasi come semplice (anche se non so dove e quando hai
imparato la parola semplice, che è difficilissima). E a volte
per dire le cose semplici bisogna trovare il modo e la situazione giusta, altrimenti
sembra di dire una banalità...
UP. - kosa è bananità
Me - ba-na-li-tà. Volevo dire, che a volte per parlare di cose difficili
conviene parlare di cose che stanno alla base e con parole semplici. Ma così
facendo sembra di dire cose che tutti sanno, e invece è utile parlarne
ancora.
UP. - ... pikkio lo stesso.
BAAM!
Prima fonte di ispirazione per l'invenzione di DiaBloghi...
...sono stati i metaloghi di Gregory Bateson.
Bateson stesso ne dà una definizione pubblicata in Steps to an Ecology
of Mind Chandler Publishing Company, 1972 (tradotto in italiano da G. Longo
e G. Trautteur per Adelphi Edizioni, 1976):
"DEFINIZIONE. Un metalogo è una conversazione su un
argomento problematico. Questa conversazione dovrebbe esser tale da rendere
rilevanti non solo gli interventi dei partecipanti, ma la struttura stessa dello
stesso dibattito..."
Delle conversazioni pubblicate nel libro, continua Bateson, solo alcune posseggono
questa doppia rilevanza.
Ritenendo veramente da virtuosi riuscire a scrivere un metalogo, ho preferito
proporre la scrittura di dialoghi, sperando in segreto che qualcuno di essi
si rivelasse poi un metalogo... senza nulla togliere ai semplici, bellissimi
dialoghi che potranno apparire in DiaBloghi.
Ecco l'inizio di uno degli illuminanti dialoghi di Bateson:
"dei giochi e della serietà."
Figlia - Papà, queste conversazioni sono serie?
Padre - Certo che lo sono.
F. - Non sono una specie di gioco che tu fai con me?
P. - Dio non voglia... sono però una specie di gioco che noi facciamo
insieme.
F. - Allora non sono serie!
P. - E se tu mi dicessi che cosa significano per te "serio" e "gioco"?
F. - Be'... se tu... non lo so.
P. - Se io che cosa?
F. - Cioè... le conversazioni sono serie per me, ma se tu stai solo giocando...
P. - Piano, piano. Guardiamo che cosa c'è di buono e che cosa c'è
di male nel "giocare" e nei "giochi". In primo luogo non
mi interessa - non molto - vincere o perdere. Quando le tue domande mi mettono
con le spalle al muro, allora certo mi sforzo un po' di più per pensare
bene e vedere con chiarezza quello che voglio dire...
...
Ma questa forma di scrittura non è nuova, anzi.
Diciamo che quando si parla di dialoghi di questo genere non si può ignorare
il filosofo che ne fece forma principe: Platone.
Se l'inserimento della figlia tra i personaggi con cui dialogare è chiaramente
riferito a Bateson, per ricordare Platone (e tutti quelli che poi lo hanno seguito)
ho proposto la figura dell'allievo.
Cito, come esempio, un brevissimo scambio tratto dal Teeteto nella
versione a cura di Augusto Guzzo e tradotta da Cordelia Guzzo, edita da Mursia
nel 1985:
Socrate - forse nulla: ma quel che penso te lo dirò.
Quando dici arte del calzolaio, non altro intendi che scienza del fare scarpe?
Teeteto - Null'altro.
S. - E che intendi, quando dici arte del falegname? Non altro che scienza del
fare suppellettili di legno?
T. - No, questo.
S. - Dunque in tutti e due i casi, tu definisci quello di cui ciascuna è
scienza.
T. - Si.
S. - Ma quel che ti domandavo, o Teeteto, non era questo, "di quali cose
si dia scienza" né "Quante siano le scienze": che non
per enumerarle interrogavamo, ma per conoscere scienza, in sé, che mai
sia: o non dico nulla?
T. - Dici giustissimo, invece.
...
Ma allora la forma a dialogo è come scrivere un testo teatrale
o per il cinema?
Non proprio, perché chi scrive per il teatro o per il cinema tiene conto
anche delle possibilità che l'arte dell'attore aggiunge al testo, il
tipo di sonoro, l'ambiente in cui il testo verrà detto... il dialogo
scritto per essere letto, invece, deve contenere tutto il necessario per dipingere
il quadro che il lettore deve immaginare d'avere di fronte a sé.
Ciò lo si può comprendere provando a confrontare il frammento
di dialogo con Leonardo da Vinci nel film Non ci resta che piangere
(Italia, Yarno Cinematografica, Best International Film, 1995), che trascrivo
qui sotto, e l'interpretazione dello stesso pezzo nel film (ma quello
ve lo dovete vedere andando al cinema o affittando una videocassetta).
Saverio (Benigni) sta cercando di spiegare a Leonardo da Vinci cos'è
un treno.
Saverio - ...Ora disegno, disegno peggio di Lei, scusi.
Leonardo - Ma no, ma no...
S - Mi permetto...
L - Prego
S - (disegna) za! E za! Ecco che è bello e fatto il binario...
questi sono i legni, e sopra c'è il treno, tutto di ferro... fumo che
sbuffa, tuf tuf...
L -Treno.
S - Come fa ad andare il treno? Si butta la legna nella caldaia, il calore si
sviluppa; sviluppa energia questo treno
L - E va? Ma allora anche il caminetto va.
S - Bravo! ... No, il caminetto non va!
L - He he!
S - (a Mario) Già, come mai il caminetto non va? ...
Mario (Troisi) - No, perché c'è un meccanismo
diverso...
S - Buttando legna si muove, si muove buttando legna... anche con la corrente,
ma quella è un'altra cosa... (scoraggiato) vabbé, questa
l'abbiamo detta.
Chi ha visto il film ricorderà che in seguito Leonardo riappare alla
guida di un treno a vapore in mezzo ad un campo, rimanendo evidente come quel
treno, senza tutto quel che avrebbe dovuto esserci attorno, non aveva alcun
senso di esistere.
In questo sito, non è nemmeno la prima volta che compaiono dialoghi.
Anche se i dialoganti erano sempre persone in carne ed ossa che comunicavano
in botta e risposta più o meno serrati, su un argomento. Nessun personaggio
inventato e tanti autori quante le voci.
Sono comunque stati considerati dialoghi perché coinvolgevano a scrivere
solo due o tre persone... sempre però con l'intenzione di coinvolgere
i lettori ad intervenire, se non al dialogo, almeno con commenti.
Qui di seguito alcuni dialoghi svolti nel sito della Fondazione G. Bassetti:
Dialogo on line tra Fiorella Operto, Gian Maria Borrello e me (marzo - aprile 2004) su "Post Human: robotica e intelligenza artificiale"; "Scienza e arte, arte e scienza" - si veda anche il post nella sezione "Argomenti" del 20 maggio 2004 "20 passi per un dialogo".
Dialogo on line fra Vincenzo Lungagnani e Vittorio Bertolini (febbraio - marzo 2004) su "OGM, ideologia e interessi" - si veda anche il post nella sezione "Argomenti" del 15 Marzo 2004 dallo stesso titolo.
Dialogo on line tra Vittorio Bertolini e Gilberto Corbellini (luglio 2002), ramo della Rassegna Stampa dedicata all' "Uso improprio del sondaggio, della sua carica deresponsabilizzante e dei possibili correttivi" del 2 luglio 2002.
Dialogo on line tra Giacomo Correale, Gian Maria Borrello, Carlo Penco sulla Responsabilità sociale dell'imprenditore (luglio 2002), ramo dell'omonimo argomento alla pagina degli Argomenti dell'Agosto 2002.
Qui di seguito altri link d'approfondimento.
Per approfondire la conoscenza dell'opera di Gregory Bateson, potete visitare il post a lui dedicato nel mio blog Quel che poi un metal detector, e da lì proseguire per altri link interni ed esterni al sito della Fondazione Bassetti.
Per Platone potete leggervi la scheda di Liber Liber oppure dirigervi al sito filosofico.net dove trovate una panoramica più approfondita e completa dei testi e delle tematiche. Potete anche andare direttamente al testo completo del Teeteto.
Chi vuole avere qualche informazione in più su Non ci resta che
piangere può visitare un sito dedicato al cinema
italiano ambientato nel medioevo (dove trovate anche l'audio di qualche
frammento del film), oppure andare alla pagina dedicata a Giuseppe
Rotunno, che ha curato la fotografia di numerosi film di buona fattura.
Tommaso Correale
Santacroce
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