Inter - Inter - net
+-------------------------+
| Earth's Internet |
| DTN Region: earth.sol |
| +---+ |
+-----------/ /|--------+
+---+ |
|G/W| +
+----------| 1 |/---------+
| +---+ |
| The "Backbone" |
| DTN Region: ipn.sol |
+---+ +---+ +---+
/ /|------/ /|-------/ /|
+---+ | +---+ | +---+ |
|G/W| + |G/W| + |G/W| +
+----------------| 3 |/ +---| 4 |/-----+ | 2 |/-------------------+
| +---+ | +---+ | +---+ |
| Venus's Internet | | Jupiter's | | Mars's Internet |
| DTN Region | | Internet | | DTN region: |
| venus.sol | | DTN Region | | mars.sol |
+------------------+ | jupiter.sol | +----------------------+
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Figure 2. An Interplanetary Internet of Five IPN Regions
Siamo abituati a dare per acquisita l'esistenza dei sistemi globali di telecomunicazione, senza pensare quanto essi siano complessi e quanto la loro realizzazione abbia a suo tempo rasentato il miracolo.
Siamo ad esempio abituati al fatto che i nostri telefoni (fisso e mobile) sono connessi a miliardi di apparecchi analoghi in tutto il mondo e che possiamo parlare con numeri di Vladivostok o di Castelseprio con la stessa facilità. Ovviamente la rete telefonica è una sola, in quanto deve collegare tutti gli apparecchi esistenti tramite un sistema di numerazione mondiale.
Analogamente quindi anche Internet è un'unica rete, nata per collegare tutte le reti di computer esistenti attraverso un sistema universale di indirizzi (indirizzi IP) e diffusa in tutti i sei continenti attraverso circuiti in fibra, in rame e satellitari.
Oggi l'esplorazione spaziale rende necessario collegarsi alla rete anche da luoghi situati oltre i confini del nostro pianeta, ad esempio la stazione spaziale internazionale (che da Ottobre 2000 è divenuto il primo corpo spaziale permanentemente abitato dall'uomo), oppure gli shuttle in missione, o ancora Marte (per i robot esploratori).
Come sarà gestito in futuro questo tipo di collegamenti?
Estenderemo l'Internet terrestre per farla divenire solare (e poi extrasolare), come già accade per la posta elettronica degli astronauti?
Oppure creeremo una nuova Internet su ciascun pianeta raggiunto? In questo caso, dovranno le Internet di ciascun pianeta essere uguali? E come comunicheranno tra loro da un pianeta all'altro?
A queste domande comincia a dare le prime risposte il progetto della Internet interplanetaria, avviato dall'Internet Society sotto la spinta dell'inventore dei protocolli di Internet, Vint Cerf.
Dal primo annuncio del progetto, che fu dato dallo stesso Cerf nella sua prolusione alla conferenza mondiale di Ginevra nel 1998, all'attuale programma di una prima dorsale Terra-Marte nel 2008, un grande lavoro di progettazione ha visto impegnati il Jet Propulsion Laboratory, la NASA ed alcune università californiane attraverso una struttura di gestione presso la Internet Society.
La futura rete, chiamata IPN (o anche InterPlaNet) ovvero InterPlanetary Network, dovrà consentire l'interoperabilità tra la Internet terrestre e le reti, anche diverse, operanti su altri pianeti o su navi spaziali in transito.
Ovviamente i protocolli già noti dotranno essere riusati il più possibile; tuttavia occorre tenere conto di alcune importanti differenze fisiche che derivano dalle distanze interplanetarie.
Sulla superficie della terra la velocità della luce non costituisce un limite (un giro del pianeta si fa in un decimo di secondo, un dialogo tramite satellite geostazionario avviene in mezzo secondo). Nello spazio la luce impiega da minuti a giorni a viaggiare, quindi occorre inventare un'architettura di rete adatta per ritardi elevati e variabili (Delay Tolerant Network.
Inoltre sulla Terra la rete è sempre connessa e, per sfruttare al massimo le linee, i messaggi vengono spezzettati in pacchetti che viaggiano indipendentemente tra loro sino a destinazione (commutazione di pacchetto).
La IPN invece, oltre alle connessioni persistenti, dovrà supportare connessioni intermittenti (programmate, occasionali o su appuntamento) e quindi trasmetterà nei momenti di contatto blocchi di messaggi con le relative informazioni necessarie ad interpretarli (commutazione di messaggio a blocchi).
Da noi la memoria a lungo termine risiede negli elaboratori e la rete è composta da circuiti sostanzialmente privi di memoria; nello spazio invece la rete dovrà avere memoria in tutti i punti di contatto a lunga distanza per conservare i messaggi fino al momento dell'invio.
Altre differenze saranno i supporti trasmissivi (niente cavi ma solo radio e segnali luminosi) e la presenza di nuovi protocolli non interattivi (non chatty, ovvero non chiacchieroni) per sostituire ad esempio quelli in uso per lo scambio di mail o per il trasferimento di file (i quali presuppongono un collegamento tra origine e destinazione prima della trasmissione effettiva dei dati).
Un altro importante lavoro è stato realizzato in decenni di collaborazione internazionale nell'ambito del CCSDS (Consultative Committee for Space Data Systems), un consorzio di agenzie spaziali e di industrie, che ha definito gli standard di interoperabilità dei sistemi software in uso nello spazio e tra questi la prima struttura di trasporto del protocollo IP.
Ci si attendono infine ricadute per alcune applicazioni estreme anche sulla terra, ad esempio alcune tribù lapponi non sono raggiungibili né dai telefoni fissi, né dai telefoni cellulari, né dai satelliti e comunicano col mondo tramite corrieri su motoslitta: i protocolli intermittenti della IPN potrebbero in futuro consentire loro l'accesso alla posta elettronica ...
Per ultimo ricordiamo che è stato già definito il sistema di indirizzamento interplanetario, simile all'attuale sistema di nomi di dominio: avremo a destra dell'indirizzo il nome del sistema stellare (ad es. .sol per il sistema solare), preceduto dalla regione (ad es. .mars per Marte), preceduto ancora dal nome di dominio (o da altri indicativi per pianeti o satelliti che potrebbero non avere reti di tipo Internet).
Quindi in futuro ci rivedremo su questo sito all'indirizzo interplanetario www.fondazionebassetti.org.earth.sol.
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