Hard o soft?
Dove finisce lo hardware e dove comincia il software?
Un recente episodio che ha coinvolto un produttore di elettroniche (il taiwanese LG) ed un produttore di sistemi Linux (Mandrake) ripropone la domanda in nuovi termini, mettendo in dubbio l'assioma che un difetto del software non può danneggiare fisicamente lo hardware.
Numerosi tecnici ed utenti che hanno installato l'ultima versione della distribuzione Linux prodotta da Mandrake su PC dotati della comunissima unità lettore CD-ROM della LG hanno avuto una brutta sorpresa. Dopo l'installazione il lettore CD smetteva di funzionare ed era impossibile anche reinstallare sulla macchina altri sistemi o precedenti, innocue, versioni di Mandrake.
Il problema è stato identificato (errore di interpretazione delle specifiche hardware da parte di LG e mancato test esaustivo da parte di Mandrake) ed è stato risolto dalla LG.
Ma milioni di utenti nel mondo si sono posti dei dubbi sull'idea che sullo stesso hardware possa girare senza danni qualsiasi tipo di software.
Questa idea è talmente radicata in tutti noi, che sappiamo che l'azione estrema da fare in caso di guasto software è riavviare il sistema, magari staccando la spina. Così facendo ci affidiamo al fatto che lo hardware riparte sempre e ricarica il software da uno stato iniziale, noto e funzionante.
Adesso forse neanche questa operazione è più raccomandabile.
Chiunque si avvicini per la prima volta ai concetti dell'informatica, subisce come prima lezione la definizione di hardware e software.
Hardware (in inglese ferramenta) è la parte fisica dell'eleboratore (quella fatta di metalli, silicio, materie plastiche, vetro, ceramica), contenente le parti elettroniche e quelle meccaniche. Esso occupa un volume fisico dello spazio e possiede una massa.
Software (termine antinomico calcato sull'altro) è invece la parte logica dell'elaboratore, consistente in istruzioni, organizzate in programmi, per lo spostamento o la trasformazione dei dati.
Durante il funzionamento di un elaboratore, è il software che determina la presenza nei circuiti di specifici valori elettrici (associati alle cifre binarie 0 e 1).
Lo stesso hardware può eseguire un numero pressoché infinitamente vario di elaborazioni diverse, a seconda di quale programma software lo controlla di volta in volta.
Il software quindi è transeunte (rispetto allo hardware che è permanente). Esso ha un tipo di consistenza fisica solo quando viene registrato (per conservarlo o per trasferirlo da un sistema all'altro), sotto forma di variazione di livelli magnetici o di modifica delle proprietà ottiche di un supporto di memoria (disco, CD, ...). Quindi il software è pura informazione in alfabeto binario e non può essere tangibile.
Detto questo, dovremmo essere in grado di distijnguere un pezzo di hardware quando lo vediamo e di immaginare dove sta il software quando interagiamo con un elaboratore.
Purtroppo la realtà è sempre più complessa, ed i confini tra hard e soft non sono più così chiari, come dimostra il caso LG - Mandrake ...
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