La Voce Repubblicana -- 23 novembre 2004 Lobby del biologico e umori della pubblica opinione Coltivazioni ogm e Italia. Fra chi sogna paradisi inesistenti e chi deve decidersi il da farsi Di Marlene Di Costanzo --------------------------------------- Il decreto Alemanno sulla proibizione delle coltivazioni Ogm, all’inizio opportunamente sospeso dal Presidente del Consiglio ma poi, Berlusconi in tutt’altre faccende affaccendato, approvato dal Consiglio dei Ministri, pone un problema di metodologia politica riguardo alle innovazioni biotecnologiche che non può essere risolto semplicemente demonizzando gli oppositori delle stesse nella categoria dell’irrazionalità. Le motivazioni antibiotech non sono riconducibili ad unica matrice: accanto ad un ambientalismo che sogna l’improbabile Arcadia della poesia pastorale cinquecentesca e settecentesca convive un ideologismo anticapitalista che vede nelle multinazionali, non sempre a ragione considerate le protagoniste dell’innovazione tecnologica, la quintessenza del male. D’altra parte ad una lobby del biologico composta da più 5000 aziende nel nostro Paese, esistono gruppi di interessi accademici che facendo leva su un principio di precauzione non ben definito, ne esistono almeno quindi versioni, che più che a fare ricerca paiono indirizzati a fare le pulci a chi fa ricerca. Date queste premesse, l’operatore politico che si cimenti con le biotecnologie e che pur non volendo essere succube degli idola fori di baconiana memoria, ma non ne può prescindere, deve fare i conti con una opinione pubblica che seppure in modo confuso e spesso contradditorio si oppone e agli ogm e ad altre applicazioni biotecnologiche. A questo si deve aggiungere che l’intersezione degli interessi ideologici, economici e scientifici risulta trasversale agli schieramenti politici generando forme di inedite alleanze e commistioni. Può apparire strano, ma fra gli “esperti” del ministro Alemanno risultano alcuni componenti del Consiglio dei diritti genetici che fa riferimento a Mario Capanna. In un volumetto edito recentemente dalla Luiss University Press (Democrazia deliberativa: cos’è) si legge nell’introduzione a cura di Giancarlo Bosetti e Sebastiano Maffettone, si legge: «Il concetto di democrazia deliberativa si basa sull’idea che la legittimazione di un ordinamento dipende dalla capacità dei cittadini di discutere gli affari pubblici e su una visione generale della società che attribuisce perciò grande peso alla loro dotazione di informazioni e argomenti, alla loro partecipazione alla vita politica e alla loro autonomia morale». Non è qui il caso di analizzare i contenuti e le proposte descritte nei vari saggi, quanto di cogliere in essi la difficoltà dei metodi della democrazia rappresentativa ad elaborare decisioni sufficientemente condivise, almeno per chi si riconosce nella maggioranza di governo, di fronte a problematiche che, per la loro complessità e natura come quelle legate alla innovazione biotecnologica, investono trasversalmente il sistema di credenze dei singoli cittadini. Non occorre essere esperti politologi per vedere che un eventuale referendum sulla legge 40, quale ne sia l’esito, è destinato a sparigliare il sistema di alleanze su cui attualmente si reggono sia la Gad che la Cdl. Nell’ottica di rendere più consapevole e motivata l’opinione pubblica, vale la pena di segnalare il progetto di ricerca promosso dalla Regione Lombardia in collaborazione con l'Irer, la Fondazione Bassetti e Observa su “Partecipazione Pubblica e Governance dell'Innovazione: valutazione di procedure per il coinvolgimento dei cittadini”. In pratica si è sperimentato a livello regionale, per la prima volta in Italia e sulla scorta di analoghe esperienze straniere, un modello di decisione partecipativa, utilizzando il caso paradigmatico delle biotecnologie e in particolare il tema degli OGM per quanto riguarda le sperimentazioni in campo aperto, nel quale sono stati coinvolte varie categorie di soggetti, imprenditori, scienziati, policy makers, associazioni di consumatori, associazioni ambientaliste e cittadini, interessati a vario titolo al tema dell'innovazione in campo biotecnologico. Rimandando al sito < www.fondazionebassetti.org/06/argomenti/2004_10.htm#000323> per un esame più esauriente dei risultati della ricerca, in sintesi si può dire che sono state prese in considerazione i vari aspetti delle biotecnologie, dalla libertà di ricerca all’informazione, dal rischio ai risvolti economici. Tuttavia il risultato maggiore è stato che nella fase di formazione di una decisione politica pubblica le indicazioni ottenute dai panel di cittadini e dei vari attori sociali possono avere un peso considerevole; in ogni caso i risultati delle consultazioni possono avere un ruolo importante per migliorare ed eventualmente modificare le normative oggetto di discussione.