La Voce Repubblicana del 26 maggio 2005 Il paladino del biologico che non gradisce il biotech di Katia Mammola Efsa, ovvero European food safety authority, punta avanzata di un'Italia che stenta a trovare identità europea nella lunga ombra di una verifica che pare oscurarne plausibilità finanziaria e attendibilità economica. Sede a Parma, riconoscimento indiscusso, autorevolezza insindacabile. Oggi inesorabilmente sotto l'indice accusatore del ministro Alemanno che invoca maggiore severità di controlli, così mettendo, inevitabilmente, in discussione l'Istituzione europea preposta alla tutela della sicurezza alimentare e della salute del cittadino. Inficiarne il ruolo delegittimandone apertamente le prerogative, quali che siano circostanze e motivazioni, non è un buon servizio che il Ministro delle Politiche agrarie rende alla collettività ed alla già provata credibilità del Paese. Non spetta a lui evocare il sospetto -difficilmente sradicabile, in seguito, dal comune sentire- circa l'affidabilità delle indagini che spettano (quelle sì) all'Efsa, minando, irrimediabilmente quanto gratuitamente, la fiducia riposta dal cittadino nei meccanismi di controllo che un governo sopranazionale avalla e che il proprio stesso governo consapevolmente accoglie. Alemanno invoca "ricerche scientifiche realizzate da istituti terzi" che "assicurino che i prodotti ogm destinati alle nostre tavole siano innocui" e fa sapere che i dati forniti dall'Agenzia (sin dall''aprile 2004 e successivamente rivisitati e confermati in un comunicato del 29 ottobre scorso) sono ad oggi incompleti, sollecitando, in ragione di ciò, il voto contrario dell'Italia all'importazione del mais transgenico "Mon 863", sequenza genica coperta dal segreto di proprietà intellettuale. Paladino della nostra salute e del (non controllato) cibo biologico, ecco il Ministro insorgere instancabile contro l'odiato biotech e mettere in dubbio perfino la trasparenza di una istituzione che avevamo salutato come un pregevole riconoscimento. L'attività della quale, peraltro largamente apprezzata dalla nostra comunità scientifica, è espressione di un organismo esso stesso "terzo" per definizione: chi controllerà il controllore nel gioco infinito del rilancio di un principio di precauzione divenuto muro di gomma di interessi non abitati in comune? L'Efsa è deputata alla valutazione del rischio in tema di alimenti destinati all'uomo ed all'allevamento del bestiame sulla base di risultati sperimentalmente acquisiti e di ogni informazione scientifica disponibile. L'autorizzazione dei prodotti compete alla Commissione europea cui è affidata la gestione del rischio. Nel caso del "Mon 863", si era in verità ottemperato alle disposizioni previste dall'Unione europea ai fini della commercializzazione del prodotto nei Paesi membri ed in base alla direttiva 18/2001 era stata indicata la Germania -notoriamente severa nella disamina dei dossier- come paese-rapporteur già nel luglio del 2002 (la direttiva di riferimento era allora la 90/220/CE). Debitamente messa a conoscenza del dossier, l'Efsa aveva espresso parere favorevole non evidenziando profili di nocumento alla salute umana ed all'ambiente, e reso disponibile, nella sua interezza, la documentazione sul mais resistente agli insetti. "L'Agenzia valuterà adesso ogni nuova, eventuale evidenza scientifica ed interverrà conseguentemente con una raccomandazione alla Commissione europea", dichiara il Professor Marco Nuti, membro del Comitato per gli Organismi geneticamente modificati dell'Efsa, aggiungendo: "La polemica in corso getta una cattiva luce sui meccanismi che governano le decisioni in seno al Comitato. Il Ministro Alemanno si attenga, come tutti, alle direttive comunitarie e, prima di mettere in dubbio l'onestà delle deliberazioni, supporti con dati di fatto le proprie affermazioni". I protocolli sperimentali forniti dalla società richiedente sono stati puntigliosamente esaminati e, se nuove informazioni dovessero sopraggiungere, saranno analizzate in tempo reale. Della questione si discuterà in sede plenaria a pochi giorni e l'impeccabilità, garantita dalla rigorosa applicazione di un metodo scientifico, non conoscerà remore applicative. Così conclude Nuti.