30.11.05 |
Ottavio Missoni: un cinquantennio di vita a zig-zag | |
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Tanto per iniziare devo dire che non ho nessuna parentela né con il mondo dell'industria né con quello della moda, nel senso che non ho fatto studi specifici, anzi, per la verità io di studi non ne ho fatto nessuno! E' vero! Anche perché mia mamma a scuola non mi mandava, perché lei era convinta che a svegliarmi così presto alla mattina sarei diventato nervoso. Mia mamma mi lasciava dormire, è vero, però - da sveglio - sono arrivato alle Olimpiadi di Londra! Gran parte della mia giovinezza l'ho dedicata allo sport: da ragazzo ero svelto a correre. Chi arrivava primo? Arrivavo sempre io! A 16 anni, nel 1937, all'Arena di Milano io ho battuto gli Americani facendo un tempo di 48 secondi e 8 decimi sui 400 metri piani: non si può parlare di primato, ma si può dire che ancora oggi è la migliore prestazione italiana per un sedicenne. Io torno in Italia alla fine del 1946. Il nostro campo era il 305 ed era il campo dei co-belligeranti e fu l'ultimo ad essere smobilitato. La guerra era già finita da tempo, ma all'epoca non c'erano le crociere Costa, man mano gli inglesi ci imbarcavano dall'Australia, dal Sudafrica, dall'India. A noi per ultimi. Tornato in Italia nel settembre del 1946 ripresi piano piano l'attività sportiva e sorprendentemente dopo 5 anni di inattività agonistica nel 1948 ero finalista all'olimpiadi di Londra nella 400 metri ad ostacoli. Poi mi sono improvvisato - e si fa per dire - notissimo stilista del mondo della moda! Ma torniamo alla maglia: tutto nasce a Trieste con un incontro puramente casuale con una macchina di maglieria. Ho un amico che si chiama Giorgio Oberweger, il nostro commissario tecnico, che aveva a Trieste una mamma e una zia e proprio questa zia aveva una macchina da maglieria. Io ho visto questa macchina a mano che mi ha affascinato e abbiamo comprato un'altro paio di macchine da maglieria e abbiamo fatto società con Giorgio. Eravamo due presidenti e la zia, ma il problema era: chi lavorava? Allora abbiamo assunto suo cugino per farlo lavorare. A Londra ho conosciuto la mia attuale sposa, la Rosita, che aveva 16 anni. Mi ha visto correre la finale e ci siamo sposati nel 1953. Nel 1953 nasce quella che tuttora è la nostra attività e dico "nostra" perché anche in seguito si parlerà sempre de "I Missoni". L'arte del tessere è antichissima e sono sempre stato affascinato da queste arti primitive e popolari. E a questo proposito vi racconto un piccola storiella: una volta ero a Venezia con un gruppo di architetti e c'era anche Marco Zanuso che mi passa una penna perché dovevo prendere degli appunti e io riconosco che questa penna era disegnata da lui e gli faccio i complimenti. E lui mi dice "Guarda, questa penna l'ho disegnata vent'anni fa e me l'hanno copiata tutti". E io gli ho riposto: "Ma lo dici a me che è da tremila anni che sulla fascia delle Ande mi copiano!". All'inizio eravamo diventati famosi per le righe e con le righe abbiamo fatto tutte le acrobazie possibili: la verità è che in quel periodo avevamo delle macchine molto semplici che potevano fare solo righe, poi naturalmente le righe potevano essere verticali, orizzontali, abbiamo tirato anche la riga in diagonale. Poi avevamo delle macchine che potevano fare lo zig-zag, allora siamo stati quelli dello zig-zag, poi ci sono state macchine che potevano fare contemporaneamente righe orizzontali e verticali e così abbiamo fatto lo scozzese. Abbiamo iniziato nel 1953, ora siamo nel 2005, è una storia abbastanza lunga che io amo definire un "cinquantenario di vita a zig-zag". |
29.11.05 |
Introduzione al corso, presentazione della FGB e della sua mission a cura di Piero Bassetti |
Sono particolarmente contento di essere qui in rappresentanza della Fondazione Bassetti, poiché la Fondazione Giannino Bassetti si pone come mission la sensibilizzazione degli imprenditori e di chi prosegue la loro opera nelle generazioni a seguire. All'articolo 2 dello Statuto della Fondazione infatti si legge: "La Fondazione ha per scopo lo studio dell'innovazione nell'attività imprenditoriale, con particolare attenzione all'influenza dei nuovi modi di produrre sulle condizioni sociali ed economiche, etiche e politiche della convivenza umana". Inoltre, la Fondazione si rivolge anche a comunicatori, ed enti culturali e di ricerca e policy-makers, sensibilizzarli rispetto ai temi dell'innovazione e della sua responsabilità, e per incentivare una politica culturale dell'innovazione responsabile. Se c'è un problema riconosciuto del nostro Paese oggi è quello dell'innovazione. La FGB ha cominciato a occuparsi di innovazione dieci anni fa, quando nessuno la tematizzava. Partendo dalla volontà di un imprenditore dell'alto milanese, mio zio Giannino, la cui biografia è in bibliografia d'esame, in un momento in cui non c'era questa sensibilità. Partendo dal testamento morale di Giannino Bassetti, noi tematizziamo non solo la creatività nell'innovazione, ma anche e soprattutto la dimensione della sua responsabilità. Ora la vostra Università, fondata nel 1991, è l'emblema vivente della sua connessione con i distretti industriali dell'Alto Milanese e del Varesotto: la sede occupa l'antico cotonificio Cantoni (proprietà del gruppo Montedison) combinando memoria storica e archeologia industriale. Riteniamo che l'Università sia un luogo adatto per affrontare questi temi, in particolare nel contesto di Castellanza, la cui popolazione universitaria è in stretto contatto con l'imprenditorialità locale. Castellanza è storicamente legata a una presenza industriale diffusa e massiccia, non sempre esempio di responsabilità nell'innovazione, né di uno sforzo creativo che favorisse l'innovazione poiesis intensive su quella science intensive (su questi due termini mi soffermerò a lungo oggi). Per anticipare un esempio, a Castellanza si colloca già negli anni Venti la Chimica Ligure, con la sua produzione di acido solforico, acido cianidrico e bachelite, poi la Montecatini e, a partire dal 1952, un primo piccolo gruppo di ricerca che produce le prime resine poliestere d'Europa, con cui si facevano le carenature della Lambretta, le barche, pezzi di case prefabbricate, poi le prime Roulottes. Si tratta di una produzione sicuramente innovativa ma certo senza riflessione sugli aspetti di responsabilità, in primis rispetto alla salute degli operai, che infatti a partire dagli anni Cinquanta e fino agli smantellamenti della Montedison negli anni Ottanta organizzano Gruppi di studio, scioperi, Consigli di Fabbrica, pubblicazioni e ricerche di medicina del lavoro (la rivista Sapere, Medicina Democratica, arrivando anche a interessarsi di documentare il vicino caso di Seveso). Castellanza è stata a lungo associata, negli anni, a questo conflitto sociale, che sfocia nei primi anni Settanta nella bonifica della fabbrica Montedison e nell'incappucciamento dei suoi camini che non inquinano più il territorio. Di contro a questo tipo di vicende dividenti, il connubio tra noi e la LIUC deriva dalla preoccupazione di questa Università di valorizzare la funzione imprenditoriale innovativa, in special modo della piccola e media impresa che sia capace di mantenere il territorio vitale e vivibile. Sia alla FGB che alla LIUC preme di far comprendere ai giovani imprenditori e agli eredi delle piccole e medie imprese locali il valore della funzione imprenditoriale innovativa e responsabile, e responsabile grazie anche al fatto di essere creativa, perché non la abbandonino a favore di altre forme di investimento meno sostenibile e più lontano dal territorio. Come FGB noi crediamo nell'innovazione e nel fatto che la funzione innovativa venga esercitata responsabilmente. Per questo investiamo sulla sensibilizzazione all'innovazione come valore.
Su questo tema la Fondazione Bassetti ha molto lavorato. E la conclusione a cui siamo giunti è che la più corretta definizione di innovazione è la realizzazione dell'improbabile. L'innovazione è cioè quell'accadimento nel quale un fatto improbabile viene reso reale dall'incontro di un nuovo sapere con un potere capace di realizzarlo. L'innovazione è allo stesso tempo rischio e opportunità, qualcosa che cambia il mondo che ci circonda, ma lo cambia in direzioni intrinsecamente imprevedibili. E l'imprevedibile può realizzarsi sia sul piano politico-sociale (nuove istituzioni, nuovi modalità di relazioni, di produzione, di guerra, nuovi poteri), sia su quello tecnico-economico (nuovi materiali, nuove energie, nuovi strumenti, nuove categorie di beni), sia su quello estetico culturale (nuovi stili, mode, gusti, atteggiamenti). Un aspetto importante dell'innovazione per come la intendiamo noi è il fatto che essa è distinta dalla scoperta e dall'invenzione. L'innovazione non è solo legata ai risultati della ricerca scientifica, ma anche alla creatività estetica e pratica e alla capacità di combinare, in modo nuovo e accettato dal mercato, elementi in larga parte già esistenti, ma incrementati nei contenuti di funzionalità ed estetica. In altre parole, l'innovazione non è solo scienza ma anche creatività, non solo nanotecnologia, OGM o microchips ma anche minigonne, piumoni, capi colorati. La creatività è un nuovo modo di comporre i gusti, le leggi del piacere e del gradimento. Purtroppo questa dote non viene apprezzata e valorizzata nel sapere diffuso, che preferisce il sapere dei premi Nobel, e rispetta di più uno scienziato di un imprenditore innovativo. In questo corso vi presenteremo persone in carne ed ossa che porteranno la loro testimonianza di imprenditori innovativi, da Missoni, che ha inventato la fusione dei colori nei capi di vestiario, a Gismondi le cui lampade sono un incrocio di gusto e tecnologia, a imprenditori che eccellono nella cosiddetta creatività strumentale (Messina, Pedrollo), sapendo incrociare efficienza, economicità, funzionalità e sostenibilità. Con Fastweb poi vedremo in atto un nuovo modo di porre i rapporti comunitari attraverso la cablatura delle città. Questo tipo di innovazione si sviluppa, più spesso che non, al di fuori di procedure ad alta intensità di scienza e capitale (science and capital intensive) e fa invece riferimento a caratteristiche individuali quali l'intuito, il gusto, la forza personale di trascinamento e di persuasione dell'imprenditore coinvolto (poiesis intensive). Là dove l'innovazione agisce non solo a livello materiale ed economico ma anche, anzi più, sulla percezione della realtà, allora si può parlare di innovazione poiesis intensive, o poiesis driven. Dunque, un apporto innovativo non è solo quello, per esempio, dei fisici quantisti, dei nanotecnologi o degli inventori di espedienti tecnologici, ma è anche il sapere di un designer che introduce elementi di estetica in prodotti che altrimenti ne sarebbero stati privi; cioè di tutto quel mondo della creazione poietica (dal verbo greco da cui deriva poesia) nel quale, appunto, l'aggiunta di un nuovo contenuto poietico si rivela fonte di innovazione. Una innovazione della quale, del resto, vive gran parte del Made in Italy. Se io chiedessi a voi: secondo voi l'impresa è responsabile dell'evoluzione del mondo? Quale risposta dareste? A differenza della scoperta, che è "disvelamento", "rinvenimento", l'innovazione è sempre un "accadimento": chi innova "fa accadere", fa succedere dei fatti, e i fatti mutano la realtà. La portata dell'innovazione si misura quindi per la sua diffusione nella società e il suo impatto con la vita quotidiana, implicando quindi la responsabilità dell'operato. Ogni qualvolta una nuova conoscenza, sia essa una formula scientifica o pittorica, si incontra con la sua realizzazione, cioè la sua incarnazione nella storia, allora lì c'è una innovazione. C'è, cioè, un cambiamento della storia frutto dell'uso congiunto della conoscenza e del potere di inverarla. Non c'è infatti crescita di innovazione quando c'è solo una scoperta. Tra la conoscenza pura e l'innovazione c'è sempre di mezzo il rapporto con il potere. In altri termini perché gli uomini possano di più, non basta che sappiano di più. In altri termini, quando si parla di innovazioni produttive, siano esse industriali, commerciali, di servizi, ciò che alla fine conta e decide è il capitale. Solo con qualcuno che ha il potere e cioè i soldi, una nuova scoperta, o anche solo una nuova tecnologia, possono essere inverate. Se, come dicevamo, l'innovazione, intesa nel suo preciso significato, è qualcosa che si ha solo quando all'accrescimento di sapere si aggiunge e si combina una aggiunta di tecnologia e del potere attuativo proprio del capitale, o del potere politico, allora diventa chiaro che i meriti, ma anche le responsabilità, non sono tanto dei ricercatori quanto dell'imprenditore o del politico, cioè di coloro che concretamente dispongono la combinazione dei fattori coinvolti e che dovrebbero sapere quello che stanno facendo con le relative conseguenze. Dovremmo quindi ripensare l'innovazione come esercizio di responsabilità che fa dell'imprenditore un soggetto storico e politico. Con questo corso ci si propone di sviluppare in voi giovani che vi accingete ad assumere un ruolo di futura classe dirigente nell'industria, nei servizi e nelle libere professioni, una nuova consapevolezza della propria responsabilità di imprenditori-innovatori, anche come irripetibile opportunità per sviluppare le vostre idee e la vostra personalità, incidendo sulla realtà che vi circonda. Chiediamoci quindi: chi indirizza l'innovazione? Chi la gestisce? Chi ne ha la responsabilità? Abbiamo detto che l'innovazione è realizzazione dell'improbabile, dunque sapere ex ante quali saranno le conseguenze delle scelte fatte è spesso tutt'altro che facile: dove c'è l'improbabile lì c'è sempre incertezza e quindi rischio. E poche cose sono più difficili da finalizzare e gestire, del rischio. La responsabilità dei nuovi accadimenti non può essere attribuita al Mercato, che non è in grado di esercitare un controllo politicamente responsabile, ma non mi sentirei ancora di dire che è stata attribuita ufficialmente ai manager. Infatti ai manager viene invece chiesto di operare all'interno di un calcolo dentro il quale la responsabilità, in un certo senso, sparisce. Noi oggi chiediamo che nella nostra civiltà la mediazione storico-culturale sia fatta dai manager e questo, secondo me, è un fatto importante, perché fino a poco tempo fa era fatta dai Principi. Ciò significa che la responsabilità del fare accadere le trasformazioni - che non è solo affidata ai geni, ma è affidata soprattutto al nostro libero arbitrio - oggi è affidata ai manager. E di questo, secondo me, i manager non sono sempre consapevoli. D'altro canto l'opinione diffusa in materia va anche più in là: per il grande pubblico e sopratutto fra i politici, è radicata la convinzione che non sia affatto bene che tra i compiti e le responsabilità dell'impresa si includa la partecipazione nel definire le direzioni evolutive di una determinata società, ritenendosi tale compito di competenza delle istituzioni politiche. In definitiva, abbiamo costruito un sistema quasi perfetto di de-responsabilizzazione. Non si è avuto il coraggio di teorizzare che il concetto di responsabilità - concetto che le società come modo di organizzazione del potere avevano sempre rivendicato - è stato sostanzialmente abolito. Noi ci siamo infatti abituati a vivere in un mondo di soggetti economici e istituzionali tra i quali sono state portate avanti con successo due operazioni culturali fortemente riduzioniste in termini di responsabilità e che hanno prodotto questi importanti risultati: Il sistema ha creato un filtro di irresponsabilità. Si dice abitualmente che è il Mercato a essere responsabile, perché è sul Mercato che si misura il consenso rispetto a un'innovazione. Come muoversi dunque concretamente? Chiedere all'impresa comportamenti più in linea con le preoccupazioni che ci stanno a cuore è possibile solo alla precisa condizione che non si pensi di staccarla dal contesto delle sue possibilità e convenienze. L'impresa non può, infatti, prescindere dall'ambito del perseguimento di un profitto. Il mercato non potrà mai mutare i suoi meccanismi e veder mutare i calcoli di chi in esso opera domandando, senza che nello stesso tempo mutino comportamenti e calcolo di chi in esso opera offrendo. Né può un'impresa, grande o piccola che sia, diventare parte organica di un mondo che si avvia a diventare diverso - che va, cioè, verso un evoluzione compatibile con l'etica della sopravvivenza - senza, in pari tempo, modificare il proprio sistema di motivazioni, il proprio modo di rapportarsi con quelle degli altri, l'intero sistema di rapporti che la legano ai soggetti con i quali vuole essere collegata, appunto organicamente. Almeno tre sono le grandi famiglie di operatori - i sottosistemi - i cui comportamenti, sotto la sfida planetaria, dovranno mutare, e mutare in stretto rapporto fra loro: insieme ai consumatori e ai produttori, i governanti. Certo un'innovazione, così assunta, postula consapevolezze e responsabilità alquanto diverse da quelle tradizionalmente presenti nella diffusa cultura d'impresa. Chi gestisce l'impresa è chiamato a prendere coscienza della duplicità nella quale, già oggi, è immersa l'impresa innovativa. Una duplicità che spesso essa non sfrutta. Questa duplicità le consente potenzialmente di essere sia soggetto economico, nei confronti del mercato, sia soggetto politico. L'impresa esercita un potere politico ogni volta che opera nel campo dell'innovazione, anziché limitarsi a combinare fattori produttivi secondo le regole economiche di un calcolo di mercato staticamente inteso.
Ne deriva che anche sul terreno delle soluzioni innovative, e delle relative dinamiche, mercato e policy makers dovranno essere organicamente coinvolti se vogliamo che la sfida della responsabilità dell'innovazione possa essere raccolta. Una impresa più adatta a innovare e a farlo con consapevolezza e responsabilità ha più capacità e probabilità di scegliere di fare la sua parte politica nella società, nella convinzione che le conviene; perché non crede di truffare gli azionisti o gli altri suoi stake holders se affida la sue decisioni innovative a una persona o un gruppo direttivo capace di concepire l'impresa come un soggetto responsabile e non più come un meccanismo alienato; che non coltiva propensioni ecologiche solo nella vita privata dei suoi manager ritenendosi invece autorizzata a inquinare quando imposta un piano di produzione; che cerca invece di essere ecologicamente responsabile per guadagnare di più. E' ovvio che l'assunzione di responsabilità non può limitarsi alla sola impresa. Ma se riguarderà anche altri soggetti li riguarderà in modo assai diverso: c'è nell'innovazione, per l'impresa innovativa, un ruolo specifico che la deve configurare in un modo nuovo. Ma soprattutto questa nuova impresa avrà saputo coniugare, al suo interno, il calcolo della convenienza aziendale con le dinamiche in cui è immersa. Avrà cioè saputo accettare la sfida a modificare, nel concreto, il suo quadro informativo e culturale, sviluppando un'attenzione prima non richiesta su temi che, proprio per essere legati al mutamento, fatalmente incroceranno le grandi dinamiche delle trasformazioni globali, intervenendo a livello locale.
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27.11.05 |
L'innovazione creativa di Ottavio Missoni |
Nuove dimensioni e nuovi rapporti di colore nell'uso delle tradizionali macchine da maglieria. Questa è l'innovazione creativa di Ottavio e Rosita Missoni, un nuovo modo di comporre le leggi del gradimento.
OTTAVIO MISSONI 1921 1937 1939 1942 1946 1947 1948 1950 1953 1958 1960 1966 1967 1969 1970 1972 1973 Il "Patchwork Missoni" si trova da quest'anno al Metropolitan Museum of Art di New York. Altri "Missoni" si trovano al Museum of Fine Arts di Dallas e al Museum of Costume di Bath in Inghilterra. 1974 1975 In settembre Renato Cardazzo rende omaggio al lavoro di Missoni allestendogli a Venezia una mostra personale alla Galleria d'Arte "Il Naviglio" in cui espone i suoi tessuti come quadri. Guido Ballo presenta il catalogo con il titolo "Missoni e la macchina mago". 1976 1977 1978 1979 Il Comune di Milano conferisce a Ottavio Missoni la "Medaglia d'oro" di Benemerenza Civica per il contributo al prestigio di Milano con la seguente motivazione: "Nella prima giovinezza campione sportivo di chiara fama, rappresentante italiano alle Olimpiadi di Londra e campione del mondo studentesco, si è poi intensamente dedicato al settore della moda in particolare nel campo della maglieria elevata a valore d'arte creando, con la collaborazione della moglie Rosita, una linea assolutamente originale e improntata ad alta qualità stilistica, contribuendo al prestigio di Milano in questo settore tramite una produzione ormai tenuta in grande considerazione nei più importanti mercati d'Europa e d'America". 1981 In giugno i Missoni sono invitati alla "31st International Design Conference" di Aspen, in Colorado. Per l'occasione una mostra di arazzi viene allestita all'"Aspen Center for the Visual Arts". In seguito mostre di arazzi vengono allestite a Parigi, Monaco, Stoccolma, Trieste, San Francisco e Tokyo. 1983 1988 In maggio il Presidente della Repubblica Italiana conferisce a Ottavio l'onorificenza di 'Commendatore al Merito della Repubblica Italiana'. In settembre si inaugura la mostra di arazzi 'L'emozione della materia' al Museo delle arti applicate di Zagabria. 1989 1990 In novembre a New York i Missoni ricevono durante l'edizione del 'Gala Italia' uno 'Special Lifetime Achievement Award' "per i molti e grandi successi riportati in campo internazionale per il miglioramento dell'immagine e del prestigio dell'Italia e della Moda". 1991 1992 Il 10 settembre a Los Angeles, I.Magnin conferisce a Ottavio e Rosita Missoni una "Star on the Designer Walk of Fame" in riconoscimento al loro impegno creativo e contributo nel mondo della moda. 1993 1994 1995 In dicembre la Japanese Nagoya Fashion Association mette in scena una riedizione della 'Missonologia' al Nagoya City Museum. 1996 1997 In dicembre a Seattle, in occasione dei venticinque anni di collaborazione tra Missoni e Nordstrom, viene allestita una mostra retrospettiva che presenta l'evoluzione del 'look' Missoni in quarant'anni di moda 1999 2002 2003 In maggio Missoni è l'ospite d'onore al Life Ball di Vienna, uno tra i più importanti eventi benefici d'Europa a favore di AIDS Life. Qui presenta in anteprima la sfilata retrospettiva. Il debutto ufficiale è però a Milano durante la settimana della moda di ottobre, con un finale a sorpresa: cala un un enorme sipario e appaiono i dipendenti dell'azienda in veste di "Angeli" mentre applaudono commossi la famiglia Missoni. Suzy Menkes in un articolo sull'International Herald Tribune commenta: "I benamati Missoni sono come la moda italiana vorrebbe vedere se stessa: una grande felice famiglia di pratici maghi". In luglio durante la manifestazione "Donna sotto le stelle" Ottavio e Rosita ricevono a Roma il "Premio alla Carriera" dal Presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana, Cav. Mario Boselli. Da settembre il Mode Museum di Anversa (MOMU) dedica per sette mesi il lounge d'ingresso a Missoni con un'installazione che comprende gigantografie di tessuti, illustrazioni, foto e proiezioni video della maison In ottobre durante la settimana della moda a Milano il Comune di Milano conferisce a Ottavio e Rosita "l'Ambrogino" d'oro "quale segno di vivo apprezzamento, amicizia e simpatia di Milano e dei milanesi". In novembre la sfilata retrospettiva è presentata a Tokyo presso lo Yoyogi Stadium e a Londra al prestigioso Victoria and Albert Museum. Per l'occasione il V&A allestisce per 9 mesi una retrospettiva dedicata a Missoni. 2004 2005 |
25.11.05 |
Presentazione e programma del modulo |
Innovazione e Creatività Nel contesto istituzionale dell'insegnamento di Strategia e Politiche Aziendali del 2° anno del Corso di Laurea Magistrale (specialistica) in Economia Aziendale dell'Università Carlo Cattaneo-LIUC è stato richiesto alla Fondazione Giannino Bassetti di gestire, sulla base delle proprie competenze, la docenza del modulo "Innovazione e creatività" di 18 ore (6 sezioni di tre ore), per il curriculum in Marketing. Cinque di queste sezioni saranno aperte ai frequentanti del modulo "Innovazione e Imprenditorialità". Il ruolo istituzionale della Fondazione Giannino Bassetti La Fondazione Giannino Bassetti si pone come mission la sensibilizzazione di imprenditori, comunicatori ed enti culturali e di ricerca ai temi dell'innovazione e della sua responsabilità, per incentivare una politica culturale dell'innovazione responsabile. Con questa esperienza di didattica innovativa la Fondazione Bassetti si mette al servizio di un ente di formazione come la LIUC, nel proprio ruolo di matrice di sapere formativo oltre che di ispiratrice e osservatorio di ricerche e sensibilità diffuse sull'innovazione e sulla sua responsabilità. Ne deriva anche un'occasione di riflessione organica sull'essenza del pensiero della FGB e della sua mission. Tra i primi aspetti della responsabilità verso un fenomeno storico come quello della innovazione vi sono quelli di La FGB ritiene che l'Università sia un luogo adatto per portare questa problematica, poiché i giovani ne sono i destinatari naturali, e lavora perché sia affrontata da attori effettivamente impegnati sul campo. In particolare è interessata a condurre questa verifica nel particolare contesto di Castellanza, storicamente legato alla presenza industriale, con una popolazione scolastica legata da un rapporto sociologico stretto con l'imprenditorialità locale.
L'intento del Corso è quello di sviscerare meglio di quanto non facciano i mass media cosa vuol dire "innovazione": per esempio l'innovazione non è solo quella strettamente legata ai risultati della ricerca scientifica ma è anche legata alla creatività estetica e pratica e alla capacità di combinare in modo nuovo, e accettato dal mercato, elementi in larga parte già esistenti ma incrementati nei contenuti di funzionalità ed estetica. Tra i temi specificamente trattati ci saranno i concetti di innovazione e imprenditorialità; il vero significato del concetto di innovazione e la sua tipologia; le implicazioni dell'innovazione poiesis intensive; la responsabilità storica dell'innovazione di contro a quello, più conosciuto, della formalizzazione di un bilancio sociale ovvero dell'etica d'impresa.
Secondo la metodologia dei casi, verranno privilegiate le testimonianze di imprenditori innovativi che hanno creato occasioni di successo anche in ambienti low-tech. L'obiettivo è quello di offrire un ventaglio di testimonianze diverse su come realmente si è fatta innovazione, a partire dai problemi contestuali e dal quadro motivazionale dell'imprenditore, di volta in volta approfondendo le problematiche tecniche relative a ciascun quadro aziendale.
Le lezioni si terranno tra fine novembre e fine gennaio, il lunedì mattina dalle 10.00 alle 13.00 in aula C112 secondo il seguente calendario: 28 novembre 2005 5 dicembre 2005 12 dicembre 2005 19 dicembre 2005 9 gennaio 2006 16 gennaio 2006 Gli incontri saranno introdotti e moderati da rappresentanti della Fondazione Bassetti (Piero Bassetti, Massimiano Bucchi, Cristina Grasseni, Valentina Porcellana) in sinergia con alcuni docenti interni della LIUC: (Alessandro Sinatra, Fernando Alberti, Alberto Poli, Salvatore Sciascia). Materiale di lettura e uso del sito FGB: www.fondazionebassetti.org Il materiale didattico includerà, oltre a rassegne stampa ad-hoc di preparazione di ciascun incontro che verranno circolate in classe e sul sito web della FGB (in questo blog), come materiale di riferimento la biografia esemplare di un imprenditore-innovatore: Una parte importante del confronto con i "testimoni" prescelti sarà costituita dalla riflessione post-evento (follow-up), condotta in prima persona dagli studenti del corso, con modalità telematiche apposite (call for comments) attivate sul sito della Fondazione Bassetti. |